L’ultimo ad invocarlo è stato il ministro di Ncd Maurizio Lupi: “Serve un dialogo tra i centristi e Forza Italia per il Quirinale”. E così dove non è riuscito il tempo, potrebbe arrivare la corsa per il Colle: a destra si cerca di ricompattare il fronte del Nuovo centrodestra-Udc di Angelino Alfano, il partito di Silvio Berlusconi e altri cespugli centristi come Gal, Per l’Italia e Scelta civica. L’ex Cavaliere ci lavora da qualche settimana: in ballo ci sono 240 grandi elettori e anche di questo parlerà con i fedelissimi nella riunione del 5 gennaio. Sul tavolo ancora nessun nome ufficiale. Anche se nel gioco per il Quirinale di franchi tiratori e voti segreti, è tornata l’eterna promessa del centrodestra italiano: Pier Ferdinando Casini. Nome “graditissimo” anche all’ala del ribelle forzista, Raffaele Fitto, in virtù della comune provenienza democristiana, potrebbe mettere d’accordo il fronte democristiano. Per di più il profilo di Casini sarebbe condiviso anche dal mondo popolare-cattolico-ex- margherita di Largo del Nazareno, che fra Montecitorio e Palazzo Madama annovera circa 200 parlamentari.
Da giorni Casini, ex Presidente della Camera oggi a capo della Commissione Affari esteri di Palazzo Madama, non proferisce parola. Sta lontano dai riflettori. E chiede agli amici di evitare pronunciare invano il suo nome. Insomma, si sta candidando al Quirinale. Addirittura, scorrendo l’archivio della rassegna stampa del 2014, l’ultima “vera” intervista politica risale allo scorso 26 aprile quando dalle colonne di Repubblica, a poche settimane dalla tornata elettorale delle europee, il leader dell’Udc rassicurò il premier Matteo Renzi: “Da Silvio sola tattica elettorale, alle fine le riforme si faranno e con il concorso di Forza Italia”. Per il resto, rarissime apparizioni televisione, e pochissime comparsate nel Transatlantico di Montecitorio. Segno che Casini sotto traccia inizia a pensarci. Rivela al fattoquotidiano.it un senatore centrista: “Al posto suo continuerei a non scoprire le carte. Casini potrebbe essere la soluzione dignitosa del nono-decimo scrutinio”.
E se al momento Berlusconi attende la prossima mossa del premier Matteo Renzi – i due probabilmente si incontreranno per l’ennesimo tagliando del Patto del Nazareno, che includerà la successione di Napolitano al Colle, all’indomani della chiusura del semestre Ue – quando il match entrerà nel vivo, l’ex Cavaliere potrebbe puntare le fiches sull’amico “Pier Ferdinando”, con il quale da mesi è tornato a dialogare. Casini si è spostato verso il centrodestra ma sarebbe una soluzione di “mediazione” dopo anni di scontri fra destra e sinistra che riconoscerebbe a Berlusconi il ruolo di “padre della patria”, e, soprattutto, quello di co-protagonista del percorso delle riforme. Di più, il nome del leader dell’Udc risponderebbe al profilo tracciato nelle scorse ore dal capogruppo dei senatori di Fi, Paolo Romani. Il quale, in un’intervista al Corriere, si è espresso in questi termini: “Non deve essere un tecnico perché avrà il compito di difendere l’Italia dai tecnici dall’Ue. E nemmeno uno che ha in tasca la tessera del Pd. E non deve essere uno che diventa il protagonista del gioco della politica come è stato Napolitano”. Insomma nella rosa dei “quirinabili” verrà certamente inserito quello dell’ex presidente della Camera. Il quale nel febbraio del 2013 diceva: “Sono troppo giovane per il Quirinale, ho bisogno di aspettare ancora un po’, sennò non soddisfo chi mi vuole mandare in pensione”.
Twitter: @GiuseppeFalci
Politica
Quirinale, Berlusconi lavora al fronte con Ncd. E spunta il nome di Casini
L'ex Cavaliere nelle prossime ore incontrerà i fedelissimi e si parlerà anche di strategie per il Colle. Obiettivo è quello di ricompattarsi con le altre forze di centrodestra. E tra le ipotesi ricompare il nome dell'ex presidente della Camera
L’ultimo ad invocarlo è stato il ministro di Ncd Maurizio Lupi: “Serve un dialogo tra i centristi e Forza Italia per il Quirinale”. E così dove non è riuscito il tempo, potrebbe arrivare la corsa per il Colle: a destra si cerca di ricompattare il fronte del Nuovo centrodestra-Udc di Angelino Alfano, il partito di Silvio Berlusconi e altri cespugli centristi come Gal, Per l’Italia e Scelta civica. L’ex Cavaliere ci lavora da qualche settimana: in ballo ci sono 240 grandi elettori e anche di questo parlerà con i fedelissimi nella riunione del 5 gennaio. Sul tavolo ancora nessun nome ufficiale. Anche se nel gioco per il Quirinale di franchi tiratori e voti segreti, è tornata l’eterna promessa del centrodestra italiano: Pier Ferdinando Casini. Nome “graditissimo” anche all’ala del ribelle forzista, Raffaele Fitto, in virtù della comune provenienza democristiana, potrebbe mettere d’accordo il fronte democristiano. Per di più il profilo di Casini sarebbe condiviso anche dal mondo popolare-cattolico-ex- margherita di Largo del Nazareno, che fra Montecitorio e Palazzo Madama annovera circa 200 parlamentari.
