Colpi di kalashnikov. Una caccia all’uomo senza precedenti. Due blitz. Ostaggi e cadaveri. Venti in tutto, tra questi quelli dei killer: i fratelli Chérif e Said Kouachi e Amedy Coulibaly. Sono trascorse così le ultime 55 ore a Parigi, scandite dalla paura e dalla morte. Inizia tutto mercoledì 7 gennaio. Con la strage nella redazione di Charlie Hebdo.
Mancano pochi minuti alle 12, poco prima, alle 11 e 28, sul profilo Twitter della rivista viene pubblicata una vignetta del leader dello Stato islamico Abu Bakr al-Baghdadi, che augura a tutti “buona salute”. I giornalisti del settimanale satirico francese stanno tenendo una riunione nella sede di Boulevard Richard Lenoir. Due uomini armati con fucili d’assalto e con il volto coperto sono entrano. Aprono il fuoco. Fulminano 12 persone. Alle 11 e 57 trapelano le prime notizie degli spari.
Alle 12 e 17 iniziano a circolare le testimonianze dell’attacco. Nelle riprese girate da alcune persone si vedono gli uomini armati freddare un poliziotto ferito, a terra, inerme. Alle 12 e 46 scatta lo stato di massima allerta nella capitale: i due, forse tre, assalitori sono sfrecciano in auto per le strade della città, coprendo la fuga con spari. Alle 12 e 54 le prime parole del presidente francese Francois Hollande vicino al luogo della mattanza: “Combattiamo contro le minacce e puniremo gli assalitori”, dichiara Hollande in un intervento vicino al luogo della strage. Alle 12 e 59 viene pubblicato il primo tweet con l’hashtag #JeSuisCharlie. Da tutto il mondo arriva la solidarietà nei confronti delle vittime.
Alle 14 e 30 emerge la notizia che tra le vittime ci sono tre disegnatori e il direttore di Charlie Hebdo, Stéphane Charbonnier, noto come Charb. Alle 15 e 13 il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve afferma che “tre criminali” sono coinvolti nell’attacco. La sera migliaia di persone si radunano nella Place de la Republique a Parigi, al Trafalgar Square di Londra e in altri luoghi in tutto il mondo per ricordare le vittime. Sui cartelli la scritta: “Je suis Charlie”. Intanto le forze dell’ordine danno la caccia ai terroristi. Alle 23 poliziotti armati fanno blitz in un appartamento di Reims, a est di Parigi. Ma il primo giorno si conclude con 12 morti e nessuna traccia dei killer.
E’ nella notte dell’8 gennaio che affiorano le prime informazioni sui presunti assalitori. Alle 2 e 41 emerge la notizia che il più giovane dei sospetti, il 18enne Hamyd Mourad, si è consegnato alla polizia dopo aver visto il proprio nome nei notiziari. Poco dopo la polizia diffonde le foto degli altri due sospetti, i fratelli Said e Chérif Kouachi. Alle 7 e 58 il primo ministro francese Manuel Valls annuncia che alcune persone sono state arrestate nella notte. I due sospetti, riferisce Valls, erano noti ai servizi di sicurezza. Alle 9 e 45 i media riferiscono di una seconda sparatoria tra le strade di Parigi: due persone, tra cui una poliziotta, restano gravemente ferite da un uomo che ha aperto il fuoco con un fucile automatico a Montrouge, periferia sud della capitale. L’agente di polizia muore poco dopo.
Media locali riferiscono che alcune moschee in Francia sono state attaccate dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo. Alle 11 e 25 i due presunti autori dell’attacco contro la rivista sono avvistati in una stazione di servizio nel nord della Francia. Alle 14 e 32 vengono dissolti i dubbi sulla matrice della strage a Charlie Hebdo: bandiere jihadiste e bombe molotov vengono trovate in un’auto abbandonata dagli assalitori. Alle 14 e 50 le autorità annunciano che l’uccisione della poliziotta a Montrouge è trattata come “un attacco terroristico”. Alle 16 e 30 la massima allerta viene estesa a nord di Parigi, dove erano stati visti i sospetti. Le ricerche continuano nel pomeriggio. Alle 21 le luci della Torre Eiffel vengono spente in omaggio alle vittime dell’attacco. Intanto centinaia di poliziotti pesantemente armati circondano i boschi nella Foret de Retz, poco più di 50 chilometri da Parigi. Ma i due sospetti sono braccati, ma ancora in fuga.
