È una bella mattina d’inverno. Uno strano inverno tiepido. Fuori c’è il sole. Leggo un tantino svogliato un po’ di carte che avevo trascurato nei giorni scorsi. Poi l’occhio si ferma su un titolo: “Programma navale di emergenza”. Emergenza? Che succede? La marina di Al-Qaida è di fronte alle coste pugliesi? Il Daesh abbandona le distese sabbiose dell’Iraq e si avvicina al mussoliniano bagnasciuga che già una volta subì l’onta dell’invasione? Forse non ci hanno detto qualcosa di terribile che sta per succedere se per questo programma di emergenza servono cinque miliardi. Attenti: altri cinque miliardi, oltre ai 5,4 di cui vi ho già parlato più volte e che ancora non abbiamo cominciato a spendere. Cinque miliardi che dovrebbero servire a comperare altri dieci pattugliatori d’altura, una nave anfibia, una nave logistica, dieci cacciamine veloci, due sommergibili di nuova generazione (un omaggio al generazionalismo renziano?). E poi sedici elicotteri pesanti, nove convertiplani e tredici velivoli a pilotaggio remoto. Ma gli aerei, bada ben madama la marchesa, sono a parte, cinque miliardi non basterebbero anche per loro e pertanto, dice una nota, sono “da finanziare con provvedimento a parte”. Tutto dettagliatamente descritto in un libriccino di una quarantina di pagine dello Stato maggiore della Marina. Programma di emergenza. Qualcuno ha chiamato il 118?

Insomma, neppure ci sono ancora i primi ordini del primo programma da 5,4 miliardi tuttora in discussione al Parlamento, che già dai piani alti di lungotevere delle Navi, dove comodamente siede l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi capo di stato maggiore della Marina, parte una nuova campagna di lobbying per averne altri cinque, più il costo degli aerei che probabilmente richiederanno almeno ulteriori due miliardi. Miliardi da trovare in fretta, perché, dicono, siamo in emergenza. Emergenza decchè? Nessuno in realtà lo sa, forse perché non c’è nessuna emergenza, se non nelle fantasie di qualche ammiraglio e nei sogni di una ministra che già vede soldi, tanti soldi piovere come un acquazzone primaverile sui suoi feudi liguri dove siedono Finmeccanica e Oto Melara, le aziende che dovrebbero allegramente spartirseli.

Ora, la richiesta di questi nuovi, inaspettati finanziamenti (credo che De Giorgi sia invidioso del suo collega Preziosa dell’Aeronautica che ha dodici-quattordici miliardi tutti suoi da spendere per gli F-35) non è un gossip malizioso ma stanno in un ufficialissimo documento dello Stato maggiore Marina intitolato: “Prospettive e orientamenti di massima della Marina militare per il periodo 2015-2025”. Un documento assolutamente in linea con il De Giorgi pensiero (si fa per dire): nessuna giustificazione strategico militare sul perché e per cosa ci servano queste navi; non un cenno sulle caratteristiche delle stesse, salvo dire che servono a salvare naufraghi e curare bambini (una volta erano le crocerossine a farlo, adesso sono i rudi marinai: vedi come sono cambiati i tempi); le solite storielle sulle navi da sostituire dove si affastellano nomi più o meno a caso, tanto nessuno controlla, e se qualcuno obietta è sicuramente un comunista o uno che non ha capito nulla (che poi è lo stesso); il solito affastellarsi di affermazioni apodittiche e dunque indimostrabili, come ad esempio che spendendo dieci miliardi ne tornano all’economia almeno quindici con una prodigiosa moltiplicazione delle risorse come non si vedeva dai tempi del Nazareno: Quanti pani avete? Risposero: sette, e pochi pesciolini. Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò… Tutti mangiarono e furono saziati…Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini (Matteo 15,32-39).

