“Certo che sono contento di tornare a casa”. Con queste parole il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha risposto ad un bambino in piazza del Quirinale, durante la manifestazione della Polizia di Stato ‘una vita da social’ per navigare senza rischi su Internet. “Qui si sta bene, è tutto molto bello – ha aggiunto il capo dello Stato – ma è un po’ una prigione. A casa starò bene e passeggerò”.
“L’augurio al Paese è che sia unito e sereno” ha dichiarato Napolitano ai microfoni di Rainews 24. “Viviamo in un mondo molto difficile – ha proseguito – Abbiamo visto nei giorni scorsi cosa è successo in un Paese vicino e amico come la Francia. Siamo molto incoraggiati dalla straordinaria manifestazione di Parigi però, sempre essendo attenti a stare in guardia e a non fare allarmismo, dobbiamo essere molto consapevoli della necessità di un Paese che sappia ritrovare la sua fondamentale unità”.
Oggi il presidente con il saluto ai Corazzieri e ai dipendenti del Quirinale compie il suo ultimo atto da capo dello Stato prima delle dimissioni che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbero essere formalizzate mercoledì. Mentre da Strasburgo arriva l’omaggio del premier Matteo Renzi, salito ieri al Colle per un colloquio, che nell’aula del Parlamento europeo ha chiamato l’applauso per il capo dello Stato. “E’ stato e ha rappresentato anche in questi sei mesi – ha detto Renzi nel discorso che ha chiuso il semestre di presidenza italiana dell’Ue – la guida per il nostro Paese e vorrei che oggi qui il Parlamento europeo portasse il proprio saluto al presidente della Repubblica, convinto europeista che proprio in queste ore lascerà il proprio incarico, avendo compiuto un lungo percorso di cambiamento e avendo affrontato le difficoltà in Italia con la saggezza e l’intelligenza che molti di voi hanno riconosciuto lavorandoci a fianco anche in quest’Aula negli anni passati”.
Intanto, sull’elezione del futuro presidente della Repubblica interviene l’ex segretario Pd Pier Luigi Bersani: “Bisognerà trovare una soluzione che giustifichi il fatto che questo stesso Parlamento nel 2013 abbia detto di no a Marini e Prodi. Bisogna trovare qualcuno di almeno comparabile a quelli che hanno segato: questa è la prima sfida”.