Massimo Mucchetti, senatore Pd e presidente della commissione Industria di Palazzo Madama, spara alzo zero sulla gestione da parte del governo dell’affaire “salva Berlusconi”, il famigerato articolo 19 bis, inserito nel decreto attuativo della delega fiscale varato il 24 dicembre, che nella forma attuale potrebbe consentire all’ex Cavaliere di chiedere la cancellazione della condanna per frode fiscale. Giovedì Mucchetti ha chiesto che il premier Matteo Renzi si presenti in aula per “raccontarci per filo e per segno come siano andate le cose” nelle fasi della messa a punto del testo e del suo approdo nel Consiglio dei ministri da cui è uscito con quel riferimento al 3% del reddito imponibile come soglia sotto la quale l’evasione fiscale non è punibile. Ma la proposta, a cui si sono associate minoranza Pd, Lega, M5s e Sel, non è stata presa in considerazione, durante la conferenza dei capigruppo del Senato “né dalla maggioranza né dal governo”. Loredana De Petris, capogruppo di Sel e del gruppo misto, al termine della riunione ha fatto sapere che la richiesta di metterla in calendario per giovedì 15 gennaio è stata bocciata.
“A noi interessa capire come si svolge il processo decisionale, perché molto spesso la forma è sostanza”, aveva detto in aula l’ex vicedirettore ad personam del Corriere della Sera. Che a ilfattoquotidiano.it ha spiegato: “Non voglio entrare nel merito della norma ma pongo il problema della governance (le regole di funzionamento, ndr) dell’istituzione governo e del suo rapporto con l’istituzione Parlamento. Le Camere hanno approvato una delega a cui il governo doveva dare attuazione: ora è necessario che l’aula sappia quale testo sia stato licenziato dal ministero dell’Economia, quale sia arrivato sul tavolo del Consiglio dei ministri, se sia lo stesso o abbia subito modifiche. E in quel caso da chi siano state fatte, come e perché”. Di chi sia, insomma, la famosa “manina” che ha inserito quell’articolo. Anche se ormai da giorni Renzi si è assunto la piena responsabilità del contenuto del decreto delegato, e mercoledì durante l’assemblea Pd alla Camera si è “scusato” dicendo che “può succedere di non fare le cose fatte bene”. Pur continuando a negare che si tratti di una norma “ad personam o contra personam”.
Per questo Mucchetti ha auspicato che la presidenza del Senato “in tempi utili e ragionevoli trovi il modo di far venire in aula la presidenza del Consiglio per dare alcune informazioni che sinteticamente riassumano i fatti”. La richiesta di informativa è “condivisa dal Pd”, ha chiarito il senatore e vicepresidente del gruppo Giorgio Tonini, “ma i contenuti espressi dal senatore Mucchetti impegnano il senatore stesso e non il Pd”.
Mucchetti nel suo intervento ha anche chiesto di sapere se sul provvedimento “ci sia stato un dibattito” e in base “a quali procedure è stato deciso di ritirarlo”, rimandando l’invio alle Camere al 20 febbraio. Dall’informativa “è possibile che non emerga nulla di speciale, ma potrebbe anche emergere un funzionamento non perfetto della formazione delle decisioni politiche. Nelle società per azioni a capitale diffuso, che sono qualcosa di meno dell’azienda Italia, si usa fare ricorso alle regole della ‘corporate governance’ per avere la fiducia dei propri azionisti. E credo che anche l’Italia meriti una ‘political governance’, anche per la dignità delle Camere”.
Anche la Lega Nord ha presentato una mozione che chiede al governo di “riferire al Senato sul tetto del 3% per gli evasori”. “Si faccia chiarezza sul blitz natalizio”, ha detto il senatore leghista Stefano Candiani. “C’è puzza di presa in giro, Renzi ha bluffato: prima ha divagato poi ha ammesso”. Non vorrei che il 19-bis fosse una garanzia di impunità per le lobby, proprio mentre ci si interroga su una norma a loro dedicata”. E ancora: “Non sono ammesse leggi né ad personam né contra personam. Nessuna scappatoia per chi evade il fisco, non tolleriamo autorizzazioni a delinquere“.
Intanto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, a L’Aria che tira, è tornato all’attacco: “Abbiamo inventato l’evasione in proporzione“, ha ripetuto poi Bersani. “Non esiste in nessun posto al mondo una cosa così. Un falso contabile, anche di un euro, è un reato. In tutto il mondo”. Bersani ha fatto un parallelo con il Jobs Act e la norma sui licenziamenti disciplinari: “Sta venendo fuori un’idea di società che non mi piace: per i lavoratori facciamo all’americana e per gli evasori all’italiana. Ci sono dei punti limite”.