Il senatore Altero Matteoli è indagato per corruzione e in Parlamento, da presidente della commissione Lavori pubblici del Senato, si occupa della legge sugli appalti. Il collega Antonio Azzollini è accusato di maxifrode per la costruzione del porto di Molfetta e nel frattempo a Roma presiede uno degli organi più importanti, specie nelle settimane della legge di stabilità: la commissione Bilancio di Palazzo Madama. Nell’ultima manovra sono comparsi 10 milioni proprio per lo scalo della città in cui era sindaco. L’ex ministro Nunzia De Girolamo è la vice della Giunta per le autorizzazioni: indagata per l’inchiesta Asl di Benevento, se mai la Procura dovesse chiedere il suo arresto, sarebbe lei stessa a doverselo votare. Sono alcuni tra presidenti e vicepresidenti di commissioni e giunte parlamentari: tre sono condannati e altri due hanno patteggiato la pena, nove sono indagati, tre imputati. Nel lungo elenco solo uno ha scelto di andarsene volontariamente: Salvatore Margiotta, senatore Pd condannato in appello per corruzione. E il presidente della Vigilanza Rai Roberto Fico lo ha annunciato come fosse una notizia.

La classe dirigente in Parlamento alla guida delle Commissioni si presenta così. Nessuno può chiedere di lasciare la carica, la Costituzione non lo prevede per tutelare la loro indipendenza. L’opportunità resta politica, ma nessuno pare voler muovere un dito. Eppure il ruolo di presidenti o dei loro vice in commissione non è irrilevante: hanno la possibilità di presentare testi di legge, dare priorità ad alcuni di questi, calendarizzare la loro discussione, esserne i relatori. Discutono l’agenda e hanno un compito di responsabilità. Sono 28 gli organi permanenti tra Camera e Senato, quattordici le commissioni bicamerali. Poi tre speciali, una mista, due monocamerali, due organismi interni e sette giunte. In totale 157 le cariche in questione.

Chi sta peggio è la cultura: a Montecitorio c’è Galan (Fi) che fa il presidente di commissione dai domiciliari, ma anche la vice (la montiana Ilaria Capua) è indagata: deve rispondere di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di virus. Il vice alle Politiche comunitarie alla Camera (Paolo Tancredi, Ncd) è accusato di essere coinvolto nella rifiutopoli abruzzese. Al presidente della commissione Affari sociali Pierpaolo Vargiu (un altro montiano) contestano 1 milione di euro di rimborsi per quando era consigliere regionale in Sardegna. Non manca Roberto Formigoni (Ncd) che guida la commissione agricoltura del Senato e riecco Claudio Fazzone: rinviato a giudizio per raccomandazioni all’Asl di Latina, è vice agli Affari costituzionali e pure membro della commissione antimafia (anche se è stato il più strenuo oppositore dello scioglimento per infiltrazioni del suo comune Fondi). Chiude la fila Donato Bruno, ex candidato di Forza Italia sfumato per la Consulta: è indagato per una consulenza, ma a Palazzo Madama presiede il consiglio di garanzia.

Commissione Cultura alla Camera: il presidente ha patteggiato, la vice è accusata di traffico illecito di virus
A guidare la Commissione cultura a Montecitorio è Giancarlo Galan. Deputato di Forza Italia, ex ministro alla cultura ed ex governatore del Veneto, ha patteggiato a 2 anni e 10 mesi la pena per corruzione nell’inchiesta sulle tangenti per il Mose a Venezia. Da ottobre è ai domiciliari nella sua villa vicino a Padova, ma nel frattempo tiene occupata la sua poltrona di presidente. Al suo fianco, Ilaria Capua. La virologa, scienziata di fama internazionale voluta da Mario Monti in Scelta civica, è indagata da aprile 2014 per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, abuso d’ufficio e traffico illecito di virus. L’inchiesta ha riguardato due filoni: lingua Blu e Aviaria. In quest’ultimo caso, in cui è coinvolta la deputata, le indagini hanno permesso di accertare l’utilizzo di “virus altamente patogeni dell’influenza aviaria, di provenienza illecita, al fine di produrre in forma clandestina specialità medicinali ad uso veterinario procedendo successivamente, sempre in forma illecita, alla loro commercializzazione e somministrazione agli animali avicoli di allevamenti intensivi”. A luglio, la Capua, che nei mesi ha sempre respinto le accuse, ha ricevuto l’avviso di fine indagine.