Venerdì 9 gennaio comincia con degli spari durante l’inseguimento di un’auto a nordest di Parigi, intorno alle 9 e 20. Alle 9.45 la svolta, annunciata dal ministro dell’Interno Cazeneuve: è in corso un’operazione delle forze di sicurezza a Dammartin-en-Goele, a 50 chilometri dalla capitale, dove sono stati dispiegati elicotteri della polizia. Alle 9 e 50 la notizia secondo cui due persone sarebbero state prese in ostaggio nella sede dell’azienda Creation Tendance Decouverte building, in una zona industriale di Dammartin-en-Goele, vicino all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi.
La polizia francese afferma di avere la “quasi certezza” che i due individui trincerati nell’impresa a Dammartin-en-Goele siano i fratelli Kouachi. Sono le 13 e 44 quando vengono uditi colpi d’arma da fuoco a Porte de Vincennes, nella zona sud di Parigi, e una persona rimane ferita. Alle 14 una fonte della polizia francese conferma che il sequestratore che ha sparato a Porte de Vincennes, prendendo in ostaggio almeno cinque persone in un negozio kosher, è l’uomo ricercato in relazione alla sparatoria di ieri a Montrouge, in cui è stata uccisa una poliziotta. Alle 15.03 per l’attacco di giovedì a Montrouge, risultano ricercate due persone e non solo un giovane come si sapeva finora. Si tratta di Amedy Coulibaly, presunto responsabile della sparatoria e della presa d’ostaggi a Port de Vincennes, e di una donna identificata come Hayat Boumeddiene.
Ore 17 spari a Dammartin-en-Goele, accompagnati da forti esplosioni e avvengono nell’azienda dove le forze di sicurezza hanno circondato i due sospetti. Alle 17.16 esplosioni e spari anche a Porte de Vincennes. Alle 17 e 20 i due sospetti per l’assalto alla sede di Charlie Hebdo rimangono uccisi nell’assalto a Dammartin-en-Goele. Secondo Le Parisien, inoltre, i due sarebbero usciti aprendo il fuoco contro le forze dell’ordine nel corso dell’assalto prima di essere eliminati. Alle 17 e 26 Le Monde riporta che anche l’uomo che si era asserragliato a Porte de Vincennes è morto, si tratta di Amedy Coulibaly. Immagini televisive mostrano alcuni ostaggi che si trovavano nel supermercato kosher sono stati evacuati. Ore 17 e 34, la persona che era stata presa in ostaggio dai fratelli Kouachi è indenne e libera.
Alle 18 la polizia fa sapere che quattro degli ostaggi del supermercato di Porte de Vincennes sono morti. Mentre Hayat Boumeddiene, compagna di Amedy Coulibaly, è ancora in fuga e armata. La sua cattura metterà fine ai tre lunghi giorni di Parigi.
Mondo
Da Charlie Hebdo al supermarket kosher: Parigi, tre giorni di paura e venti morti
Mercoledì 7 gennaio la strage nella redazione. Poi una caccia all'uomo senza precedenti. Venerdì i due blitz delle forze dell'ordine che si sono conclusi con la morte dei fratelli Chérif e Said Kouachi e di Amedy Coulibaly. Ma resta ancora in fuga una complice
Colpi di kalashnikov. Una caccia all’uomo senza precedenti. Due blitz. Ostaggi e cadaveri. Venti in tutto, tra questi quelli dei killer: i fratelli Chérif e Said Kouachi e Amedy Coulibaly. Sono trascorse così le ultime 55 ore a Parigi, scandite dalla paura e dalla morte. Inizia tutto mercoledì 7 gennaio. Con la strage nella redazione di Charlie Hebdo.
Mancano pochi minuti alle 12, poco prima, alle 11 e 28, sul profilo Twitter della rivista viene pubblicata una vignetta del leader dello Stato islamico Abu Bakr al-Baghdadi, che augura a tutti “buona salute”. I giornalisti del settimanale satirico francese stanno tenendo una riunione nella sede di Boulevard Richard Lenoir. Due uomini armati con fucili d’assalto e con il volto coperto sono entrano. Aprono il fuoco. Fulminano 12 persone. Alle 11 e 57 trapelano le prime notizie degli spari.
