14 febbraio 2012: Mario Monti affossa la candidatura di Roma ai Giochi del 2020. Due anni e mezzo dopo ci riprovano Matteo Renzi e Giovanni Malagò. Il sogno olimpico dell’Italia riparte da lì. E dal lavoro che era stato fatto per quel progetto: il comitato promotore aveva stilato un lungo dossier, con costi, introiti e ricadute della manifestazione. Ora quel documento potrà essere rivisto alla luce degli ultimi sviluppi (soprattutto delle nuove raccomandazioni low cost emanate dal Cio), ma costituirà comunque una base fondamentale su cui preparare Roma 2024. La domanda che tutti si pongono è quanto può costare all’Italia la 33esima edizione dei Giochi. La risposta dei tecnici, allora, era circa 13 miliardi di euro. Adesso si proverà a ridurre questa cifra: lo vuole l’Italia, anche il Cio è d’accordo. Le follie di Pechino e Sochi (per cui Putin avrebbe speso quasi 50 miliardi di dollari) non si ripeteranno. Ma si tratta comunque di Olimpiadi estive, la più grande rassegna sportiva al mondo: potrebbero arrivare circa 2 milioni e mezzo di turisti (di cui la metà dall’estero) e oltre 360mila atleti. Alcuni costi sono oggettivi.
La spesa principale riguarda gli impianti sportivi: Roma può contare già su Foro Italico e Stadio del nuoto, poi ovviamente ci sono l’Olimpico e il Flaminio (che però va rimesso in piedi). Uno degli obiettivi dovrebbe essere portare a compimento il progetto della Città dello Sport a Tor Vergata (avviata nel 2005 e mai finita, ci vorranno ancora 500 milioni di euro). Si punterà su ristrutturazioni e allestimenti temporanei, ma sarà difficile mantenersi sotto il miliardo. Comunque questo è uno dei capitoli su cui si può risparmiare: la base è buona, e potrebbe essere ancora migliore se nel frattempo vedrà la luce lo stadio della Roma a Tor di Valle. Senza dimenticare che le nuove regole del Cio permettono di spostare le fasi preliminari in altre città (si parla di Sardegna e Napoli, ma anche Milano e Firenze). Non si scappa, invece, dalla costruzione del villaggio olimpico, probabilmente in zona Tor di Quinto, per un altro miliardo abbondante. È vero che c’è la possibilità di affidare l’opera in concessione a privati, ma lo Stato deve comunque farsi garante in prima persona dell’investimento. Quei soldi, al massimo, rientreranno in un secondo momento.
Poi ci sono 2,5 miliardi per i costi di organizzazione, che però potrebbero essere coperti con i contributi del Cio, da cui arriverebbero circa due miliardi dopo l’assegnazione. Da rivalutare i progetto per le infrastrutture, che valeva 4,4 miliardi. Opere (come la chiusura dell’anello ferroviario in zona nord, il prolungamento della metro A fino a Tor Vergata e i lavori a Fiumicino) comunque già inserite nel piano strategico di sviluppo in vista del Giubileo 2025, e in parte a carico di privati. Infine ci sono le spese di sostegno al turismo, non meno di 3 miliardi. In totale il dossier Roma 2020 si attestava a quota 13 miliardi. Adesso per la versione low-cost di Roma 2024 si potrebbe anche dimezzare quella cifra, sfruttando al massimo gli impianti esistenti, la collaborazione con altre città e i contributi dei privati.
L’altra questione è come verranno affrontate queste spese, e quali ricadute avranno sull’economia. Impossibile pensare di aumentare il deficit (su cui vigila l’Europa): ma la pressione fiscale è fin troppo alta, e nell’ultima manovra la spending review è già stata tirata al limite. Non sarà facile trovare la quadra: il grosso si concentrerà nell’anno dei giochi, ma anche nel quadriennio sono previste spese supplementari. Quanto alle ricadute, il saldo dei tecnici era positivo anche se di poco: 15 miliardi circa di entrate, a fronte di 13 di uscite, con un aumento del Pil di circa l’1,2% complessivo e un notevole impulso all’occupazione (26mila posti in più solo nell’anno della manifestazione). Limando le spese e sperando di mantenere più o meno invariati i guadagni Roma 2024 sarebbe possibile.
La conclusione del dossier, però, era tutta in due postille di cui bisognerà far tesoro adesso che il progetto è di nuovo d’attualità. “L’operazione di ospitare i Giochi a Roma potrebbe rivelarsi vantaggiosa qualora si riesca a contenere la spesa ai livelli programmati”, scrivevano gli esperti. Operazione, però, che non è quasi mai riuscita per quanto riguarda le ultime grandi manifestazioni sportive, come dimostra anche il caso di Londra 2012 e della Gran Bretagna. L’Italia dovrà riuscirà dove praticamente tutti hanno fallito. E poi – concludeva il documento – “è evidente che costituiscano condizioni indispensabili il rientro dalle attuali tensioni finanziarie e il fatto che la candidatura venga percepita positivamente dai mercati”. Ma la situazione economica dell’Italia è davvero così cambiata rispetto a due anni fa? Un’altra domanda a cui Matteo Renzi e tutti quelli che credono in Roma olimpica dovranno rispondere.