Per le multinazionali diventa più difficile abusare delle leggi europee e trovare scappatoie per pagare meno tasse alle autorità fiscali dei Paesi membri. Dopo la lettera inviata dai ministri dell’Economia di Roma, Parigi e Berlino al commissario Ue agli Affari economici, che chiedeva di fissare precisi paletti contro la “pianificazione fiscale aggressiva” dei grandi gruppi, martedì l’Ecofin ha dato il via libera alla revisione della direttiva comunitaria cosiddetta “madri-figlie“, cioè quella che regola i rapporti tra le società capogruppo e le controllate, e ha approvato in via definitiva lo scambio automatico e obbligatorio di informazioni tra autorità. Così, a un mese dallo scoppio dello scandalo LuxLeaks sui privilegi fiscali concessi ai grandi gruppi dal Lussemburgo allora guidato dall’attuale presidente della Commissione Jean Claude Juncker, Bruxelles da un lato inizia a chiudere alcuni dei “buchi legislativi” che riducono gli introiti fiscali degli Stati, dall’altro mette definitivamente fine al segreto bancario. Questo proprio mentre in Svizzera, che della Ue non fa parte ma punta a uscire dalla lista nera dei paradisi fiscali, il pronunciamento di un pretore dà ragione a un istituto che ha rifiutato a un cliente italiano un corposo prelievo di contanti. Novità che avrà sicure ripercussioni sui correntisti italiani che, a valle dell’approvazione da parte di Roma della legge sul rientro dei capitali, volessero prosciugare il conto e trasferire il denaro in Paesi più compiacenti.
Dopo LuxLeaks, nella direttiva sulle multinazionali entra clausola anti-abuso – La direttiva madri-figlie, risalente al 2011, era stata concepita per evitare che i profitti realizzati da gruppi multinazionali fossero tassati due volte. Per farlo, obbligava i Paesi Ue a esentare dalla tassazione i profitti ricevuti dalle società madri da parte delle loro filiali in altri Stati membri. Le modifiche varate dal Consiglio Ecofin, l’ultimo sotto la presidenza di turno dell’Italia, accolgono le proposte fatte a novembre 2013 dalla Commissione introducendo una clausola anti-abuso che impedisce ai governi di “concedere i benefici della direttiva sulle sussidiarie agli accordi che non sono ‘genuini’ e sono stati realizzati per ottenere un vantaggio fiscale, senza riflettere la realtà economica”, spiega il Consiglio. L’intesa, secondo il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, “consentirà agli Stati membri di combattere meglio la pianificazione fiscale aggressiva da parte dei gruppi di imprese, garantendo in questo modo una più equa imposizione sulle imprese nell’Unione europea”.
Stop al segreto bancario: i Paesi si scambieranno informazioni anche su dividendi e rendite – L’altro provvedimento approvato riguarda l’estensione a dividendi, interessi, rendite finanziarie e altri profitti dello scambio automatico di informazioni tra autorità fiscali. Lo scopo è non consentire ai contribuenti di nascondere capitali tassabili all’estero e al tempo stesso migliorare l’efficienza della riscossione. “L’adozione della direttiva rivista sulla cooperazione amministrativa è un passo cruciale nella lotta all’evasione”, ha detto il ministro Pier Carlo Padoan, presidente del Consiglio Ecofin, precisando che “segna la fine del segreto bancario nell’Unione europea”. E’ stata invece rinviato al 2015 l’accordo sull’introduzione di una Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie, in 11 Paesi Ue della cooperazione rafforzata, fra cui l’Italia. Il dossier passerà alla presidenza di turno del Consiglio Ue, che a partire dal prossimo primo gennaio spetterà alla Lettonia.
E gli istituti svizzeri iniziano a rifiutare versamenti cash ai clienti italiani – Il pretore del distretto di Lugano, a fine luglio, ha accolto le argomentazioni di una banca citata da un cliente italiano che aveva chiesto senza successo di chiudere il conto e ricevere la liquidazione in contanti. Il giudice ticinese, come riportato da Italia Oggi, ha riconosciuto l’esigenza dell’istituto di svolgere la propria attività in modo “irreprensibile sotto il profilo reputazionale“. Un precedente che apre la strada alla possibilità, per le banche elvetiche che custodiscono i patrimoni di potenziali evasori fiscali, di rifiutarsi di eseguire i loro ordini “in assenza di idonea giustificazione“. Considerato che la legge sul rientro dei capitali appena approvata dal Senato agevola in modo particolare il rientro dalla Confederazione prevedendo sanzioni ridotte se Berna firmerà con l’Italia l’agognato e sempre rimandato accordo fiscale, i clienti che fino a oggi hanno occultato capitali in Svizzera potrebbero essere tentati di spostarli in paradisi meno rischiosi, ma questo pronunciamento complicherà loro le cose. Tanto più che il diniego potrà applicarsi anche ai bonifici verso Paesi con legislazione fiscale considerata “inadeguata”.