Alle 12 e 17 iniziano a circolare le testimonianze dell’attacco. Nelle riprese girate da alcune persone si vedono gli uomini armati freddare un poliziotto ferito, a terra, inerme. Alle 12 e 46 scatta lo stato di massima allerta nella capitale: i due, forse tre, assalitori sono sfrecciano in auto per le strade della città, coprendo la fuga con spari. Alle 12 e 54 le prime parole del presidente francese Francois Hollande vicino al luogo della mattanza: “Combattiamo contro le minacce e puniremo gli assalitori”, dichiara Hollande in un intervento vicino al luogo della strage. Alle 12 e 59 viene pubblicato il primo tweet con l’hashtag #JeSuisCharlie. Da tutto il mondo arriva la solidarietà nei confronti delle vittime.
Alle 14 e 30 emerge la notizia che tra le vittime ci sono tre disegnatori e il direttore di Charlie Hebdo, Stéphane Charbonnier, noto come Charb. Alle 15 e 13 il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve afferma che “tre criminali” sono coinvolti nell’attacco. La sera migliaia di persone si radunano nella Place de la Republique a Parigi, al Trafalgar Square di Londra e in altri luoghi in tutto il mondo per ricordare le vittime. Sui cartelli la scritta: “Je suis Charlie”. Intanto le forze dell’ordine danno la caccia ai terroristi. Alle 23 poliziotti armati fanno blitz in un appartamento di Reims, a est di Parigi. Ma il primo giorno si conclude con 12 morti e nessuna traccia dei killer.
E’ nella notte dell’8 gennaio che affiorano le prime informazioni sui presunti assalitori. Alle 2 e 41 emerge la notizia che il più giovane dei sospetti, il 18enne Hamyd Mourad, si è consegnato alla polizia dopo aver visto il proprio nome nei notiziari. Poco dopo la polizia diffonde le foto degli altri due sospetti, i fratelli Said e Chérif Kouachi. Alle 7 e 58 il primo ministro francese Manuel Valls annuncia che alcune persone sono state arrestate nella notte. I due sospetti, riferisce Valls, erano noti ai servizi di sicurezza. Alle 9 e 45 i media riferiscono di una seconda sparatoria tra le strade di Parigi: due persone, tra cui una poliziotta, restano gravemente ferite da un uomo che ha aperto il fuoco con un fucile automatico a Montrouge, periferia sud della capitale. L’agente di polizia muore poco dopo.
Media locali riferiscono che alcune moschee in Francia sono state attaccate dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo. Alle 11 e 25 i due presunti autori dell’attacco contro la rivista sono avvistati in una stazione di servizio nel nord della Francia. Alle 14 e 32 vengono dissolti i dubbi sulla matrice della strage a Charlie Hebdo: bandiere jihadiste e bombe molotov vengono trovate in un’auto abbandonata dagli assalitori. Alle 14 e 50 le autorità annunciano che l’uccisione della poliziotta a Montrouge è trattata come “un attacco terroristico”. Alle 16 e 30 la massima allerta viene estesa a nord di Parigi, dove erano stati visti i sospetti. Le ricerche continuano nel pomeriggio. Alle 21 le luci della Torre Eiffel vengono spente in omaggio alle vittime dell’attacco. Intanto centinaia di poliziotti pesantemente armati circondano i boschi nella Foret de Retz, poco più di 50 chilometri da Parigi. Ma i due sospetti sono braccati, ma ancora in fuga.
Venerdì 9 gennaio comincia con degli spari durante l’inseguimento di un’auto a nordest di Parigi, intorno alle 9 e 20. Alle 9.45 la svolta, annunciata dal ministro dell’Interno Cazeneuve: è in corso un’operazione delle forze di sicurezza a Dammartin-en-Goele, a 50 chilometri dalla capitale, dove sono stati dispiegati elicotteri della polizia. Alle 9 e 50 la notizia secondo cui due persone sarebbero state prese in ostaggio nella sede dell’azienda Creation Tendance Decouverte building, in una zona industriale di Dammartin-en-Goele, vicino all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi.
La polizia francese afferma di avere la “quasi certezza” che i due individui trincerati nell’impresa a Dammartin-en-Goele siano i fratelli Kouachi. Sono le 13 e 44 quando vengono uditi colpi d’arma da fuoco a Porte de Vincennes, nella zona sud di Parigi, e una persona rimane ferita. Alle 14 una fonte della polizia francese conferma che il sequestratore che ha sparato a Porte de Vincennes, prendendo in ostaggio almeno cinque persone in un negozio kosher, è l’uomo ricercato in relazione alla sparatoria di ieri a Montrouge, in cui è stata uccisa una poliziotta. Alle 15.03 per l’attacco di giovedì a Montrouge, risultano ricercate due persone e non solo un giovane come si sapeva finora. Si tratta di Amedy Coulibaly, presunto responsabile della sparatoria e della presa d’ostaggi a Port de Vincennes, e di una donna identificata come Hayat Boumeddiene.