Commissione Politiche Ue alla Camera: il vice presidente e Rifiutopoli
Il deputato Paolo Tancredi è indagato per corruzione per la costruzione di un inceneritore a Teramo: secondo l’accusa promise di intervenire sulla legge regionale in cambio di un versamento da 20mila euro per il partito. “Fondi regolarmente registrati”, si è difeso il parlamentare. La sua posizione è stata stralciata dal filone principale del processo ed è passata da Pescara a Teramo e a febbraio 2013 è finito in carico alla procura di Roma. A Montecitorio è il vice dell’organo che si occupa di politiche dell’Unione europea e in commissione Bilancio è capogruppo per Ncd. Nel 2012 è stata la Giunta delle immunità al Senato a dover decidere sull’utilizzo delle intercettazioni di Tancredi e del collega Fabrizio Di Stefano: la richiesta è stata respinta.

Commissione Affari sociali a Montecitorio, il presidente e i rimborsi della Regione contestati
La legislatura in Regione Sardegna è sempre quella: anni dal 2004 al 2009, quando a Cagliari sedeva Paola Barracciu, ora sottosegretaria al ministero della Cultura, e pure Pierpaolo Vargiu, dal 2013 deputato di Scelta civica e presidente della commissione Affari sociali. Se alla prima i magistrati contestano spese per 78mila euro, al secondo in qualità di tesoriere dei Riformatori si chiede conto di circa un milione di euro. In Sardegna sono finiti nell’inchiesta per uso illecito di fondi 90 consiglieri.

Commissione Bilancio al Senato, Azzollini e la presunta maxifrode
Quando in giunta per le autorizzazioni si è dovuto votare sulla richiesta di usare le intercettazioni del senatore di Ncd Antonio Azzollini, i parlamentari Pd si sono riuniti in una stanza a parte. Il relatore Felice Casson (Pd) ha protestato, ma non è bastato per fermare il blocco del “no”. In Aula non c’è stato quasi nemmeno bisogno di verificare il voto: la maggioranza compatta ha respinto la richiesta della procura di Bari. Il presidente della commissione Bilancio, d’altronde, è una delle pedine fondamentali del governo Renzi: dal suo tavolo passano i dossier più importanti in materia di bilancio. Tanto che pochi giorni fa, nella legge di stabilità è comparso n emendamento che dà 10 milioni di euro per completare il porto di Molfetta. Quello per la cui stessa costruzione l’ex sindaco è indagato per truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, falso ideologico, violazioni delle norme ambientali, violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro e violenza e minaccia a pubblico ufficiale.

Commissione lavori pubblici al Senato, il Mose di Matteoli
E’ indagato per corruzione anche Altero Matteoli, presidente della commissione Lavori pubblici a Palazzo Madama. Senatore di Forza Italia ed ex ministro dell’Ambiente prima e delle infrastrutture poi con Berlusconi premier. L’inchiesta è quella per il sistema tangenti per la costruzione del Mose. Matteoli è finito nei guai per “120 milioni di euro” che sarebbero arrivati, secondo l’accusa, dall’amico imprenditore Erasmo Cinque. L’ipotesi è che l’esponente forzista abbia ricevuto denaro per una serie di bonifiche ambientali dei siti inquinati di Mestre. L’ex ministro ha sempre smentito, ma il tribunale dei ministri di Venezia ha chiesto l’autorizzazione a procedere. Il 12 novembre scorso Matteoli ha chiesto di essere ascoltato dalla giunta e ha detto di “essere totalmente estraneo alla vicenda”. Ora dovrà decidere la giunta e quindi l’Aula. Intanto Matteoli, da presidente della Commissione, segue il disegno di legge delega del governo sul recepimento delle direttive europee in materia di appalti pubblici e concessioni. “Ci avvarremo nel nostro lavoro”, ha detto, “anche del punto di vista del
presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone. Reputo importante ed urgente che le direttive europee nel settore degli appalti pubblici vengano recepite nella legislazione italiana”.

Commissione agricoltura al Senato, tutte le inchieste del presidente (Formigoni)
Plurindagato e imputato per corruzione. Roberto Formigoni, ex governatore della Lombardia e ora senatore del Nuovo centrodestra è stato scelto a inizio della legislatura per guidare la commissione Agricoltura a Palazzo Madama. Formigoni è indagato per corruzione e turbativa d’asta nell’inchiesta sul sistema della sanità lombarda ed è stato iscritto nel registro degli indagati per concussione nell’ambito dell’inchiesta su una discarica a Cremona. Ma soprattutto è imputato con l’accusa di aver ricevuto benefici personali per 8 milioni di euro (tra viaggi di lusso e l’acquisto a prezzo agevolato di una villa in Sardegna) in cambio dell’erogazione di fondi regionali alla fondazione Maugeri. A maggio scorso è iniziato il processo e ancora una volta, già come a inizio legislatura, i 5 stelle hanno chiesto le dimissioni da presidente di Commissione: “Un politico con un minimo di dignità avrebbe già rassegnato le proprie
 dimissioni”. Lo hanno detto in tanti, persino nella maggioranza (Pippo Civati, ad esempio), ma ancora non è successo nulla.

