“Spiace dover constatare che, proprio in concomitanza della prima campagna istituzionale mirata a valorizzare il ruolo che Siae riveste nella tutela del diritto d’autore e della cultura e ad accreditare l’immagine reale della nostra Società, che è ben diversa da quella dell’esattore, si verifichino episodi come quelli segnalati dalla stampa, che possono essere strumentalmente additati come frutto di una cultura intimidatoria nei confronti dell’utenza”.
Inizia così – stando a quanto riportato da un lancio di agenzia – la dura circolare che il Direttore Generale della Siae, Gaetano Blandini ha inviato a tutta la rete territoriale della società ieri, a valle delle denunce pubblicate su queste colonne e dell’interrogazione presentata dall’On. Boccadutri al Presidente del Consiglio, al ministro dei beni e delle attività culturali ed al ministro dell’economia.
Oggetto delle denunce, le comunicazioni, di matrice “intimidatoria” – come giustamente scrive lo stesso Dg della Siae – con le quali decine di rappresentanti sul territorio della Società italiana autori ed editori – da Bassano del Grappa a Ottaviano in provincia di Napoli, passando per Lodi, il Mugello e Roma – prospettavano a centinaia di gestori di esercizi commerciali conseguenze penali, in realtà inesistenti, per l’ipotesi in cui non avessero pagato non meglio precisati compensi alla stessa Siae a prescindere dalla circostanza che utilizzassero o meno musica appartenente al repertorio da quest’ultima amministrato.
“Sento quindi la necessità – scrive ancora il Direttore Generale della Siae ai responsabili della sua rete territoriale – di rivolgermi a voi tutti per sottolineare che atteggiamenti come quelli evidenziati negli articoli di stampa non saranno più ammessi, così come verrà sanzionato l’uso personalizzato della carta intestata della Società ovvero la creazione di modulistica priva della autorizzazione della Divisione Servizi e Coordinamento Territoriale”.
La direzione generale della Siae, dunque, sconfessa l’operato dei propri mandatari e rappresentanti di zona e ne prende le distanze, spingendosi a promettere sanzioni per chi dovesse tornare a “minacciare” i commercianti ed utilizzare impropriamente la carta intestata della società. Guai a non ammettere che la reazione della Direzione generale della Siae alle denunce pubbliche dei giorni scorsi è stata tempestiva, puntuale, ferma e risoluta. Nessuna ambiguità, né titubanza nel censurare il comportamento della rete territoriale e nel minacciare l’uso del “pugno di ferro” contro chi contravvenisse ancora alle regole, mettendo a repentaglio l’immagine che la Siae sembra intenzionata a ricostruirsi agli occhi dell’opinione pubblica. Ma guai, al tempo stesso, a non constatare che è grave che in una società come la Siae gli organi di gestione ed il management abbiano avuto bisogno di una denuncia pubblica, su un quotidiano online, per scoprire gravi ed imperdonabili irregolarità compiute da taluni rappresentanti della propria rete territoriale.
Possibile che una pratica tanto diffusa non fosse mai, prima d’ora, arrivata sulle scrivanie della Direzione Generale della Siae? Possibile credere che gli organi della Siae davvero non sapessero? E se davvero nessuno sapeva, non è grave che in una società, chi è al timone non sappia cosa accade in periferia? E non è ancora più grave, se si tiene conto che i soldi recuperati – anche attraverso l’uso delle comunicazioni “intimidatorie” delle quali tanto si è scritto – alla fine approdavano proprio nelle casse della Siae?
Ovviamente la circolare della Direzione Generale della Siae non vale a cancellare le responsabilità di chi – agendo in nome e per conto della Società – ha violato leggi e correttezza commerciale, paventando la galera ad onesti commercianti, rei solo di essersi trovati nel territorio sbagliato, sotto il controllo di “sceriffi-esattori”, privi di tanti scrupoli e pronti ad imboccare la scorciatoia, pur di spedire a Roma sacchi di monete d’oro.
Certo se Roma riuscisse a dimostrare che davvero non sapeva quello che accadeva a Bassano del Grappa, Vicenza, Lodi, Mugello così come nella stessa Capitale e, ancora in provincia di Napoli ed in decine di altre piccole e grandi città italiane, i responsabili dell’accaduto, probabilmente, resterebbero solo i rappresentanti di zona che, pure, tuttavia, hanno agito in nome e per conto della società e sotto i suoi loghi, marchi e colori.
La circolare della Direzione Generale della Siae di ieri è – occorre darne atto alla Società – una bella risposta a quanto emerso negli ultimi giorni ma la vicenda resta grave e non può considerarsi conclusa perché è grave che lo Stato, attraverso un ente pubblico economico, minacci ingiustamente la galera a chi fa onestamente impresa.