Ore 17 spari a Dammartin-en-Goele, accompagnati da forti esplosioni e avvengono nell’azienda dove le forze di sicurezza hanno circondato i due sospetti. Alle 17.16 esplosioni e spari anche a Porte de Vincennes. Alle 17 e 20 i due sospetti per l’assalto alla sede di Charlie Hebdo rimangono uccisi nell’assalto a Dammartin-en-Goele. Secondo Le Parisien, inoltre, i due sarebbero usciti aprendo il fuoco contro le forze dell’ordine nel corso dell’assalto prima di essere eliminati. Alle 17 e 26 Le Monde riporta che anche l’uomo che si era asserragliato a Porte de Vincennes è morto, si tratta di Amedy Coulibaly. Immagini televisive mostrano alcuni ostaggi che si trovavano nel supermercato kosher sono stati evacuati. Ore 17 e 34, la persona che era stata presa in ostaggio dai fratelli Kouachi è indenne e libera.
Alle 18 la polizia fa sapere che quattro degli ostaggi del supermercato di Porte de Vincennes sono morti. Mentre Hayat Boumeddiene, compagna di Amedy Coulibaly, è ancora in fuga e armata. La sua cattura metterà fine ai tre lunghi giorni di Parigi.
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Georgescu escluso dalle elezioni in Romania: la decisione della Corte costituzionale è un bando definitivo
Verona, 11 mar. (Adnkronos) - "Per il primo anno saremo presenti a Monaco di Baviera, alla Fiera Transport Logistics, insieme a Friuli ed Emilia Romagna. Sarà importante portare l’esperienza e quello che stiamo facendo nelle nostre regioni. In Veneto stiamo diventando un laboratorio e uno studio di nuove tecnologie applicate alla mobilità. A Monaco presenteremo tutti i nostri progetti". Così Elisa De Berti, vicepresidente della Regione Veneto e assessore alle infrastrutture, durante l’evento di lancio della partecipazione congiunta di tutti i nodi logistici regionali – sotto la regia della Regione del Veneto – alla prossima fiera Transport Logistics di Monaco.
È stata anche l’occasione per fare il punto sul protocollo logistica nord-est che ha l'obiettivo di migliorare il traffico di merci e persone, anche in vista delle Olimpiadi 2026, implementando e migliorando i collegamenti e la logistica, strumenti fondamentali quali volano dello sviluppo.
“Il protocollo logistica nord-est ha obiettivi molto ambiziosi - prosegue De Berti - mettere attorno a un tavolo a parlare di logistica, infrastrutture e trasporti regioni come Veneto, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e le province autonome di Trento e Bolzano. Il primo anno è servito per raccogliere tutte le informazioni e definire lo stato di fatto, ora la presidenza del tavolo è passata al Friuli e si inizierà ad entrare nel merito ragionando sulla pianificazione e fabbisogni della logistica del nord-est. La logistica fattura a livello nazionale più di 100 miliardi di euro, 15 solo nel Triveneto. Un settore davvero importante che può fare la differenza. Il fatturato è importante e incide molto sull’economia di questo territorio”
Verona, 11 mag. (Adnkronos) - "Infrastrutture Venete ha siglato il protocollo logistica nord-est, insieme alle altre due società regionali, l'anno scorso, e gli interporti avevano già sottoscritto il protocollo nel 2022. Siamo entrati come soggetti in grado di garantire l'accessibilità dei nodi di trasporto, che sono appunto rappresentati dagli interporti. Infrastrutture Venete sta operando affinché l'accessibilità attraverso le proprie infrastrutture sia assolutamente garantita e pronta ad accogliere la domanda di mobilità idroviaria". Sono le parole di Alessandra Grosso, direttore generale di Infrastrutture Venete, all’evento di presentazione “La Logistica Veneta al Transport Logistics di Monaco” tenutosi nella prima giornata di LetExpo, la fiera promossa da Alis, in collaborazione con Veronafiere, ormai vero e proprio punto di riferimento nazionale per il settore della logistica e del trasporto sostenibile.
Infrastrutture Venete presenterà domani a LetExpo 2025 “il proprio sistema di automazione delle conche, un'infrastruttura necessaria per la navigazione: attraverso un sistema di progettazione informatica e sistema IoT siamo infatti in grado di movimentare le conche da remoto - spiega Grosso - Parleremo poi anche del processo attraverso il quale, con una piattaforma, riusciamo a governare e monitorare i trasporti lungo le idrovie di nostra competenza. Siamo riferimento delle altre Regioni del sistema idroviario Padano-Veneto nonché poi riferimento di Uni per intercettare e trasferire i dati al Ministero”.