Commissione Affari costituzionali al Senato, Fazzone e l’Asl di Latina
Ex autista dell’ex ministro dell’interno Nicola Mancino, imputato nella trattativa Stato-mafia. Ma anche ex consigliere regionale del Lazio che si batté con tutte le sue forze per evitare lo scioglimento del suo comune di Fondi. Disse che avrebbe querelato il prefetto autore della relazione e alla fine bastarono le dimissioni del sindaco per bloccare ogni altra azione. Di Claudio Fazzone si parla ancora prima del suo ingresso in Parlamento tra le fila del Pdl (oggi è in Forza Italia). E quando ci arriva è per ricoprire posti che contano: membro della commissione antimafia e vicepresidente della commissione Affari costituzionali del Senato. Nel primo caso tra le proteste, nel secondo un po’ meno. Tuttavia Fazzone nel 2010 è stato rinviato a giudizio per abuso d’ufficio 
per presunte lettere di raccomandazione inviate 
all’ex manager dell’Asl di Latina: all’epoca il senatore forzista era
 presidente del consiglio regionale. Il processo è tuttora in corso. Nel marzo scorso Berlusconi l’ha nominato nel comitato di presidenza di Forza Italia.

Commissione difesa al Senato, il vicepresidente a processo con Verdini
La prima udienza sarà il prossimo 9 gennaio. A processo l’uomo delle riforme Denis Verdini e il senatore di Forza Italia e vice della commissione Difesa Riccardo Conti. Il rinvio a giudizio è arrivato al termine di un’indagine sulla vicenda legata alla plusvalenza di 19 milioni di euro nella compravendita di un immobile in via della Stamperia, nel centro di Roma da parte della società “Estate 2” dello stesso Riccardo Conti. Quest’ultimo è accusato di truffa aggravata, finanziamento illecito e omesso versamento all’erario. “Accuse totalmente infondate”, ha detto Verdini. Il 12 dicembre il tribunale di Brescia ha dichiarato fallita la società di Conti.

Giunta per le autorizzazioni alla Camera, la vicepresidente e l’Asl di Benevento
La vicepresidente dell’organo che deve decidere sulle richieste della procura sui singoli parlamentari è indagata. Nunzia De Girolamo, ex ministro del governo Letta e deputata del Nuovo centrodestra, ha ottenuto la poltrona dopo che Antonio Leone è stato eletto al Csm. Ma la De Girolamo è accusata di abuso d’ufficio, truffa e turbativa d’asta nell’inchiesta sulla Asl di Benevento. “Controllori e controllati”, protestarono i 5 stelle, “sono così la stessa persona. E se la Giunta dovesse votare il suo arresto, lei cosa farebbe?”. La difese Ignazio La Russa: “Non ci sono elementi per un procedimento di competenza della Giunta a carico della deputata. Polemica inutile”. Ma se dovesse succedere, ancora non è chiaro come sarebbe gestita la situazione.

Commissione parlamentare per l’infanzia, i voli di Stato della presidente Brambilla
Il Parlamento ha negato la richiesta della Corte d’appello e l’ex ministro del governo Berlusconi Michela Vittoria Brambilla non andrà a processo per abuso d’ufficio e peculato. Lo scrisse per la prima volta il Fatto Quotidiano nel 2010: alla deputata si contestavano due spostamenti con voli di stato “senza nessuna comprovata necessità istituzionale” (in uno di questi casi stava raggiungendo il suo comitato elettorale a Rimini). La procura aveva chiesto l’archiviazione, la Corte d’appello di Milano (collegio per i reati ministeriali) ha chiesto la trasmissione degli atti a Montecitorio perché la Brambilla fosse processata. L’Aula si è opposta (votarono contro solo i 5 stelle) e l’ex ministro è ancora alla guida della commissione per l’Infanzia e l’adolescenza.

Commissione vigilanza Rai, Margiotta “l’eroe”: si è dimesso da vicepresidente
Condannato e dimesso. Il senatore del Pd Salvatore Margiotta ha lasciato il posto di vicepresidente in commissione Vigilanza Rai. La decisione dopo la condanna in appello (in primo grado era stato assolto) a un anno e sei mesi di 
reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici (pena sospesa) 
per turbativa d’asta e corruzione in riferimento a un appalto
 per la costruzione del Centro Oli della Total in Basilicata. L’annuncio delle dimissioni l’ha dato il presidente della commissione Roberto Fico. Tra lo stupore generale.