Da giorni Casini, ex Presidente della Camera oggi a capo della Commissione Affari esteri di Palazzo Madama, non proferisce parola. Sta lontano dai riflettori. E chiede agli amici di evitare pronunciare invano il suo nome. Insomma, si sta candidando al Quirinale. Addirittura, scorrendo l’archivio della rassegna stampa del 2014, l’ultima “vera” intervista politica risale allo scorso 26 aprile quando dalle colonne di Repubblica, a poche settimane dalla tornata elettorale delle europee, il leader dell’Udc rassicurò il premier Matteo Renzi: “Da Silvio sola tattica elettorale, alle fine le riforme si faranno e con il concorso di Forza Italia”. Per il resto, rarissime apparizioni televisione, e pochissime comparsate nel Transatlantico di Montecitorio. Segno che Casini sotto traccia inizia a pensarci. Rivela al fattoquotidiano.it un senatore centrista: “Al posto suo continuerei a non scoprire le carte. Casini potrebbe essere la soluzione dignitosa del nono-decimo scrutinio”.
E se al momento Berlusconi attende la prossima mossa del premier Matteo Renzi – i due probabilmente si incontreranno per l’ennesimo tagliando del Patto del Nazareno, che includerà la successione di Napolitano al Colle, all’indomani della chiusura del semestre Ue – quando il match entrerà nel vivo, l’ex Cavaliere potrebbe puntare le fiches sull’amico “Pier Ferdinando”, con il quale da mesi è tornato a dialogare. Casini si è spostato verso il centrodestra ma sarebbe una soluzione di “mediazione” dopo anni di scontri fra destra e sinistra che riconoscerebbe a Berlusconi il ruolo di “padre della patria”, e, soprattutto, quello di co-protagonista del percorso delle riforme. Di più, il nome del leader dell’Udc risponderebbe al profilo tracciato nelle scorse ore dal capogruppo dei senatori di Fi, Paolo Romani. Il quale, in un’intervista al Corriere, si è espresso in questi termini: “Non deve essere un tecnico perché avrà il compito di difendere l’Italia dai tecnici dall’Ue. E nemmeno uno che ha in tasca la tessera del Pd. E non deve essere uno che diventa il protagonista del gioco della politica come è stato Napolitano”. Insomma nella rosa dei “quirinabili” verrà certamente inserito quello dell’ex presidente della Camera. Il quale nel febbraio del 2013 diceva: “Sono troppo giovane per il Quirinale, ho bisogno di aspettare ancora un po’, sennò non soddisfo chi mi vuole mandare in pensione”.
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Ucraina, summit a Parigi: Meloni frena sull’invio di truppe. E Scholz: “Sbagliato parlare di militari Ue sul terreno”. Starmer: “Per la pace vitali le garanzie Usa”
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Russia ancora contro Mattarella: ‘Parallelo con Hitler? Conseguenze’. Ovazione in Aula per il Presidente. M5s: “Noi non l’avremmo detto”
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Conte lancia la piazza anti-governo: “Stanchi di prese in giro”. Schlein: “Ci siamo, organizziamola insieme”
La Paz, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Almeno 30 persone sono morte a causa di un incidente che ha coinvolto un autobus passeggeri, precipitato in un burrone profondo 800 metri nella città di Yocalla, nel sud della Bolivia. Lo ha riferito la polizia locale.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos) - Secondo quanto riportato dall'emittente statale israeliana Kan, citando diverse fonti, il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, non fa più parte del team incaricato delle trattative per la liberazione degli ostaggi. Fonti a conoscenza dei dettagli affermano che Bar potrebbe unirsi a una delegazione in futuro se si svolgeranno i negoziati sulla fase due.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Prosegue la protesta di Azione alla Camera sul decreto Milleproroghe: il capogruppo Matteo Richetti e la vicecapogruppo Elena Bonetti lasciano i lavori in corso nelle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio. “Dopo il tempo sprecato dal governo nella discussione al Senato alla ricerca di una composizione delle divisioni interne, il testo del decreto è stato trasferito alla Camera solo questa mattina e approderà in Aula nella giornata domani. Alle Commissioni riunite – dichiarano Richetti e Bonetti – non restano che poche ore di esame notturno, una scelta che rende inutile ogni confronto di merito sulle misure contenute nel provvedimento e offende profondamente la funzione parlamentare e la dignità dei deputati membri. Se il governo intende ridurci a figuranti, abbia almeno la decenza di assumersene la responsabilità davanti al Paese. Noi non li aiuteremo”. Azione aveva già espresso nella mattinata la propria contrarietà al ripetuto ricorso alla fiducia, rendendo noto di non aver presentato, per questa ragione, emendamenti al decreto Milleproroghe.
