Per la prima volta in stagione la Juventus non vince due partite consecutivamente. L’impresa è della Sampdoria, che si conferma bestia nera dei bianconeri e a Torino strappa un 1-1 al termine di un incontro dai due volti: dominato in lungo e in largo dalla Juventus nel primo tempo, poi pareggiato e giocato ad armi pari nella ripresa. Per memoria corta restano negli occhi soprattutto i secondi 45 minuti, la grinta dei ragazzi di Mihajlovic, la confusione di quelli di Allegri.
Ma il demerito vero della Juventus è quello di non aver chiuso il match quando poteva, ovvero nella prima mezzora straripante. Il resto lo ha fatto il sinistro magico di Manolo Gabbiadini, che per metà sarebbe proprio della Juventus anche se rumors lo danno vicinissimo al Napoli: i bianconeri dovrebbero pensarci due volte prima di privarsene. E forse anche il presidente Massimo Ferrero, se davvero vuole inseguire il sogno europeo. Anche a Torino questa squadra ha dimostrato di valere tanto.
In partenza Allegri sceglie l’ormai consueto 4-3-1-2 con Pereyra trequartista; Mihajlovic invece, come già contro il Napoli, lascia fuori Gabbiadini, preferendo la copertura di Krsticic. Il prosieguo del match dimostrerà che aveva torto (o forse ragione, visto che proprio dalla panchina il talento di Calcinate cambierà la partita). Più che uomini o moduli, è la mentalità a fare la differenza inizialmente. Nessuna stanchezza, nessuna flessione: la Juventus viene dal pareggio contro la Fiorentina e vuole fortemente la vittoria.
L’avvio dei padroni di casa è arrembante: Pogba fisicamente incontenibile in mezzo al campo, Pereyra guizzante, Morata minaccioso sotto porta. E infatti dopo dieci minuti il punteggio è già sbloccato, anche se da calcio piazzato: cross su angolo di Marchisio e grande stacco di Evra, il più piccolo di tutti in mezzo all’area. Mihajlovic scuote la testa in panchina ma per i suoi è davvero dura resistere ad un simile campionario di classe, potenza e determinazione.
Il vantaggio non placa la fame bianconera, ancora Pogba spaventa Romero. La Samp è frastornata: Okaka, aggredito sistematicamente, non riesce in quello che sa fare meglio, proteggere palla e far salire la squadra. La velocità di Eder non si mette mai in moto, il centrocampo è in perenne affanno. In quarantacinque minuti gli ospiti non si avvicinano neanche alla porta di Buffon. Solo nel finale la pressione si affievolisce e i doriani riescono a mettere la testa fuori dall’uscio della propria metà campo. L’unica occasione, comunque, è uno schema dalla bandierina che libera la conclusione dal limite di Cacciatore: poca cosa.
Non sorprende, allora, che nella ripresa Mihajlovic si giochi subito la carta Gabbiadini. Non è un azzardo, perché il ragazzo di Bergamo ha qualità da vendere, e dopo la panchina iniziale anche la giusta cattiveria per fare la differenza. Cinque minuti, tre tocchi, tutti col mancino: stop, aggiusto e tiro all’angolino: 1-1 che gela lo Juventus Stadium.
E pensare che Pereyra aveva sfiorato per due volte il raddoppio. Cambia tutto perché la Juve proprio non si aspettava il pareggio, né lo meritava. Si ributta in avanti, ma con meno efficacia e in maniera un po’ più disunita. Adesso la Samp è viva, tiene botta, prova a ripartire e quando non ci riesce addormenta il ritmo. Allegri punta su Llorente, Coman e Giovinco, solo negli ultimi dieci minuti i padroni di casa tornano a spingere e a chiudere gli avversari. Ma non arriva il guizzo vincente, in fondo non ce n’è neppure l’occasione. Anzi, ci vuole un miracolo di Buffon sul solito Gabbiadini per evitare una sconfitta che sarebbe stata clamorosa.
Il pareggio di Firenze era stato un buon punto, quello di oggi – anche per come si era messa la partita – è un mezzo passo falso. Adesso la Roma può di nuovo accorciare in vetta alla classifica. E tenere aperto questo campionato che la Juventus domina ma non chiude. Un po’ come la partita di oggi contro la Sampdoria.