Quel 26 novembre 2010, il suo furgone bianco si aggirò per circa un’ora nei dintorni del centro sportivo di Brembate di Sopra. E poi si allontanò subito dopo l’uscita di Yara Gambirasio, che da lì a poco scomparirà. E’ questo l’ultimo indizio – riportato dal Corriere della Sera – su Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore 44enne che dal giugno scorso si trova nel carcere di Bergamo con l’accusa di aver ucciso la 13enne. Il nuovo particolare emerge dalle indagini sull’omicidio della ragazzina, ritrovata cadavere il 26 febbraio 2010 in un campo di Chignolo d’Isola.
Il mezzo del carpentiere di Mapello è stato catturato da alcune telecamere della zona visionate dai carabinieri. E un testimone, sentito per due volte nel corso delle indagini, ha raccontato di aver visto un furgone bianco cassonato, del tutto simile a quello di Massimo Bossetti, che, a velocità sostenuta, aveva svoltato per via Morlotti, proveniente da via Locatelli a Brembate tra le 18,40 e le 18,45, negli istanti, quindi, in cui Yara stava uscendo dalla palestra. Poi, dopo le 19, quando la ragazzina percorre il tragitto verso casa e sparisce, il mezzo di Bossetti non compare più nelle telecamere. Il teste è stato sentito nel 2010 e ha confermato la sua versione anche dopo l’arresto di Bossetti.
I militari dell’Arma sono arrivati alla conclusione che il mezzo visto nei filmati è quello di Bossetti grazie a indagini tecnico-scientifiche e alla collaborazione di un gruppo di ingegneri dell’Iveco. “Passavo sempre di lì quando uscivo da lavoro”, ha detto Bossetti. Anche se dalle indaginie emrge che quel giorno non era andato nel cantiere. Adesso, insieme al Dna lasciato sul corpo di Yara dall’assassino e compatibile con quello del muratore di Mapello, arriva un altro elemento contro Bossetti.