Milano, 11 mar. (Adnkronos) - Spike Lee e Adriano Celentano si incontrano a Milano e subito l’ambiente cinematografico, quello televisivo e quello musicale entrano in fibrillazione partorendo mille ipotesi. Per incontrare il regista Usa, Celentano - a quanto apprende l’Adnkronos - ha lasciato la villa di Galbiate e la cosa, sempre più rara, non è passata inosservata. E infatti il motivo era validissimo visto che ad aspettarlo nel capoluogo lombardo c’era il regista newyorkese cult. Riserbo al momento su cosa i due si siano detti e cosa stiano tramando. Forse c’entra il nuovo film del regista americano ‘Highest 2 Lowest’, in uscita in primavera e dato in arrivo al festival di Cannes? Magari la colonna sonora? Si tratta di un thriller poliziesco che è il remake in lingua inglese del film di Akira Kurosawa del 1963 ‘High and Low’. Protagonista è Denzel Washington, alla sua quinta collaborazione con Spike Lee.
Milano, 11 mar. (Adnkronos) - Spike Lee e Adriano Celentano si incontrano a Milano e subito l’ambiente cinematografico, quello televisivo e quello musicale entrano in fibrillazione partorendo mille ipotesi. Per incontrare il regista Usa, Celentano - a quanto apprende l’Adnkronos - ha lasciato la villa di Galbiate e la cosa, sempre più rara, non è passata inosservata. E infatti il motivo era validissimo visto che ad aspettarlo nel capoluogo lombardo c’era il regista newyorkese cult. Riserbo al momento su cosa i due si siano detti e cosa stiano tramando. Forse c’entra il nuovo film del regista americano ‘Highest 2 Lowest’, in uscita in primavera e dato in arrivo al festival di Cannes? Magari la colonna sonora? Si tratta di un thriller poliziesco che è il remake in lingua inglese del film di Akira Kurosawa del 1963 ‘High and Low’. Protagonista è Denzel Washington, alla sua quinta collaborazione con Spike Lee.
Roma, 11 mar. (Adnkronos) - Sport e Salute e la Fitp hanno presentato oggi al Foro Italico le novità per il site degli Internazionali Bnl d’Italia 2025 che tutti gli appassionati, dal 29 aprile al 18 maggio, si troveranno ad apprezzare per l’82esima edizione, una ‘nuova epoca’ del torneo capitolino, in un’atmosfera unica, all’interno di un site più grande, più bello, più funzionale e ricco di fascino. Quest’anno, infatti, il tennis per la prima volta entrerà nello Stadio dei Marmi. Il suggestivo impianto, intitolato alla leggenda Pietro Mennea, conterà tre campi, due da circa 800 spettatori ed uno da oltre 3000 posti la 'Supertennis Arena', che potrebbe avere la suggestione di abbracciare un’altra leggenda dello sport italiano, Jannik Sinner, il primo azzurro della storia a raggiungere il primo posto del ranking Atp e che proprio a Roma farà il suo ritorno alle competizioni, dopo la squalifica di tre mesi.
Per presentare il nuovo progetto con tutte le grandi novità che renderanno ancor più iconico il colpo d’occhio dello splendido parco del Foro Italico, si è tenuta la conferenza stampa alla presenza di Angelo Binaghi (Presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel), Marco Mezzaroma (Presidente di Sport e Salute), Andrea Abodi (Ministro per lo Sport e i Giovani), Francesco Rocca (Presidente della Regione Lazio) e Alessandro Onorato (Assessore al Turismo, Grandi Eventi, Sport e Moda del Comune di Roma).
“Quello del Foro Italico era come se fosse un foglio bianco, e un team straordinario con l’ad Diego Nepi, alla guida, ha ridisegnato il Foro Italico del presente e del futuro. Da 10 ettari abbiamo portato il site a 20 ettari. Fino ad oggi poteva contenere circa 33 mila persone, mentre da quest'anno saranno 55 mila. Avremo 34.500 posti a sedere, ben 7500 in più del 2024. Inoltre nel 2025 avremo 21 campi (9 campi da gioco e 12 da allenamento) con 4 campi in più rispetto allo scorso anno", ha sottolineato Mezzaroma.
