Se i grandi giocatori si vedono nelle grandi partite, la Serie A ha scoperto davvero un nuovo campione, Felipe Anderson. E ne ha ritrovato uno vecchio, Francesco Totti. Il derby della Capitale è illuminato dal talento cristallino del brasiliano e deciso dalla classe eterna del capitano giallorosso. Roma-Lazio finisce 2-2: un gol e un assist di Anderson nel primo tempo, una doppietta di Totti nella ripresa, che a 38 anni firma le sue reti numero dieci e undici nella stracittadina. Un record assoluto, l’ennesimo di una carriera irripetibile, festeggiato con un selfie sotto la sua curva. Lo scatto che immortala un derby che nella Capitale ricorderanno a lungo.
Un match dai due volti, in cui all’inizio è stato bravo Pioli a cavalcare l’onda di Felipe Anderson, schierando con coraggio il brasiliano insieme a Mauri e Candreva dietro Djordjevic, senza rinunciare a un briciolo del talento a disposizione nella partita più difficile. Mentre dall’altra parte Garcia, complici le assenze, sceglieva la via della prudenza con Florenzi nel tridente d’attacco al fianco di Totti e Iturbe. Più che la tattica, però, è l’approccio differente a segnare l’avvio di partita. La Roma recente è spenta: tiene palla ma non incide. Per questo per venti minuti non succede nulla. E gli ospiti, più vivi anche quando difendono, passano alla prima occasione.
Qui la differenza la fanno tanto anche gli uomini, il talento dei singoli. O meglio del singolo, di Felipe Anderson. Letale nel bucare il campo in ripartenza, geniale a pennellare con uno scavetto l’assist che Mauri deve solo spingere in porta. Il brasiliano si accende e non si spegne più. In due minuti prima ubriaca di finte Maicon, poi firma il raddoppio con un mancino da fuori area che sorprende De Sanctis. Per fermarlo i giallorossi devono ricorrere al raddoppio sistematico. E spesso non basta. È la miccia che infiamma il match. La Roma deve reagire al doppio svantaggio, lo fa anche di nervi, con un parapiglia su un brutto intervento di Cana. Derby vero, che Orsato deve stare attendo a non perdere di mano: alla fine i cartellini saranno addirittura otto.
L’intervallo viene in soccorso ai giallorossi. Negli spogliatoi Garcia ribalta la sua Roma negli uomini e nello spirito. Dentro Ljaijc e Strootman, e proprio l’olandese disegna il cross su cui Totti trova il tap-in che riapre la partita. E la trasforma in una corrida: l’Olimpico è una bolgia assordante, le squadre vivono di intensità e grandi giocate, non c’è più spazio per gli schemi. Marchetti salva su Iturbe, dall’altra parte Mauri colpisce il palo. Poi è ancora Totti, sempre su cross dalla sinistra, stavolta addirittura in acrobazia, a firmare il pareggio. Una doppietta nel derby, da rapinatore d’area. Perché la classe non ha età. La Roma a quel punto prova a vincerla, inserendo anche Destro. Ma potrebbe addirittura perderla, se un miracolo di De Sanctis su Klose non evitasse la beffa del 2-3. Finisce in pareggio ed in fondo è giusto così. Un tempo per uno, un campione per uno, un punto per uno. Per capire a chi andrà meglio questo risultato bisognerà aspettare il posticipo di stasera fra Napoli e Juventus.