Vi ho già detto nelle scorse settimane delle 51-navi-51 da sostituire. Pensavate fosse finita? No, le stesse rispuntano per giustificare anche questo secondo round di spese. A pagina 28 dell’ineffabile documento dello Stato maggiore si ri-citano infatti le stesse navi, comprese le quattro fregate casse Lupo radiate più di dieci anni fa, per dare corpo questa ulteriore richiesta. Anche qui, siamo di fronte a miracoli, non opere dell’uomo. Chissà cosa ne pensa Bergoglio? Contemporaneamente sul sito della Marina è stata pubblicata nei giorni scorsi l’ennesima versione dell’elenco delle navi che saranno radiate nei prossimi anni. Ci sono dentro anche navi, come la classe Comandanti, entrate in servizio nel 2003-2004 che vengono messe fuori linea dopo neppure venti anni. Per non dire che si tratta di unità da 1500 tonnellate che verranno sostituite da navi da 4500 tonnellate. Un cambio alla pari, non c’è che dire.

Poi gli aerei. Due miliardi e più, della serie mi faccia un conto a parte. Ci sono anche nove convertiplani. Il convertiplano è quella cosa che decolla come un elicottero e vola come un aereo. Non ce li ha nessuno al mondo, salvo i Marines americani, Rambo e Rombo Tonante. Naturalmente li vuole anche De Giorgi, non si sa mai dovessimo invadere le isole Tonga. Permettetemi una digressione: più parlo di questa fissazione grandiosa del De Giorgi (ma, mi chiedo, abbiamo un ministro da qualche parte?) più mi viene in mente come a dieci, undici anni mi ero messo ad accumulare figurine militari ritagliate dal Corriere dei Piccoli e con le quali mi stavo costruendo il più grande esercito del mondo. Sognavo una marina con almeno dodici corazzate, mica bruscolini. Fitti stormi di bombardieri. Tutto era rigorosamente ma disordinatamente conservato in una scatola per scarpe. Ogni tanto l’aprivo e ci aggiungevo un paio di migliaia di soldati. Non si sa mai. Programmi di emergenza.

Insomma, miliardi su miliardi. Quasi undici, per i due programmi, quello in corso e quello nuovo. Tredici miliardi, se contiamo anche gli aerei. Una montagna di soldi che giustifica apparentemente qualsiasi colpo basso o alto che sia. E che sta provocando non poche tensioni dentro la maggioranza. Giovedì 15 gennaio scontro aperto in Commissione difesa durante la discussione del parere sul primo finanziamento alla Marina, con il capogruppo del Pd Gian Piero Scanu che, secondo l’agenzia Dire, si prende a male parole con il suo collega di partito Salvatore Piccolo. Secondo il resoconto della seduta Scanu aveva espresso “forte disappunto per le pressioni che – da diverse parti – sono state esercitate con intensità su diversi componenti la Commissione in modo da poter orientare il parere della Commissione”. Non ricordo una denuncia così forte da un deputato della maggioranza. Per averla fatta Scanu, che non è un pericoloso sovversivo, evidentemente il limite deve essere stato raggiunto e superato.

Insomma, qualcuno si svegli e faccia qualcosa. Se c’è un ministro dica se è d’accordo e spieghi come questi piani da regno dei Klingon vengano fuori quando il famoso Libro bianco della Difesa ancora non esiste. È questa la Marina che vi troveremo descritta? Se è così allora aspettiamoci che l’Aeronautica chieda il raddoppio degli F-35, l’Esercito pretenda un migliaio di carri armati (non li usa più nessuno, ma non si sa mai) e infine che venga costituito una comando spaziale dotato di armi a protoni. E qualcuno rilegga a De Giorgi la preghiera del Marinaio scritta da Fogazzaro all’inizio del 1900 che finisce così: “Poni sul nemico il terrore di lei” (Marina). Il nemico, c’è scritto. Non gli italiani.

→  Sostieni l’informazione libera: Abbonati rinnova il tuo abbonamento al Fatto Quotidiano

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Ordini professionali, lunga vita in Parlamento per le doppie poltrone

next
Articolo Successivo

Crisi, facciamola pagare ai paperoni

next