“Quest’anno puntiamo ad arrivare alle 400mila presenze pagarti e vorremmo superare la soglia di un miliardo di euro di impatto economico sul territorio, nel giro di due o tre anni”, ha aggiunto Binaghi che ha parlato anche di futuro, "Quinto Slam a Roma? La nostra sfida è crescere, abbiate pazienza. Noi secondi dietro il calcio e dietro i grandi Slam non ci vogliamo rimanere a vita. Come Sinner, vogliamo provare ad arrivare in vetta, questo è l'obiettivo. Siamo campioni del mondo nel tennis a squadre, abbiamo il numero uno e dobbiamo essere curiosi e legittimamente ambiziosi, accompagnati per mano dal Governo", ha proseguito il numero uno della Fitp che su Sinner ha poi detto "tre mesi sono il giusto vantaggio che un grande campione come lui doveva dare al resto del mondo. Io non lo disturbo e le uniche volte che Sinner mi chiama sta per succedere un disastro mondiale. Lui aiuta moltissimo il tennis italiano nel processo di crescita e noi lo aiutiamo a essere il campione di uno sport sano, pulito e vincente. La nostra sfida è crescere".
Mentre il ministro Abodi ha sottolineato come "il Foro Italico, è un'eredità del '900, ma da sempre è stato un luogo generoso e se prima era intermittente, oggi offre un palinsesto quotidiano. Qui si celebra lo sport in tutte le sue dimensioni. E' un luogo dell'intrattenimento in senso generale, un luogo di socialità, che diventerà molto facilmente un luogo di destinazione. E c'è ancora margine di miglioramento e non è una logica di gigantismo, ma di opportunità". Poi il ministro per lo sport ha poi concluso: "Invito tutte le altre realtà sportive a prendere la Federtennis come esempio. Non bisogna mai sovrastare o subire gli altri, ci deve essere un miglioramento che sia sistematico".
Tornando sul nuovo site, insieme al Campo Centrale, alla Grand Stand Arena e al ‘Pietrangeli’, la SuperTennis Arena rappresenterà, dunque, uno dei quattro show court del torneo. In totale ci saranno 9 campi da gioco e 12 campi per gli allenamenti dei campioni e delle campionesse attesi al via; menzione speciale, tra quelli riservati alla preparazione, per i due allestiti lungo il Tevere, all’ombra del Ponte della Musica. Il pubblico, che per la prima volta potrà accedere all’impianto direttamente dal suggestivo Viale dell’Impero, che unisce l’Obelisco alla Fontana della Sfera, beneficerà anche di un Fan Village totalmente rinnovato, con spazi e facilities che contribuiranno a rendere indimenticabile l’experience-IBI in questo 2025. La zona delle piscine, riservata anche quest’anno ai giocatori e alle loro squadre, sarà nuovamente collegata al Centrale attraverso quella suggestiva passerella rappresentata dal ponte sospeso. Il progetto e le ‘rivoluzionarie’ novità del site -che passa così da 12 a 20 ettari per soddisfare la sempre più crescente voglia di tennis - rappresentano un doveroso omaggio della città e degli organizzatori per gli storici risultati che i campioni azzurri hanno raccolto nelle ultime stagioni.
Roma, 11 mar. (Adnkronos Salute) - Sono oltre un milione i pazienti ad alto rischio di malattia cardiovascolare in Italia. In 8 casi su 10, non raggiungono gli obiettivi di sicurezza in base alle linee guida internazionali. In questo contesto, va superata "la dicotomia tra prevenzione primaria e prevenzione secondaria: il termine prevenzione primaria implicita una falsa idea di basso rischio cardiovascolare e quindi in una certa tranquillizzazione dei soggetti, anche purtroppo di coloro che, pur non avendo ricevuto danni, hanno più o meno lo stesso rischio di chi li ha già ricevuti". Lo ha detto Pasquale Perrone Filardi, professore presso il dipartimento di Scienze biomediche avanzate, università Federico II di Napoli, intervenendo a 'Voices for Silencing', incontro promosso da Novartis a Milano, il 7-8 marzo, dedicato ai cardiologi e focalizzato sul tema della gestione del paziente a rischio cardiovascolare.
