Dopo oltre 16 ore, un blitz delle forze dell’ordine australiane ha liberato le 17 persone sequestrate da un uomo armato di fucile a pompa in una cioccolateria Lindt di Martin Place, centro finanziario di Sydney. All’interno del locale sono stati sparati colpi d’arma da fuoco dopo l’intervento delle teste di cuoio: nell’irruzione tre persone sono morte. La polizia ha confermato che tra le vittime c’è anche il sequestratore. Le altre due sono ostaggi, un uomo di 34 anni e una donna di 38. Anche se le forze dell’ordine non hanno rivelato sei due siano stati uccisi durante il conflitto a fuoco o dal sequestratore. E’ stato precisato che sono indagini in corso per accertare l’esatta dinamica. Inoltre, almeno 4 persone sono rimaste ferite: tre di queste sono in condizioni critiche, due sono state sottoposte a rianimazione cardio-polmonare. Anche un agente di polizia è stato colpito al volto da uno sparo, ed è rimasto ferito. L’irruzione nel locale è avvenuta dopo che sono stati sentiti degli spari. Lo ha dichiarato il commissario di polizia dello Stato del New South Wales, Andrew Scipione. “Hanno dato il segnale perché hanno ritenuto che a quel punto, se non fossero entrati, ci sarebbero state molte più vittime”, ha spiegato. “Sino a quando siamo stati coinvolti nell’operazione di emergenza, ritenevamo che nessuno fosse stato ferito. Questa cosa è cambiata. Abbiamo modificato la nostra tattica”, ha proseguito. Un robot antibomba è stato attivato dopo il blitz e non ha ha trovato esplosivi.
Lo scontro a fuoco è iniziato alle 2.15 locali con tre colpi, dopo il primo dei quali sono uscite cinque persone dall’edificio. Poi altri spari. Non è ancora stato confermato se gli ostaggi siano stati rilasciati a seguito dei negoziati con la polizia o siano fuggiti. Il sequestratore è stato identificato in Man Maron Monis, un 50enne di origine iraniana “già noto alle forze di sicurezza per aver scritto lettere minacciose alle famiglie dei soldati australiani uccisi” in Afghanistan. Cinque ostaggi erano stati liberati subito dopo il sequestro da Monis, che aveva esposto una bandiera nera islamica che riproduce la shahada, la professione di fede musulmana: “Non c’è Dio che Allah e Maometto è il suo profeta”. Il drappo, però, sembra diverso da quello dello Stato Islamico.
Il sequestratore era libero su cauzione in seguito ad una serie di accuse per reati violenti. A quanto riferisce il Sydney Morning Herald, l’uomo si autodefinisce un predicatore religioso ed è ben conosciuto dalle autorità giudiziarie, sin dal caso delle lettere ai familiari dei militari per le quali fu condannato nell’agosto 2013 a 300 ore di lavoro nei servizi sociali. Monis è stato inoltre formalmente accusato l’anno scorso di complicità nell’omicidio dell’ex moglie e madre due suoi due figli. La donna, Noleen Hayson Pal, è stata accoltellata e data alle fiamme in un appartamento di Sydney. Dell’omicidio è accusata la fidanzata di Monis, Amirah Droudis, assieme alla quale aveva scritto le lettere offensive.
Lo scorso aprile Monis, che si fa chiamare anche Sheikh Haron o Mohammad Hassan Manteghi, è stato infine formalmente accusato per comportamento indecente e violenze sessuali risalenti al 2002 quando faceva il ‘guaritore spirituale’ in un sobborgo di Sydney, spacciandosi per esperto di astrologia, meditazione, numerologia e magia nera. La notizia dell’inchiesta ha portato ad altre 40 denunce per un totale di 50. Nato in Iran, Monis dichiarava sulla suo sito di essere perseguitato per motivi politici e si paragonava a Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks. “Dato che il governo australiano non può tollerare le attività dello sceicco Haron, sta cercando di danneggiare la sua immagine con false accuse – si legge – ed esercita pressioni per fargli cessare ogni attività e metterlo a tacere. Ma a Dio piacendo, Man Haron Monis non interromperà la sua attività politica contro l’oppressione”.
