A volte capita che Babbo Natale sia così buono da portare i suoi doni anche a chi non gli ha scritto la letterina. E’ il fortunato caso dei generali italiani, che pur non avendo ancora presentato l’elenco dei nuovi armamenti che desiderano – il famoso Libro Bianco della Difesa – hanno già ricevuto dal Parlamento un generosissimo buono-acquisto con il quale potranno comprare tutto ciò che vogliono. La legge di stabilità 2015 prevede infatti per l’anno venturo quasi 18 miliardi di spese militari, di cui oltre 5 miliardi per l’acquisito di nuovi armamenti: le stesse cifre del 2014, limate solo di poche centinaia di milioni.
Come di consueto, il budget militare complessivo è composto dal bilancio ufficiale del ministero della Difesa e dai finanziamenti, ormai strutturali, che gravano sui ministeri di Sviluppo Economico per i programmi di riarmo e su quello delle Finanze per le missioni militari all’estero. Un contributo che continua a suscitare polemiche anche in Parlamento – quest’anno hanno protestato formalmente i senatori cinquestelle Maurizio Santangelo e Bruno Marton – poiché sottrae preziose finanze al settore civile per destinarle a quello militare.
Nel 2015 il ministero della Pinotti disporrà per le forze armate – Carabinieri esclusi – di 14 miliardi di fondi propri, dei quali oltre 10 per il personale (in lieve aumento rispetto al 2014), poco più di un miliardo per le spese di esercizio (lieve calo) e 2,7 miliardi per nuovi armamenti, ai quali vanno sommati 2,8 miliardi di contributi Mise allo stesso scopo (in tutto circa 200 milioni in meno rispetto 2014) e quasi un miliardo del fondo Mef per le missioni militari all’estero (stessa cifra del 2014) “ormai diventato fonte di finanziamento integrativa indispensabile per pagare le spese di esercizio”, come osserva Francesco Vignarca di Rete Disarmo.
Il contributo del ministero dello Sviluppo Economico intitolato “Partecipazione al Patto Atlantico e ai programmi europei aeronautici, navali, aerospaziali e di elettronica professionale” comprende per il 2015 un miliardo e mezzo per nuovi aerei ed elicotteri (cifra destinata per metà ai cacciabombardieri Eurofighter, il resto diviso tra gli elicotteri militari Nh90 e Eh101 e i caccia da addestramento M346), circa 700 milioni per nuove navi da guerra (fregate Fremm e avvio del nuovo programma navale), almeno 200 milioni per i carri blindati Freccia e finanziamenti minori per il programma Forza Nec/Soldato Futuro per la digitalizzazione delle forze terrestri e per i satelliti spia Sicral 2.
Rimane invece integralmente a carico della Difesa il programma F35, compreso nei 2,7 miliardi di investimenti in armamenti. Per conoscere il relativo dettaglio di costo per il 2015 bisognerà aspettare a marzo la pubblicazione del Documento programmatico pluriennale della Difesa, nel quale si vedrà non solo se la spesa annuale prevista (644 milioni nel 2015 e 735 nel 2016) verrà ridimensionata, ma anche se i costi d’acquisizione dell’intero programma F35 (10 miliardi) verranno dimezzati come deciso dal Parlamento lo scorso 24 settembre. Uno scenario che Washington sta contrastando con ogni mezzo, come dimostra il ricatto dell’appalto di manutenzione internazionale assegnato all’Italia a condizione implicita che il programma rimanga così com’è.