Lo conoscevano tutti per l’intervento contro il governo durante la maratona notturna per la legge di stabilità (“Stiamo votando il testo di Topolino”), oggi ha deciso di dimettersi dal Parlamento. Il senatore Giuseppe Vacciano però non se ne va da solo: con lui anche la collega Ivana Simeoni e il deputato Christian Iannuzzi (figlio della stessa Simeoni). Addio numero 24, 25 e 26, concordato con gli attivisti perché “il Movimento ha accantonato i suoi principi”. I grillini perdono altri pezzi. Sono i tre rappresentanti del meetup di Latina: la decisione, dicono, è arrivata dopo una riunione con il gruppo locale avvenuta nel weekend. I tre portavoce erano noti per essere critici con la linea ufficiale M5s, soprattutto dopo la nomina di un direttorio per guidare il gruppo, ma erano anche i tre che quasi mai si erano esposti sui giornali o avevano attaccato il gruppo apertamente.
“Lascio ai colleghi”, ha specificato Vacciano su Facebook. “e ovviamente al nostro garante la decisione sulla mia permanenza nel gruppo sino al momento dei definitivi saluti. Non ho alcun interesse in altri partiti, gruppi, movimenti, correnti e tanto meno nel continuare a svolgere attività politica di qualsiasi livello”. Il motivo per cui Vacciano ha mollato è nei cambiamenti degli ultimi tempi, dalle espulsioni dei colleghi Artini e Pinna fino alla nomina di un direttorio per guidare il gruppo: “In questi mesi più di una volta mi è sembrato che alcuni dei principi del Movimento 5 Stelle fossero messi in secondo piano o accantonati per un bene superiore, ho sempre esposto le mie perplessità in sede assembleare, ma ho continuato a seguire la linea delineata in attesa di tempi più sereni”. Su Twitter invece è intervenuto Iannuzzi: “Ho rassegnato dimissioni”, ha scritto,”con gli altri 2 portavoce di Latina. Il rispetto di principi e regole vale più di una poltrona”.
Vacciano, tra le voci critiche del gruppo soprattutto dopo la nomina del “direttorio”, fino a questo momento aveva deciso di restare nel gruppo. A Palazzo Madama, dove ora i 5 stelle si riducono a 37, Vacciano era il tesoriere del gruppo. Il primo problema il senatore lo ebbe pochi giorni dopo l’elezione. Fu tra i dieci dissidenti che votarono a favore della presidenza di Pietro Grasso. Per questo decise di presentare le sue dimissioni, ma un’assemblea congiunta scelse a maggioranza di non chiedere il voto della rete per la sua espulsione e il problema rientrò in pochi giorni. La vera rottura fu con la nomina del direttorio dei 5 deputati scelti per guidare il Movimento. Vacciano su Facebook aveva scritto: “Il rischio insito nel creare questo tipo di strutture è palese. Non è lo spirito con cui era nato il Movimento. Così perdiamo tutta la coerenza dell’uno vale uno e delle scelte dal basso”. Iannuzzi invece aveva annunciato di volersi dimettere da alcune settimane. Da sempre tra i malpancisti e mente attiva nel gruppo dei dissidenti, aveva deciso di cominciare a parlare dopo la nomina del “direttorio”. Il 7 dicembre scorso si è presentato all’open day organizzato a Parma da Federico Pizzarotti e anche lì aveva espresso le sue critiche alla nuova linea. In una conversazione online con gli attivisti espulsi di Occupy palco aveva detto: “Ci hanno rubato il Movimento”. Della Simeoni infine, si hanno poche notizie. Mamma di Iannuzzi e per questo legame più volte criticata (“la parentopoli grillina”), ha sempre avuto posizioni critiche ma non ha mai voluto esporsi apertamente.
Per i tre ora, la strada più probabile è quella dell’espulsione via blog. Le ultime dimissioni volontarie in blocco risalgono a febbraio 2014. Dopo la cacciata di Orellana, Bocchino, Campanelle e Battista, in quattro a Palazzo Madama decisero di scrivere a Grasso per “tornare a casa”: Maria Mussini, Monica Casaletto, Maurizio Romani, Alessandra Bencini e Laura Bignami. Tutti e quattro però sono stati poi espulsi senza votazione sul blog di Beppe Grillo. La stessa sorte ora potrebbe capitare a Iannuzzi, Vacciano e Simoeoni. Ma cosa succederà invece al Movimento? Una settimana fa l’addio di Tommaso Currò che ha votato la fiducia al governo. Poco meno di un mese prima le espulsioni di Massimo Artini e Paola Pinna. Il terremoto in casa 5 stelle continua, ma per il momento non porta a grandi sorprese. I tentativi di formare un gruppo al di fuori dei 5 stelle non hanno dato ancora risultati. I dissidenti escono in ordine sparso e a fatica trovano un accordo. Ci hanno provato con Artini che avrebbe potuto essere il punto di riferimento (insieme al senatore Romani) per una nuova formazione, ma dopo la puntata di “Piazza pulita” con la rivelazione della telefonata con Matteo Renzi sono stati troppi gli attacchi e le accuse di voler passare con il Pd. I critici restano a guardare, anche se il clima è di grande demoralizzazione. Gli occhi ora sono puntati su Walter Rizzetto, deputato critico e forse tra i pochi rimasti in grado di prendere la leadership di un gruppo. Ma per il momento resta dentro il Movimento 5 stelle.