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australia11
Dopo ore di contrattazione, l’uomo ha chiesto di parlare in diretta radio con il primo ministro Abbott e di ricevere una bandiera dell’Isis da poter esporre. Questo lascia pensare che l’azione dell’uomo possa essere quella di uno dei cosiddetti “lupi solitari“, a cui i guerriglieri dell’autoproclamato califfato chiedono di compiere atti terroristici contro gli occidentali nei loro Paesi d’origine. Il sequestratore ha anche affermato di aver piazzato quattro ordigni pronti a esplodere: due all’interno della caffetteria e due nel distretto finanziario della città.
L’uomo ha chiesto di parlare con il premier Tony Abbott e di ricevere una bandiera dello Stato Islamico
Patrick Byrne, un produttore della catena televisiva Channel Seven, la cui redazione è situata di fronte alla cioccolateria, ha detto che i dipendenti dell’emittente hanno visto catturare gli ostaggi sotto i loro occhi. “Ci siamo precipitati alla finestra e abbiamo avuto la visione scioccante e agghiacciante di persone alzare le mani di fronte ai vetri del locale” hanno detto alla Australian Broadcasting Corporation.
Il sequestratore ha parlato di 4 ordigni pronti a esplodere: due nel locale e due nel centro finanziario
Netta la condanna della comunità islamica: “Il Gran Mufti – si legge in un comunicato – e il Consiglio nazionale degli Imam condannano l’atto criminale in modo chiaro e ribadiscono che questo genere di azioni è condannato dall’Islam, nello specifico e in generale”. Non è la prima volta che l’Australia diventa obiettivo delle mire dei terroristi islamici. La decisione del premier Abbott di mettere il Paese in prima linea nella lotta allo Stato Islamico di Abu Bakr al-Baghdadi, in Siria e Iraq, lo ha reso uno degli obiettivi principali per terroristi jihadisti che vivono in Australia. In numerosi video, i miliziani del califfato invitavano i “lupi solitari” a compiere azioni singole contro cittadini australiani, contro un Paese “di miscredenti nemici dell’Islam”. La presenza di cellule terroristiche aveva portato a numerose azioni di polizia con decine di persone arrestate perché considerate vicine al fondamentalismo islamico e che stavano progettando attentati in tutto il Paese.
Mondo
Sydney, blitz delle teste di cuoio. “Tre vittime, ucciso anche il sequestratore”
Dopo oltre 16 ore, un blitz delle forze dell'ordine australiane ha liberato le 17 persone sequestrate da un uomo armato di fucile a pompa in una cioccolateria Lindt di Martin Place. Il rapitore è stato identificato in Man Maron Monis, un 50enne di origine iraniana "già noto alle forze di sicurezza". Le altre persone rimaste uccise sono due ostaggi, un uomo e una donna. Quattro i feriti. Indagini per accertare la dinamica dell'irruzione
Dopo oltre 16 ore, un blitz delle forze dell’ordine australiane ha liberato le 17 persone sequestrate da un uomo armato di fucile a pompa in una cioccolateria Lindt di Martin Place, centro finanziario di Sydney. All’interno del locale sono stati sparati colpi d’arma da fuoco dopo l’intervento delle teste di cuoio: nell’irruzione tre persone sono morte. La polizia ha confermato che tra le vittime c’è anche il sequestratore. Le altre due sono ostaggi, un uomo di 34 anni e una donna di 38. Anche se le forze dell’ordine non hanno rivelato sei due siano stati uccisi durante il conflitto a fuoco o dal sequestratore. E’ stato precisato che sono indagini in corso per accertare l’esatta dinamica. Inoltre, almeno 4 persone sono rimaste ferite: tre di queste sono in condizioni critiche, due sono state sottoposte a rianimazione cardio-polmonare. Anche un agente di polizia è stato colpito al volto da uno sparo, ed è rimasto ferito. L’irruzione nel locale è avvenuta dopo che sono stati sentiti degli spari. Lo ha dichiarato il commissario di polizia dello Stato del New South Wales, Andrew Scipione. “Hanno dato il segnale perché hanno ritenuto che a quel punto, se non fossero entrati, ci sarebbero state molte più vittime”, ha spiegato. “Sino a quando siamo stati coinvolti nell’operazione di emergenza, ritenevamo che nessuno fosse stato ferito. Questa cosa è cambiata. Abbiamo modificato la nostra tattica”, ha proseguito. Un robot antibomba è stato attivato dopo il blitz e non ha ha trovato esplosivi.
