Il Parlamento europeo “sostiene il riconoscimento in linea di principio dello Stato di Palestina” sulla base dei confini del 1967, appoggiando la soluzione a due Stati con Gerusalemme capitale. La risoluzione, approvata con con 498 sì, 88 no e 111 astensioni, è stata il frutto della convergenza dei testi presentanti da cinque gruppi, quello del Ppe, del S&D, della sinistra Unita (Gue), dei liberali e dei Verdi, appoggiata anche da alcuni esponenti M5s come Massimo Castaldo e Ignazio Corrao.
Contraria alla decisione Forza Italia che, con tutta la delegazione, è uscita dall’aula al momento del voto per esprimere il proprio dissenso. A comunicarlo è la capogruppo Elisabetta Gardini: “Pur riconoscendo il lavoro fatto dal Ppe per mitigare le posizioni della sinistra europea, come delegazione di Forza Italia permangono rispetto al testo di questa risoluzione ancora delle ambiguità e troppe tracce della versione originaria a cominciare dal titolo. Per questo motivo, proprio per marcare politicamente il nostro dissenso, al momento del voto tutta la nostra delegazione ha abbandonato l’aula”. Se il senatore di Forza Italia, Lucio Malan, sostiene che la decisione non faciliterà il processo di pace, Nigel Farage, leader dell’Ukip, chiede l’annullamento del voto: “Il riconoscimento degli Stati è di competenza delle nazioni, non del Parlamento europeo che non ha questo potere: questo voto va annullato“.
“Un passo positivo ma non sufficiente”, così Mustafà Barghouti, dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), ha commentato la decisione. “La debolezza di questo voto – ha aggiunto Barghouti – è che associa il riconoscimento della Palestina alla ripresa dei negoziati con Israele. La nota positiva, invece, è il sostegno evidente di tutta la società civile europea ad uno stato autonomo palestinese”. Soddisfatto anche il presidente del gruppo Socialisti e Democratici, Gianni Pittella: “Quello di oggi è un giorno storico – ha detto -, un voto importante ai fini di un’apertura di un negoziato libero dal condizionamento degli estremisti. E’ la vittoria non di una parte ma di tutto il Parlamento europeo, la vittoria della pace”.
La scelta del Parlamento segue una strada che i Paesi dell’Ue hanno imboccato già da tempo, prendendo posizione contro la politica degli insediamenti portata avanti dal governo d’Israele guidato dal primo ministro, Benjamin Netanyahu.Una decisione che arriva a poche ore dall’annunciata presentazione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, da parte dello Stato di Palestina, della bozza che chiede la fine dell’occupazione israeliana in Cisgiordania. Nel documento, i palestinesi fissano al 2016 la scadenza per il ritiro israeliano dai territori occupati, ristabilendo così i confini del 1967. Ad annunciare le intenzioni dell’Anp è stato lo stesso ministro degli esteri, Riad Malki, secondo cui si sta lavorando a un compromesso che trovi d’accordo tutte le parti, per evitare uno scontro all’interno del Consiglio. Tensioni che dipendono molto dalla posizione che decideranno di assumere gli Stati Uniti, uno dei Paesi membri che ha il diritto di veto sulle decisioni del Consiglio. Nell’incontro di lunedì tra il Segretario di Stato americano, John Kerry, e il premier Netanyahu, il leader del Likud avrebbe chiesto agli Usa di esercitare questo potere per far sì che la bozza non venga approvata. Massimo riserbo da parte di Kerry sull’incontro con il primo ministro israeliano, anche se fonti palestinesi hanno dichiarato di essere già state informate dal Segretario di Stato della volontà degli Stati Uniti di mettere il veto sulla questione.
La presa di posizione del parlamento europeo, anche se non vincolante, muove comunque gli equilibri sulla prossima decisione del Consiglio di Sicurezza, cercando di spostare la discussione su posizioni favorevoli alla linea palestinese o, comunque, contrarie alla politiche espansionistica del governo di Tel Aviv.