Politica
M5s, lascia Vacciano senatore di ‘Votiamo Topolino’. Via anche Simeoni e Iannuzzi
I tre portavoce della provincia di Latina hanno presentato le loro dimissioni dal Senato in accordo con il Meeutup locale. Il portavoce a Palazzo Madama è stato protagonista pochi giorni fa della maratona per l'approvazione della legge di stabilità e il suo intervento contro il governo era stato pubblicato anche da Beppe Grillo
Lo conoscevano tutti per l’intervento contro il governo durante la maratona notturna per la legge di stabilità (“Stiamo votando il testo di Topolino”), oggi ha deciso di dimettersi dal Parlamento. Il senatore Giuseppe Vacciano però non se ne va da solo: con lui anche la collega Ivana Simeoni e il deputato Christian Iannuzzi (figlio della stessa Simeoni). Addio numero 24, 25 e 26, concordato con gli attivisti perché “il Movimento ha accantonato i suoi principi”. I grillini perdono altri pezzi. Sono i tre rappresentanti del meetup di Latina: la decisione, dicono, è arrivata dopo una riunione con il gruppo locale avvenuta nel weekend. I tre portavoce erano noti per essere critici con la linea ufficiale M5s, soprattutto dopo la nomina di un direttorio per guidare il gruppo, ma erano anche i tre che quasi mai si erano esposti sui giornali o avevano attaccato il gruppo apertamente.
“Lascio ai colleghi”, ha specificato Vacciano su Facebook. “e ovviamente al nostro garante la decisione sulla mia permanenza nel gruppo sino al momento dei definitivi saluti. Non ho alcun interesse in altri partiti, gruppi, movimenti, correnti e tanto meno nel continuare a svolgere attività politica di qualsiasi livello”. Il motivo per cui Vacciano ha mollato è nei cambiamenti degli ultimi tempi, dalle espulsioni dei colleghi Artini e Pinna fino alla nomina di un direttorio per guidare il gruppo: “In questi mesi più di una volta mi è sembrato che alcuni dei principi del Movimento 5 Stelle fossero messi in secondo piano o accantonati per un bene superiore, ho sempre esposto le mie perplessità in sede assembleare, ma ho continuato a seguire la linea delineata in attesa di tempi più sereni”. Su Twitter invece è intervenuto Iannuzzi: “Ho rassegnato dimissioni”, ha scritto,”con gli altri 2 portavoce di Latina. Il rispetto di principi e regole vale più di una poltrona”.
Vacciano, tra le voci critiche del gruppo soprattutto dopo la nomina del “direttorio”, fino a questo momento aveva deciso di restare nel gruppo. A Palazzo Madama, dove ora i 5 stelle si riducono a 37, Vacciano era il tesoriere del gruppo. Il primo problema il senatore lo ebbe pochi giorni dopo l’elezione. Fu tra i dieci dissidenti che votarono a favore della presidenza di Pietro Grasso. Per questo decise di presentare le sue dimissioni, ma un’assemblea congiunta scelse a maggioranza di non chiedere il voto della rete per la sua espulsione e il problema rientrò in pochi giorni. La vera rottura fu con la nomina del direttorio dei 5 deputati scelti per guidare il Movimento. Vacciano su Facebook aveva scritto: “Il rischio insito nel creare questo tipo di strutture è palese. Non è lo spirito con cui era nato il Movimento. Così perdiamo tutta la coerenza dell’uno vale uno e delle scelte dal basso”. Iannuzzi invece aveva annunciato di volersi dimettere da alcune settimane. Da sempre tra i malpancisti e mente attiva nel gruppo dei dissidenti, aveva deciso di cominciare a parlare dopo la nomina del “direttorio”. Il 7 dicembre scorso si è presentato all’open day organizzato a Parma da Federico Pizzarotti e anche lì aveva espresso le sue critiche alla nuova linea. In una conversazione online con gli attivisti espulsi di Occupy palco aveva detto: “Ci hanno rubato il Movimento”. Della Simeoni infine, si hanno poche notizie. Mamma di Iannuzzi e per questo legame più volte criticata (“la parentopoli grillina”), ha sempre avuto posizioni critiche ma non ha mai voluto esporsi apertamente.
Per i tre ora, la strada più probabile è quella dell’espulsione via blog. Le ultime dimissioni volontarie in blocco risalgono a febbraio 2014. Dopo la cacciata di Orellana, Bocchino, Campanelle e Battista, in quattro a Palazzo Madama decisero di scrivere a Grasso per “tornare a casa”: Maria Mussini, Monica Casaletto, Maurizio Romani, Alessandra Bencini e Laura Bignami. Tutti e quattro però sono stati poi espulsi senza votazione sul blog di Beppe Grillo. La stessa sorte ora potrebbe capitare a Iannuzzi, Vacciano e Simoeoni. Ma cosa succederà invece al Movimento? Una settimana fa l’addio di Tommaso Currò che ha votato la fiducia al governo. Poco meno di un mese prima le espulsioni di Massimo Artini e Paola Pinna. Il terremoto in casa 5 stelle continua, ma per il momento non porta a grandi sorprese. I tentativi di formare un gruppo al di fuori dei 5 stelle non hanno dato ancora risultati. I dissidenti escono in ordine sparso e a fatica trovano un accordo. Ci hanno provato con Artini che avrebbe potuto essere il punto di riferimento (insieme al senatore Romani) per una nuova formazione, ma dopo la puntata di “Piazza pulita” con la rivelazione della telefonata con Matteo Renzi sono stati troppi gli attacchi e le accuse di voler passare con il Pd. I critici restano a guardare, anche se il clima è di grande demoralizzazione. Gli occhi ora sono puntati su Walter Rizzetto, deputato critico e forse tra i pochi rimasti in grado di prendere la leadership di un gruppo. Ma per il momento resta dentro il Movimento 5 stelle.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".