Lo scontro a fuoco è iniziato alle 2.15 locali con tre colpi, dopo il primo dei quali sono uscite cinque persone dall’edificio. Poi altri spari. Non è ancora stato confermato se gli ostaggi siano stati rilasciati a seguito dei negoziati con la polizia o siano fuggiti. Il sequestratore è stato identificato in Man Maron Monis, un 50enne di origine iraniana “già noto alle forze di sicurezza per aver scritto lettere minacciose alle famiglie dei soldati australiani uccisi” in Afghanistan. Cinque ostaggi erano stati liberati subito dopo il sequestro da Monis, che aveva esposto una bandiera nera islamica che riproduce la shahada, la professione di fede musulmana: “Non c’è Dio che Allah e Maometto è il suo profeta”. Il drappo, però, sembra diverso da quello dello Stato Islamico.
Il sequestratore era libero su cauzione in seguito ad una serie di accuse per reati violenti. A quanto riferisce il Sydney Morning Herald, l’uomo si autodefinisce un predicatore religioso ed è ben conosciuto dalle autorità giudiziarie, sin dal caso delle lettere ai familiari dei militari per le quali fu condannato nell’agosto 2013 a 300 ore di lavoro nei servizi sociali. Monis è stato inoltre formalmente accusato l’anno scorso di complicità nell’omicidio dell’ex moglie e madre due suoi due figli. La donna, Noleen Hayson Pal, è stata accoltellata e data alle fiamme in un appartamento di Sydney. Dell’omicidio è accusata la fidanzata di Monis, Amirah Droudis, assieme alla quale aveva scritto le lettere offensive.
Lo scorso aprile Monis, che si fa chiamare anche Sheikh Haron o Mohammad Hassan Manteghi, è stato infine formalmente accusato per comportamento indecente e violenze sessuali risalenti al 2002 quando faceva il ‘guaritore spirituale’ in un sobborgo di Sydney, spacciandosi per esperto di astrologia, meditazione, numerologia e magia nera. La notizia dell’inchiesta ha portato ad altre 40 denunce per un totale di 50. Nato in Iran, Monis dichiarava sulla suo sito di essere perseguitato per motivi politici e si paragonava a Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks. “Dato che il governo australiano non può tollerare le attività dello sceicco Haron, sta cercando di danneggiare la sua immagine con false accuse – si legge – ed esercita pressioni per fargli cessare ogni attività e metterlo a tacere. Ma a Dio piacendo, Man Haron Monis non interromperà la sua attività politica contro l’oppressione”.
Dopo ore di contrattazione, l’uomo ha chiesto di parlare in diretta radio con il primo ministro Abbott e di ricevere una bandiera dell’Isis da poter esporre. Questo lascia pensare che l’azione dell’uomo possa essere quella di uno dei cosiddetti “lupi solitari“, a cui i guerriglieri dell’autoproclamato califfato chiedono di compiere atti terroristici contro gli occidentali nei loro Paesi d’origine. Il sequestratore ha anche affermato di aver piazzato quattro ordigni pronti a esplodere: due all’interno della caffetteria e due nel distretto finanziario della città.
Patrick Byrne, un produttore della catena televisiva Channel Seven, la cui redazione è situata di fronte alla cioccolateria, ha detto che i dipendenti dell’emittente hanno visto catturare gli ostaggi sotto i loro occhi. “Ci siamo precipitati alla finestra e abbiamo avuto la visione scioccante e agghiacciante di persone alzare le mani di fronte ai vetri del locale” hanno detto alla Australian Broadcasting Corporation.
Netta la condanna della comunità islamica: “Il Gran Mufti – si legge in un comunicato – e il Consiglio nazionale degli Imam condannano l’atto criminale in modo chiaro e ribadiscono che questo genere di azioni è condannato dall’Islam, nello specifico e in generale”. Non è la prima volta che l’Australia diventa obiettivo delle mire dei terroristi islamici. La decisione del premier Abbott di mettere il Paese in prima linea nella lotta allo Stato Islamico di Abu Bakr al-Baghdadi, in Siria e Iraq, lo ha reso uno degli obiettivi principali per terroristi jihadisti che vivono in Australia. In numerosi video, i miliziani del califfato invitavano i “lupi solitari” a compiere azioni singole contro cittadini australiani, contro un Paese “di miscredenti nemici dell’Islam”. La presenza di cellule terroristiche aveva portato a numerose azioni di polizia con decine di persone arrestate perché considerate vicine al fondamentalismo islamico e che stavano progettando attentati in tutto il Paese.
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Scontro a distanza Francia-Usa. “Ridateci la statua della libertà”, “Non parli tedesco grazie a noi”
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".