Pochi giorni fa, prima che Mafia Capitale esplodesse a Roma come un fungo atomico, una notizia mi ha condotto al 16° chilometro della Prenestina offrendomi in anteprima l’istantanea di come gli intrecci politico-criminali che governano Roma sono in grado di condizionare la vita delle nostre periferie.
La segnalazione era stata chiara: a Colle Prenestino, già colle Mentuccia, ridente borgata alle porte di Roma, da anni al centro di interessi poco limpidi legati alla creazione del Punto Verde Qualità, al posto del centro anziani c’era una sala giochi. Non ho avuto difficoltà a trovarla. All’incrocio dello stradone principale, tra centri commerciali anonimi e palazzine rosa, campeggiava un vero casinò, dalla scintillante insegna “Venezia Bet Palace”. Una cattedrale nel deserto, attorno alla quale, alle due di pomeriggio, al posto dei vecchietti bivaccavano un paio di ubriachi e qualche pischello dall’aspetto poco raccomandabile. Sul retro, di notte, si aggirano gli spacciatori mi dicono.
Colle Prenestino affaccia sullo stesso rettilineo dove qualche settimana fa è esplosa la violenta protesta di Tor Sapienza, ma in questa borgata, un tempo roccaforte del PCI, la destra stenta a farsi spazio, al suo posto ho trovato un comitato di zona che raccoglie residenti e disoccupati, non pensavo esistessero più. Un corteo ha perfino occupato la sala giochi e l’adiacente asilo nido costruito da anni e mai aperto. Un asilo nido vicino al casinò? La legge lo vieta, in effetti la convenzione tra il Campidoglio e la società Euro Vivai del 2007 prevedeva al posto della sala giochi la costruzione di un centro anziani con annesso bar e ristorante, un parco giochi e perfino un’area cani. Invece accanto al “Venezia Bet Palace” c’è soltanto un prato disseminato di bottiglie vuote.
Racconta Fabrizio Moro, titolare dell’Euro Vivai da circa dieci anni, che dopo aver costruito l’intero complesso nel 2011 si è dimesso: “Alemanno mi revocò la convenzione nel 2011 per qualche rata di mutuo non pagata, sono in attesa della pronuncia del Tar a gennaio….l’asilo, che in questa zona non può che essere pubblico non è mai stato aperto per mancanza di fondi”. Ma l’idea del casinò non è stata sua: “C’era il Fico d’India un ristorante che non fruttava un soldo, lo volevo trasformare in un’area risto-giochi, ma i permessi non sono arrivati. Invece quando due anni fa il locale è stato prelevato dalla Bet Gest in due mesi il casinò ha aperto i battenti”.
A fine novembre, quando gli abitanti hanno occupato l’asilo vuoto, mezz’ora dopo è arrivato Antonio Lucarelli. Sì proprio l’ex portavoce di Alemanno come lui indagato nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale, ma ancora non si sapeva.
“Gridava come un pazzo; diceva che l’asilo era suo, ha pure piazzato uu cartello: proprietà privata. Chi c’è dietro la Euro vivai?”, si chiede Walter Aquilini uno dei promotori del Comitato.
Interpellato, Lucarelli si è definito un imprenditore che organizza asili nido e centri sportivi.
C’è un antefatto. Nel 1995, in previsione della nascita dei Punti Verdi, proprio Lucarelli, con i cugini Emiliano e Giampaolo, diede vita alla “Mondo Verde Sas”, società che l’anno dopo riuscì a subentrare alla ditta Boccon Divino che aveva vinto l’appalto di Colle Prenestino. “La Mondo Verde era dei miei cugini ed è stata venduta nel Duemila”. A chi? L’acquirente aveva un nome “pesante”, era Silvio Fanella, l’ex estremista nero, divenuto ”cassiere” di Gennaro Mokbel prima di essere ucciso la scorsa estate in uno spietato regolamento di conti sul “tesoretto” accantonato dal faccendiere nero ai margini dell’affare Telecom Sparkle. Fanella non era uomo da poter ottenere un fido bancario ed uscì di scena, dopo qualche altro passaggio di proprietà arriva l’Euro vivai, costruisce il mega complesso ma non ottiene fondi.
Dieci anni dopo spunta il casinò al posto del centro anziani. E’ una piccola storia, un frammento delle illegalità che hanno deturpato questa città detta ormai “fogna a cielo aperto”. Anche questa è Mafia capitale.