Tito Boeri è il nuovo presidente dell’Inps, mentre l’imprenditore renziano Vincenzo Manes sarà consigliere “pro bono” del presidente del consiglio in materia di terzo settore. Lo ha annunciato il presidente del consiglio, Matteo Renzi, al termine del Consiglio dei ministri che ha varato il primo decreto attuativo sul Jobs act e l’amministrazione straordinaria dell’Ilva, chiudendo con tanti ringraziamenti la breve era di Tiziano Treu alla guida dell’istituto nazionale di previdenza.  “E’ una grande sfida. Spero di essere all’altezza del compito che mi è stato affidato. Sono grato della fiducia accordatami dal governo e sono cosciente del fatto che ci sono tante cose da fare”, ha commentato a caldo Boeri raggiunto telefonicamente da ilfattoquotidiano.it. L’Inps non naviga, infatti, in acque tranquille: l’ente previdenziale è finanziariamente sotto pressione perché è alle prese con un cambiamento epocale figlio sia del progressivo invecchiamento della popolazione italiana che del cambiamento del contesto di mercato, ma soprattutto delle nozze forzate con l’Inpdap, l’ex cassa dei dipendenti pubblici. “E’ quello che ho studiato lungo tutta la mia vita professionale”, ha ammesso rimandando alle prossime settimane un approfondimento delle tematiche relative ai punti dolenti dell’Istituto nazionale di previdenza.

Docente di Economia alla Bocconi ed ex consulente di Commissione Ue, Bce e Banca Mondiale, oltre che direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti, responsabile scientifico del festival dell’economia di Trento, co-fondatore de lavoce.info ed editorialista di Repubblica, Boeri è stato a lungo in predicato di un ingresso nel governo Renzi e in questi mesi non ha risparmiato dure critiche all’esecutivo. “Il governo è partito in quarta con un’agenda di riforme ambiziose e non è andata molto oltre gli annunci. Doveva fare un’altra cosa: doveva cominciarne una e portarla avanti fino in fondo. Bastava fare una cosa e farla bene”, aveva per esempio dichiarato a ilfattoquotidiano.it all’inizio di agosto. L’ultima stoccata in ordine cronologico, invece, riguarda da vicino proprio l’Inps e, in particolare, la riforma del sistema degli ammortizzatori sociali. “Per un’operazione del genere servirebbero 4 miliardi di euro. I 2,2 miliardi previsti dalla legge di Stabilità sono ancora troppo pochi. E, nel calcolo, non ho tenuto conto delle risorse necessarie per il sussidio ai disoccupati di lunga durata, che se fosse approvato sarebbe un intervento molto importante”, ha detto il professore a ilfattoquotidiano.it alla vigilia del cdm sul Jobs Act.

Quanto a Manes, cui fa capo la holding Intek che spazia dal rame (Kme) alle rinnovabili (ErgyCapital), è stato tra i finanziatori della Fondazione Open di Renzi e, per quanto riguarda il terzo settore, è presidente della Fondazione Dynamo che si occupa di implementare progetti “che rappresentino motori di cambiamento per le comunità di interesse” con un approccio di tipo imprenditoriale piuttosto che di volontariato in senso stretto. “Darà una mano a far partire il tema dell’innovazione sul sociale, sulla creazione di posti di lavoro legati a una diversa impostazione del terzo settore che smetta di essere il terzo per diventare il primo”, ha detto Renzi annunciando la novità. In una recente intervista a ilfattoquotidiano.it sulle proposte al governo per rilanciare il Paese, Manes aveva parlato di una tassa sugli attivi finanziari detenuti dalle famiglie italiane per “finanziare la creazione di imprese sociali e progetti innovativi in campo artistico e culturale, ambientale, turistico e scientifico e nel settore del welfare”. “E’ una proposta solo apparentemente utopistica: se oggi il terzo settore genera il 7% del Pil nazionale e occupa 950mila persone, una misura del genere potrebbe raddoppiare entrambi i valori. Il che significa che creerebbe circa 1 milione di posti di lavoro. Un risultato impossibile da ottenere, ormai, nel manifatturiero tradizionale”, era stata la conclusione.

Ha collaborato Fiorina Capozzi

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