"In termini di prevenzione noi medici, siamo soprattutto focalizzati su soggetti che hanno già subito un evento cardiovascolare ischemico acuto, possa essere stato un infarto miocardico o ictus ischemico. Viceversa - continua Filardi - esiste una larghissima e anche più numerosa fetta di popolazione che è a rischio molto alto e non ha mai subito fortunatamente un evento cardiovascolare acuto. La sfida per la prevenzione del domani e già dell'oggi, è quella di intervenire su questo bacino di soggetti che conosciamo già, grazie alle linee guida europee sulla prevenzione. Sono soggetti ben identificati per gruppi di popolazione in relazione alla presenza, per esempio delle patologie ischemiche, sia coronariche sia carotidee sia dei vasi arteriosi periferici, ma che non hanno ancora generato eventi acuti. Questi pazienti oggi li dobbiamo e li possiamo, anche in regime di rimborsabilità, trattare al meglio possibile per il contenimento del rischio lipidico e non solo. Questo è, per la nostra attività di cardiologi, l'argomento oggi centrale per la futura strategia di prevenzione cardiovascolare".
Diffondere la cultura della prevenzione delle patologie cardiovascolari, che ogni anno causano in Italia oltre 224 mila decessi, è anche l’idea di Fabrizio Oliva, presidente Anmco, Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, direttore Cardiologia 1 - Emodinamica ospedale Niguarda di Milano. "Dobbiamo parlare in generale di prevenzione, non primaria e secondaria, targettizzata su quello che è il profilo di rischio del paziente - rimarca Oliva - Esistono diversi strumenti che possiamo utilizzare, dagli incontri in cui discutere di quelle che sono le indicazioni delle linee guida, agli audit, alla ricerca osservazionale che vede i singoli sperimentatori e le strutture direttamente protagonisti”. Inoltre, ci sono “le nuove tecnologie, per esempio le app, che possono dare degli alert sia ai cardiologi, sia ai medici sia ai pazienti, sul non raggiungimento dei target e sulle misure che possono essere prese per invece cercare di raggiungerli".
Esiste però ancora un gap tra le raccomandazioni delle linee guida e la gestione reale dei pazienti: "Abbiamo migliorato la situazione - osserva Oliva - C'è una percentuale maggiore di soggetti a target, è aumentato l'utilizzo dell'associazione statine e ezetimibe, ma ancora più del 40% di pazienti nel mondo reale non sono a target, necessitano delle cure di terzo livello ed è importante applicarle".
A proposito di linee guida, Alberico Catapano, direttore di Sisa, Centro per lo studio, prevenzione e terapia della aterosclerosi, della Società italiana di aterosclerosi e professore di Farmacologia all'università degli Studi di Milano, avverte: "Va aggiornata la possibilità per i medici di raggiungere gli obiettivi dettati dalle linee guida, attraverso l’educazione, che spesso manca sia nei medici di medicina generale sia in quelli di specialità, e attraverso un continuo dialogo con le autorità per garantire accesso ai farmaci innovativi utili per raggiungere i goal terapeutici". Le linee guide sono "punti di riferimento su come ottimizzare la pratica clinica e hanno uno sguardo al futuro - specifica Catapano - Quando vengono realizzate e pubblicate hanno dei suggerimenti non semplici da raggiungere. Suggeriscono sempre di guardare il rischio cardiovascolare e per quanto riguarda le dislipidemie, i soggetti ad altissimo rischio, hanno un goal di Ldl inferiore ai 55 mg/decilitro e di 70 per i soggetti ad alto rischio. Siamo distanti. La comunità scientifica deve cominciare ad applicare e avere i mezzi per poter arrivare a questi obiettivi terapeutici che non sempre sono raggiungibili con i farmaci di vecchio stampo e correntemente in uso".
Nelle malattie cardiovascolari la prevenzione resta un punto di partenza essenziale. "Oggi abbiamo a disposizione dei test diagnostici che possono sicuramente aiutare nel prevenire e riconoscere il rischio di una malattia cardiovascolare - sottolinea Maria Rosaria Di Somma, consigliere delegato relazioni esterne Aisc, Associazione italiana scompensati cardiaci - Come il test lp(a)", della lipoporteina "che salva la vita perché, potendo conoscere in anticipo" il rischio di malattia cardiovascolare "si possono mettere a disposizione tutti i mezzi che ha la medicina. Il paziente colpito da malattia cardiovascolare vive anche un disagio psicologico. Il dialogo tra medico e paziente è essenziale - sottolinea Di Somma - è un valore enorme nell’aiutare il paziente a essere aderenti alla terapia, a seguire e riconoscere i sintomi, a riconoscere anche le fasi acute e quindi a capire quando doversi rivolgere al pronto soccorso. C'è però un cambiamento di cultura - conclude - Oggi le associazioni di pazienti partecipano ai processi decisionali sia del ministero della Salute sia dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Un passo importante perché si procede nella direzione di testare la soddisfazione del paziente che poi è il centro del sistema sanitario e dell'assistenza sanitaria".
