Il Tribunale di Padova ha rinviato a giudizio 14 persone che, con diversi ruoli, hanno fatto parte dei vertici della Marina Militare durante gli anni Ottanta e Novanta. I 14, imputati nel processo ‘Marina Militare bis’ sono accusati a vario titolo di omicidio colposo, lesioni personali colpose e cooperazione nel delitto colposo. Tra gli altri, alla sbarra, figurano l’ex Capo di Stato maggiore della Marina Militare Filippo Ruggiero, i direttori generali di allora di Navalcostarmi Lamberto Caporali e Francesco Chianura, quelli della Sanità Militare Elvio Melorio, Agostino Didonna e Guido Cucciniello e l’ex comandante in capo della squadra navale Mario Porta. La prima udienza si terrà il prossimo 25 maggio. A ogni nominativo, si legge nel capo d’imputazione, sono associati i casi di decine di marinai morti per amianto o che hanno contratto malattie incurabili “asbesto correlate” tra il 1984 e il 2001.
Gli ufficiali della Marina secondo il pm Sergio Dini “omettevano di rendere edotto il personale appartenente alla Marina Militare dei rischi per la salute insiti negli ambienti di vita e di lavoro a causa della presenza di amianto tanto all’interno delle navi militari che degli altri ambienti frequentati dagli stessi per ragioni di servizio, oltreché di informarli dei rischi ulteriori prodotti dalle lavorazioni cui erano adibiti, dalle polveri che respiravano e dallo stesso uso di dotazioni di bordo contenenti amianto (guanti, tute e coperte ignifughe)”. E ancora, per gli inquirenti “omettevano di sottoporre e far sottoporre con regolarità i dipendenti della Marina militare ai controlli sanitari relativi agli specifici rischi esistenti in ambienti di lavoro caratterizzati da notevole presenza di materiali amiantiferi; omettevano di curare la fornitura e di imporre a controllare l’effettivo impiego di idonei mezzi di protezione individuale; omettevano – conclude il pm Dini – di adottare idonee misure atte ad impedire o comunque ridurre, secondo le possibilità della tecnica, il diffondersi di polveri di amianto prodotte dalle lavorazioni e/o dall’uso di dotazioni contenenti amianto”.
Un elenco di omissioni, quello descritto dai magistrati, suffragato dalle carte messe a disposizione della Procura di Padova dal presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, l’avvocato Ezio Bonanni, legale di alcune delle vittime, che ha chiesto e ottenuto anche l’autorizzazione alla citazione del Ministero della Difesa come responsabile civile. Omissioni che a quanto pare partono da lontano. Il quadro, secondo alcuni documenti depositati, era già preoccupante nel 1969. In uno studio scientifico di carattere epidemiologico-statistico e ambientale effettuato all’arsenale militare di Taranto su 269 persone esaminate, già 27 persone presentavano sintomi di malattie asbesto correlate e per altri 42 casi c’era un’alta probabilità. Uno studio che a quanto pare però non è stato reso pubblico visto che il titolare della cattedra di Medicina del lavoro a Bari nel giugno del 1968 inviava una lettera a un generale della Direzione di sanità militare marittima di Taranto, chiedendo di iniziare questo studio epidemiologico e dando ampie rassicurazioni sulla riservatezza dell’operazione.