Il Fatto Quotidiano lo aveva scritto il 10 dicembre scorso. Tra i soci della cooperativa 29 giugno di Salvatore Buzzi, l’uomo considerato il braccio operativo per gli appalti di Mafia Capitale, c’era anche Massimo Carminati, ritenuto il capo dell’organizzazione mafiosa per Procura di Roma e anche per il Tribunale del Riesame. Ed è proprio dal provvedimento di conferma del carcere del tribunale della Libertà per tutti i protagonisti dell’inchiesta, coordinata dal procuratore Giuseppe Pignatone, che viene confermata l’appartenenza dell’ex Nar alla cooperativa di Buzzi.
A raccontare che Carminati era socio era stato è Claudio Bolla (che non è indagato), braccio destro di Buzzi, parlando dell’ormai famosa cena di finanziamento per Matteo Renzi del 7 novembre. Bolla aveva raccontato che al tavolo c’erano cinque persone: oltre agli arrestati Buzzi e Guarany, c’erano due soci della cooperativa. Secondo Bolla Buzzi aveva faticato a portare le persone alla cena da 1000 euro a testa. “Abbiamo preso un tavolo alla cena del Pd, c’è Renzi, ti va di venire?”.
A quella cena però, secondo il racconto di Bolla, il gruppetto non era riuscito ad avvicinare il premier: “Abbiamo mangiato poco e male“. L’intento era quello di gravitare “intorno a quell’area politica, visto che non esiste più il finanziamento pubblico, la cooperativa s’è sentita in dovere di intervenire in favore del partito… “. Bolla aveva spiegato che Carminati lo incontrava in cooperativa: “Ho iniziato a incontrarlo alla fine del 2012 e le assicuro che non mi ha sorpreso per niente: la nostra cooperativa, che ha avuto al suo interno tante persone che hanno commesso reati gravi, è nata apposta per contribuire al loro reinserimento”. Quando qualcuno chiedeva a Buzzi di Carminati lui rispondeva: “È un lavoratore della cooperativa, un socio lavoratore”. Come confermato dal Tribunale del Riesame.