Roma, 11 mar. (Adnkronos Salute) - In Italia le malattie cardiovascolari causano più di 224 mila decessi in un anno, circa 600 al giorno. Per ridurre l’incidenza delle malattie cardiovascolari e migliorare la salute collettiva, è necessario "educare a tutti i livelli, partendo proprio dalle scuole. Anche i bambini", fin da piccoli, "devono essere educati al concetto di essere responsabili della propria salute". Lo ha detto Emanuela Folco, presidente di Fondazione italiana per il cuore (Fipc) partecipando all’evento dedicato ai cardiologi 'Voices for Silencing', organizzato da Novartis a Milano, il 7-8 marzo sottolineando che "la missione della Fondazione italiana per il cuore è quella di fare una divulgazione rivolta a tutta la popolazione proprio per cercare, nel limite del possibile, che le persone diventino pazienti il più tardi possibile. Il nostro scopo è quello di fare alfabetizzazione sanitaria che ha un ruolo ben preciso nel cammino di salute di ciascuno di noi. Con le nostre campagne e le nostre attività, cerchiamo di educare la persona ad essere responsabile della propria salute, a fare scelte consapevoli a beneficio non solo della propria salute, ma anche della ricaduta sociale sulla società e sul sistema sanitario nazionale".
Le malattie cardio cerebro vascolari sono la prima causa di morte, di ospedalizzazione e di disabilità. "L'obiettivo principale dell'intergruppo è quello di enfatizzare la richiesta al ministero della Salute di un tavolo pratico in cui si parli delle malattie cardiovascolari nel piano nazionale", spiega la senatrice Elena Murelli, membro X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato, presidente intergruppo Malattie cardio, cerebro e vascolari. "A inizio legislatura - chiarisce -abbiamo aperto l'intergruppo con l'intento di andare a sottolineare sempre di più quelle che sono le necessità dei pazienti. Il Comitato tecnico scientifico è formato da esperti del settore e da associazioni di pazienti", che sono i primi a "criticarci in modo costruttivo anche sulle problematiche che affrontano quotidianamente, dalla diagnosi alla cura all'aderenza delle terapie. Il tavolo ha quindi l'obiettivo di andare a enfatizzare sempre di più le tematiche relative alle singole patologie sulle malattie cardiovascolari", in sede ministeriale. Le istituzioni hanno un ruolo fondamentale per promuovere un cambiamento culturale che consideri i benefici a lungo termine dei trattamenti.
"Ci deve essere però una collaborazione fra tutti gli stakeholders - evidenzia Murelli - Al tavolo dell’intergruppo abbiamo messo gli esperti scientifici, le aziende farmaceutiche, le associazioni dei pazienti. Lato legislatore, raccogliamo quelle che sono le richieste, le informazioni per poi capire quali sono le problematiche e cercare di risolverle all'interno del sistema sanitario". Sull’accesso alle terapie, per esempio, "c'è troppa disomogeneità all'interno del territorio nazionale", osserva.
La ricerca di quei fattori di rischio cardiovascolare è fondamentale per ridurne l’impatto di queste patologie sulla popolazione e sul servizio sanitario nazionale. "Novartis investe ogni anno, in ricerca e sviluppo, circa 60 milioni di euro con un numero di studi clinici pari a circa 200 ogni anno - ricorda Paola Coco, Chief Scientific Officer and Medical Affairs Head Novartis - Ci siamo focalizzati su 4 aree terapeutiche fondamentali: l'area cardiovascolare, l'area oncologica, l'area delle neuroscienze e l'area dell’immunologia. In queste 4 aree - precisa - stiamo cercando, attraverso piattaforme tecnologiche innovative che si affiancano alle piattaforme più convenzionali, di andare a individuare dei trattamenti sempre più personalizzati per il paziente. In particolare, le terapie cellulari, le terapie geniche, le terapie a base di Rna e le terapie con i radioligandi. Nell'area cardiovascolare è importante il nostro contributo nella ricerca di quei fattori di rischio che concorrono alle patologie che rappresentano ad oggi una delle principali cause di morte e di morbidità", come ad esempio "gli alti livelli di lipoproteina-a. Abbiamo anche recentemente avuto delle importanti acquisizioni di altre aziende. L'idea - conclude - è proprio quella di espandere la leadership in area cardiovascolare anche su altre patologie, come per esempio la prevenzione dell’embolia diffusa e dell'ictus in pazienti con fibrillazione atriale".