Beirut, 17 feb. (Adnkronos) - Il governo libanese ha annunciato di aver approvato una risoluzione secondo cui soltanto lo Stato potrà possedere armi. La risoluzione chiede di fatto il disarmo di Hezbollah e include l'impegno a rispettare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Ha ribadito le perplessità sul formato del vertice di Parigi, sull'invio di truppe europee in Ucraina e la necessità di percorrere strade che prevedano il coinvolgimento degli Stati Uniti. Queste le linee, a quanto si apprende, dell'intervento della premier Giorgia Meloni oggi al summit a Parigi convocato da Emmanuel Macron alla presenza del britannico Keir Starmer, del premier olandese, Dick Schoof, del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del capo del governo polacco Donald Tusk e del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. All'Eliseo anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte e i vertici Ue, Antonio Costa e Ursula von der Leyen.
Meloni, a quanto si apprende, ha sottolineato di aver voluto essere presente per non rinunciare a portare il punto di vista dell’Italia, ma di avere espresso le sue perplessità riguardo un formato che, a suo giudizio, esclude molti Paesi, a partire da quelle più esposti al rischio di estensione del conflitto, anziché includere, come sarebbe opportuno fare in una fase storica come questa. Anche perché, avrebbe rimarcato la premier, la guerra in Ucraina l’abbiamo pagata tutti.
Per l'Italia le questioni centrali rimangono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, perché senza queste ogni negoziato rischia di fallire. Quindi Meloni avrebbe rimarcato l'utilità di un confronto tra le varie ipotesi in campo, osservando come quella che prevede il dispiegamento di soldati europei in Ucraina appaia come la più complessa e forse la meno efficace. Una strada su cui l'Italia avrebbe mostrato le sue perplessità al tavolo.
Secondo Meloni, a quanto viene riferito, andrebbero esplorate altre strade che prevedano il coinvolgimento anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana. La premier avrebbe definito una sferzata sul ruolo dell'Europa quella lanciata dall'amministrazione Usa ma ricordando che prima di questa analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee. È una sfida, avrebbe quindi sottolineato, per essere più concreti e concentrarsi sulle cose davvero importanti, come la necessità di difendere la nostra sicurezza a 360 gradi, i nostri confini, i nostri cittadini, il nostro sistema produttivo.
Secondo la presidente del Consiglio sono i cittadini europei a chiederlo: non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi.
Meloni avrebbe quindi rimarcato come il formato del summit all'Eliseo non vada considerato come un formato anti-Trump. Tutt’altro. Gli Stati Uniti lavorano a giungere ad una pace in Ucraina e noi dobbiamo fare la nostra parte, la sollecitazione della premier italiana. Meloni infine, sempre a quanto si apprende, avrebbe manifestato condivisione per il senso della parole del Vice Presidente degli Stati Uniti Vance, ricordando di aver espresso concetti simili in precedenza. Ancora prima di garantire la sicurezza in Europa, avrebbe sottolineato Meloni, è necessario sapere che cosa stiamo difendendo.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - "La Russia minaccia tutta l'Europa". Lo ha detto la premier danese Mette Frederiksen dopo i colloqui di emergenza a Parigi sul cambiamento di politica degli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina.
La guerra in Ucraina riguarda i "sogni imperialisti di Mosca, di costruire una Russia più forte e più grande, e non credo che si fermeranno in Ucraina", ha detto ai giornalisti, mettendo in guardia gli Stati Uniti dai tentativi di concordare un cessate il fuoco "rapido" che darebbe alla Russia la possibilità di "mobilitarsi di nuovo, attaccare l'Ucraina o un altro paese in Europa".
Parigi, 17 feb. (Adnkronos) - "Oggi a Parigi abbiamo ribadito che l'Ucraina merita la pace attraverso la forza. Una pace rispettosa della sua indipendenza, sovranità, integrità territoriale, con forti garanzie di sicurezza. L'Europa si fa carico della sua intera quota di assistenza militare all'Ucraina. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un rafforzamento della difesa in Europa". Lo ha scritto su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.