Prima Derrick Rose, poi LeBron James e la notte tra martedì e mercoledì è toccato a Kobe Bryant. Il mondo della Nba prende posizione sul caso Eric Garner, il ragazzo morto in seguito a una manovra proibita condotta da un agente nelle fase dell’arresto. La mancata incriminazione del poliziotto da parte del Gran Jury, ma anche le morti di Michael Brown a Ferguson e di Tamir Rice a Cleveland smuovono lo sport americano. Il messaggio è racchiuso in una maglietta: “I can’t breathe”, non riesco a respirare. È la frase che Garner ripeteva lo scorso 17 luglio a Staten Island sotto il peso dell’agente Daniel Pantaleo. Stampata sulle t-shirt, è stata indossata dai campioni della pallacanestro e del football americano.
L’ultimo è stato Kobe Bryant durante il riscaldamento del match contro i Sacramento Kings. Assieme a lui tutti i compagni dei Los Angeles Lakers. Ventiquattr’ore prima era toccato a LeBron James e Kyrie Irving dei Cleveland Cavaliers, oltre a Kevin Garnett e tre altri giocatori dei Brooklyn Nets, ritratti in posa con la star del rap Jay-Z. Sabato era stata la stella dei Chicago Bulls Derrick Rose a sdoganare il messaggio sui parquet e la scorsa settimana i St. Louis Rams avevano portato avanti una simile protesta. La squadra era scesa in campo con le mani alzate, una chiara metafora del “non sparare”. E sempre nel mondo della Nfl la t-shirt è stata indossata dal running back dei Detroit Lions, Reggie Bush, oltre a comparire sulle scarpe di Davin Joseph, sempre dei Rams.
La protesta nera varca quindi gli ingressi dei palasport, dopo aver invaso le strade di molte città americane. Tre casi in meno di sei mesi e alcune discusse decisioni della giustizia hanno indotto i simboli dei maggiori sport a prendere una posizione netta. Ha fatto un passo indietro anche il commissioner Nba Adam Silver. Dovendo camminare sullo stretto crinale delle ferree regole di marketing, il numero uno della Lega ha detto di rispettare “Derrick Rose e tutti i nostri giocatori per aver dato voce a un loro punto di vista su un argomento importante, ma preferisco chi rispetta le nostre regole di abbigliamento sul parquet”. In teoria i giocatori rischiano una multa, ma la comprensione di Silver chiude il discorso a monte.
Anche perché il messaggio viaggia di arena in arena e sembra destinato a non fermarsi. Il mondo dello sport americano è storicamente un veicolo della protesta sulle questioni razziali. Dalla medaglia olimpica gettata nelle acque del fiume Ohio da Cassius Clay, passando per Tommie Smith, John Carlos e il loro pugno alzato sul podio di Città del Messico ’68. Fino alle recenti e vibranti proteste – sempre in Nba – per il caso dell’ex proprietario dei Los Angeles Clippers, Donald Sterling, scoppiato dopo la pubblicazione di un colloquio con la compagna nel quale le chiedeva di non portare suoi conoscenti di colore alle partite né di fotografarsi con afroamericani. Anche allora i giocatori della più importante lega professionistica al mondo non assunsero un atteggiamento passivo. I giocatori dei Clippers appoggiarono le tute sul campo e indossarono le magliette al contrario durante il riscaldamento. E in prima fila si schierò ancora LeBron James: “Non c’è posto per i Donald Sterling nella Nba”. Così è stato: squalificato a vita e costretto a cedere la squadra.
Twitter: @AndreaTundo1
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Eric Garner, giocatori Nba indossano maglietta con scritto “I can’t breathe”
"Non riesco a respirare". Sono state queste le ultime parole del ragazzo morto lo scorso 17 luglio a Staten Island in seguito a una manovra proibita condotta da un agente che lo stava arrestando. Derrick Rose, LeBron James e Kobe Bryant, l'ultima delle star del basket ad aderire
Prima Derrick Rose, poi LeBron James e la notte tra martedì e mercoledì è toccato a Kobe Bryant. Il mondo della Nba prende posizione sul caso Eric Garner, il ragazzo morto in seguito a una manovra proibita condotta da un agente nelle fase dell’arresto. La mancata incriminazione del poliziotto da parte del Gran Jury, ma anche le morti di Michael Brown a Ferguson e di Tamir Rice a Cleveland smuovono lo sport americano. Il messaggio è racchiuso in una maglietta: “I can’t breathe”, non riesco a respirare. È la frase che Garner ripeteva lo scorso 17 luglio a Staten Island sotto il peso dell’agente Daniel Pantaleo. Stampata sulle t-shirt, è stata indossata dai campioni della pallacanestro e del football americano.
L’ultimo è stato Kobe Bryant durante il riscaldamento del match contro i Sacramento Kings. Assieme a lui tutti i compagni dei Los Angeles Lakers. Ventiquattr’ore prima era toccato a LeBron James e Kyrie Irving dei Cleveland Cavaliers, oltre a Kevin Garnett e tre altri giocatori dei Brooklyn Nets, ritratti in posa con la star del rap Jay-Z. Sabato era stata la stella dei Chicago Bulls Derrick Rose a sdoganare il messaggio sui parquet e la scorsa settimana i St. Louis Rams avevano portato avanti una simile protesta. La squadra era scesa in campo con le mani alzate, una chiara metafora del “non sparare”. E sempre nel mondo della Nfl la t-shirt è stata indossata dal running back dei Detroit Lions, Reggie Bush, oltre a comparire sulle scarpe di Davin Joseph, sempre dei Rams.
La protesta nera varca quindi gli ingressi dei palasport, dopo aver invaso le strade di molte città americane. Tre casi in meno di sei mesi e alcune discusse decisioni della giustizia hanno indotto i simboli dei maggiori sport a prendere una posizione netta. Ha fatto un passo indietro anche il commissioner Nba Adam Silver. Dovendo camminare sullo stretto crinale delle ferree regole di marketing, il numero uno della Lega ha detto di rispettare “Derrick Rose e tutti i nostri giocatori per aver dato voce a un loro punto di vista su un argomento importante, ma preferisco chi rispetta le nostre regole di abbigliamento sul parquet”. In teoria i giocatori rischiano una multa, ma la comprensione di Silver chiude il discorso a monte.
Anche perché il messaggio viaggia di arena in arena e sembra destinato a non fermarsi. Il mondo dello sport americano è storicamente un veicolo della protesta sulle questioni razziali. Dalla medaglia olimpica gettata nelle acque del fiume Ohio da Cassius Clay, passando per Tommie Smith, John Carlos e il loro pugno alzato sul podio di Città del Messico ’68. Fino alle recenti e vibranti proteste – sempre in Nba – per il caso dell’ex proprietario dei Los Angeles Clippers, Donald Sterling, scoppiato dopo la pubblicazione di un colloquio con la compagna nel quale le chiedeva di non portare suoi conoscenti di colore alle partite né di fotografarsi con afroamericani. Anche allora i giocatori della più importante lega professionistica al mondo non assunsero un atteggiamento passivo. I giocatori dei Clippers appoggiarono le tute sul campo e indossarono le magliette al contrario durante il riscaldamento. E in prima fila si schierò ancora LeBron James: “Non c’è posto per i Donald Sterling nella Nba”. Così è stato: squalificato a vita e costretto a cedere la squadra.
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Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.