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Sanità calabrese: il commissario e il comitato della speranza

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La sanità calabrese è in condizioni molto difficili: in rientro dal debito sanitario, ma senza la rete dell’assistenza ospedaliera e il commissario del governo, scaduto il generale Luciano Pezzi, nominato nello scorso settembre fino alla proclamazione del nuovo governatore regionale.

Le conclusioni della commissione ministeriale Serra-Riccio furono chiarissime e poco ricordate. Per i prefetti incaricati, la sanità calabrese mancava soprattutto sul piano organizzativo: troppa l’ingerenza della politica.

Federica-Monteleone_internaDopo la morte per malasanità dei giovani Federica Monteleone, Flavio Scutellà ed Eva Ruscio, il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, chiese al governo 4 ospedali nuovi, come se il problema più grosso fosse strutturale. Il ministero della Salute rispose positivamente e si avviarono le procedure nel 2008. Alla vigilia del 2015 non esiste uno solo dei quattro presìdi finanziati, anche con una quota minoritaria della Regione Calabria. Soprattutto, il piano di rientro dal debito sanitario ha risentito di un lungo stop conseguente alla condanna e decadenza di Giuseppe Scopelliti, governatore della Calabria e commissario del governo per la sanità. Dalla primavera scorsa, il vuoto di potere nella riorganizzazione della sanità regionale ha determinato una situazione complicata, anche con nomine dirigenziali contestate dai ministeri della Salute e dell’Economia e con norme sull’accreditamento sanitario poi impugnate dal governo centrale.

 

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dice che la Calabria è una priorità del governo. Ciononostante, il suo esecutivo non ha ancora nominato il nuovo commissario per il rientro dal debito sanitario, che Pd e Movimento Cinque Stelle chiedono sia il governatore Mario Oliverio, sul presupposto che debba avere, di là da tutto, la responsabilità politica della sanità.

Il tempo passa e i problemi rimangono tutti in Calabria. La riorganizzazione dei servizi sanitari è bloccata, come chiarito, dalla mancanza del commissario per il rientro. Le possibilità sono due: o il governo nomina Oliverio oppure un tecnico. Naturalmente, potrebbe – si spera, per coerenza, entro la fine dell’anno – affidare le responsabilità politiche al governatore eletto e gli aspetti burocratici del rientro sanitario ad altra figura, scelta per competenza.

Intanto, la società civile si sta facendo sentire sul futuro della sanità calabrese, in modo convinto e proprio dal basso. Da mesi è nato il comitato della valle del Savuto, in provincia di Cosenza, che chiede l’applicazione, dimenticata addirittura dal 2010, del D.p.g.r. 18/2010 che assegna un punto di prima emergenza all’intero comprensorio. Anche sotto Natale il comitato riempie le sale, riunisce i sindaci, come di recente nel borgo di Parenti (Cosenza), e fa politica al di là dei partiti. Si tratta di una battaglia comune da registrare in Calabria, spesso rassegnata o in attesa degli eventi. È un primo passo, a mio avviso molto significativo, per migliorare la sanità della regione, adesso nelle mani dello Stato.

 

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