Commissione d’inchiesta del Senato sugli infortuni sul lavoro: un vicepresidente è indagato, l’altro ha patteggiato
Il Nuovo centrodestra esprime solidarietà a Pietro Aiello, vicepresidente della Commissione d’inchiesta del Senato sugli infortuni sul lavoro: “Sta affrontando con dignità una vicenda che lo vedrà innocente”. Il 5 dicembre scorso il tribunale del Riesame di Catanzaro ha rigettato, per la seconda volta, la richiesta d’arresto per il parlamentare. Aiello è coinvolto con l’accusa di
voto di scambio nell’inchiesta “Perseo” contro le cosche della
’ndrangheta di Lamezia Terme (Calabria).
 Secondo la Dda di Catanzaro, in occasione delle
 elezioni regionali del 2010, l’allora candidato Pdl, 
avrebbe incontrato i boss Giuseppe Giampà e Saverio Cappello per
ottenere voti. Ma per la commissione d’inchiesta morti bianche non c’è solo la questione Aiello. L’altro vicepresidente, Giancarlo Serafini, senatore di Forza Italia, nel 1994 ha patteggiato la pena per corruzione per il periodo in cui era consigliere d’amministrazione dell’Inail. I pm lo avevano messo sotto accusa, insieme ad altri dirigenti, per un presunto sistema di tangenti che imprenditori privati sostenevano d’aver pagato per poter vendere immobili delle loro società ad Enti pubblici.

Consiglio di garanzia del Senato, i guai del previtiano Donato Bruno
Prima che fosse bruciato con la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati per una consulenza di 2,5 milioni di euro nel fallimento dell’ex colosso tessile Ittierre, è stato uno dei nomi di Forza Italia per la Corte costituzionale che avrebbe dovuto formare un ticket vincente con il candidato Pd Luciano Violante: in realtà naufragò tutto sotto i colpi di veti incrociati, franchi tiratori e fumate nere. Ma nonostante questo, Bruno resta alla sua poltrona di presidente del consiglio di garanzia al Senato, organo che deve decidere sui ricorsi dei dipendenti di Palazzo Madama contro le decisioni della commissione sentenziosa. A settembre il Fatto Quotidiano ha dato notizia del fatto che Bruno fosse indagato. La Procura di Isernia ha chiesto riserbo sulla questione. E lui ai cronisti ha risposto: “Io sono sereno e vado avanti. Ho dato mandato all’avvocato Coppi di tutelare la mia onorabilità”.

Commissione Ambiente del Senato, il vicepresidente e la truffa all’Inps
Vice della commissione Ambiente e indagato per truffa ai danni dell’Inps. Aldo Di Biagio, senatore di Per l’Italia, è accusato di associazione a delinquere nell’inchiesta sui 22 milioni di truffa all’Istituto di previdenza. “Il parlamentare”, scrive il gip nell’ordinanza del giugno 2013, “è risultato direttamente beneficiario finale di 443.589 euro costituiti da assegni circolari”. Di Biagio avrebbe avuto il ruolo di individuare i nominativi da sottoporre all’istituto di previdenza ed avere così i rimborsi da diverse migliaia di euro. Il senatore ribadisce la sua estraneità ai fatti e ha annunciato che rinuncerà all’immunità parlamentare.

Commissione Bilancio a Montecitorio, Capezzone e la diffamazione perché chiamò “teppisti” i giudici
Nel 2010 è la Cassazione a condannare definitivamente per diffamazione a mezzo stampa Daniele Capezzone. Oggi è portavoce di Forza Italia e presidente della commissione Bilancio alla Camera, il fatto invece risale al novembre 2002. A quel tempo il deputato era segretario dei Radicali e rivolgendosi al pm del processo per l’omicidio della studentessa Marta Russo parlò di “comportamenti teppistici” dei magistrati. Un giudizio che secondo i giudici andò oltre la semplice critica.

Commissione Industria al Senato, la vicepresidente condannata per i vestiti non pagati
Undicimila euro di vestiti non pagati nella boutique “By Gabrielli”. Paola Pelino, senatrice di Forza Italia e vice della commissione Industria, nel marzo 2013 è stata condannata in primo grado. Gli acquisti li fece nel 2009 in centro a Pescara, ma da quel giorno non aveva mai saldato i pagamenti. “Il mio collaboratore non mi ha consegnato gli scontrini fiscali”, si era difesa la Pelino. Per i giudici non è bastato, e lei ha annunciato ricorso in appello.

 Twitter: @martcasti

Aggiornato il 27 marzo 2018

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