Per far sì che quei film russi venissero acquistati dalla Rai a prezzi gonfiati, il funzionario della tv pubblica avrebbe ricevuto dei soldi da un piccolo distributore di Bologna. È solo un sospetto. Una ipotesi investigativa che ha spinto però la procura della Repubblica del capoluogo emiliano a fare partire nella mattinata di giovedì 11 dicembre perquisizioni nelle due sedi di Rai Cinema e Rai Movie a Roma e nelle sedi di quattro società di distribuzione cinematografica a Prato, Milano, Firenze e Bologna. E a indagare Enzo Sallustro, vice direttore di Rai Gold con delega a Rai Movie, con l’accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità. Secondo il pubblico ministero Morena Plazzi, il dirigente della radiotelevisione aveva compiti di selezione e segnalazione a Rai Cinema dei prodotti cinematografici interessanti da acquistare. Abusando di questo suo potere il dirigente Rai avrebbe indotto Alexis Vidakis, proprietario dei diritti per l’Italia sui lungometraggi della casa produttrice Mosfilm, a versargli 41.500 euro per chiudere i contratti di cessione dei diritti con la tv pubblica. “Si trattava solo di prestiti personali in un momento di difficoltà economica per Sallustro”, spiega però a ilfattoquotidiano.it l’avvocato Francesco Gregni.
Il punto è che Vidakis, 47 anni, italiano di origine greca, nel frattempo è morto. Il 27 gennaio 2013 un incendio nel suo appartamento in Viale Aldini a Bologna, ha ucciso lui e sua madre, Anna Maria Rinaldini. Un rogo la cui origine ancora oggi non è mai stata chiarita (forse la causa fu una stufetta elettrica), ma non c’è alcun nesso con la storia di quei film. Tuttavia nella casa di Bologna semidistrutta dalle fiamme gli investigatori guidati dal pm Francesco Caleca hanno trovato un computer appartenente a Vidakis. Al suo interno alcuni documenti raccontano di affari con la Rai. Niente di strano per un appassionato di cinema come Vidakis, molto noto nell’ambiente dei cinefili e titolare di una ditta, la Televideo, proprietaria di molte pellicole storiche del cinema russo e ancora prima sovietico. Ma quando gli inquirenti hanno indagato più a fondo nella vita dei due morti nel rogo, ecco comparire traccia di diversi versamenti bancari effettuati a favore di un conto aperto in una filiale di Castenaso, alle porte di Bologna. Il conto era a nome proprio di Sallustro.
L’indagine del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Bologna coordinato dalla pm Plazzi si fa più approfondita. In poco tempo le Fiamme gialle si sarebbero accorti che in concomitanza coi versamenti fatti da Vidakis e da sua madre sul conto del funzionario Rai, i contratti di cessione dei film con la Rai venivano chiusi. Il sistema, secondo gli investigatori, era semplice: Vidakis acquistava i titoli dalla Russia a prezzi irrisori, visto che si trattava di pellicole relative a classici della filmografia russa e sovietica, quindi a basso valore di mercato. Gli stessi titoli, secondo l’accusa, sarebbero stati poi ceduti alla Rai, grazie alla compiacenza di Sallustro, a prezzi gonfiati fino anche a 5 o 6 volte rispetto al prezzo originale. Nel pomeriggio di giovedì 11 dicembre Sallustro è stato sentito a Roma, negli uffici del nucleo di polizia tributaria per tre ore dalla pm Morena Plazzi, affiacata dagli uomini del Gico della Guardia di finanza. In mattinata le Fiamme gialle avevano perquisito anche a delle altre società di produzione simili a quella di Vidakis a caccia di elementi interessanti per l’indagine. Gli inquirenti vogliono capire infatti se c’è un metodo o se di fatto quelli ipotizzati tra Sallustro e Vidakis sono episodi isolati.
Dalla procura a Sallustro viene contestato solo quel rapporto con il distributore bolognese. Che per la difesa era però slegato dalle questioni lavorative: “Quello che legava Sallustro con la famiglia era una forte amicizia, soprattutto con la mamma. Relazioni assolutamente fuori da quelli che erano i rapporti con la Rai”, spiega l’avvocato Gregni. “La mamma di Vidakis, che lo trattava come un figlio, gli ha fatto dei prestiti. Certe somme erano state restituite altre poi non è stato possibile restituirle perché purtroppo è avvenuto ciò che è avvenuto, ma si trattava davvero di un rapporto che definirei quasi madre-figlio tra Sallustro e la signora. La Rai non c’entra nulla. Sallustro non firmava contratti, partecipava alla filiera di scelta, ma era il primo gradino, il più basso e non il più alto. I film poi venivano realmente scelti da qualcun altro”.
“Si tratta di una relazione ventennale con due persone care, che non ha nulla a che fare con l’azienda per cui lavoro”, spiega al Fatto Quotidiano il dirigente Rai. “Il mio ruolo nel 2012 all’epoca dei fatti, quando ero solo funzionario, non mi consentiva di avere potere di acquisto. Quando mi si contestano i prezzi gonfiati io non so di che cosa si parla. Non ho la possibilità di firmare né contratti, né richieste di acquisto. Segnalo film da quando ho iniziato a lavorare in Rai, ma questi a volte possono essere comprati, a volte no. E poi le pare che, se avessi voluto fare qualcosa di illecito mi facevo fare dei bonifici bancari? Tracciabili?”.
aggiornata dalla redazione web il 12/12/2014 alle 15.15