Addio, inverni grigi e cupi. La stagione fredda si tinge di nuove tonalità. Una tendenza già emersa dalle anteprime fiorentine di Pitti Immagine e confermata sulle passerelle di Milano, dove è andata in scena la settimana della moda maschile. Quattro giorni per presentare lo stile che verrà, attraverso 78 collezioni e 40 sfilate, per un calendario che soddisfa tutti gli addetti ai lavori e che vede un incremento sul numero delle presentazioni, con il plauso di Mario Boselli, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana: “Lo trovo più giusto e più adatto alle specificità del settore uomo. Mentre la donna è più legata all’elemento estetico della sfilata, dell’evento, le collezioni maschili hanno più bisogno di mostrare l’accuratezza dei dettagli”.
Quello che emerge a giudicare dalle passerelle è il superamento dei confini di genere. Non è più solo la donna a pescare dal guardaroba maschile, ma viceversa, in un gioco di citazioni, di rimandi e assonanze. Così accade per Prada che manda in scena 30 uscite maschili e 20 femminili, dalle linee pulite e dai tessuti rivisitati, come il nylon, il panno e la lana. Meno formale, ma sofisticato nella sua semplicità l’uomo pensato da Tomas Maier per Bottega Veneta. I suoi modelli sembrano artisti e scrittori distratti, che accostano i capi con una casualità ricercata. Per Dolce e Gabbana la prossima stagione fredda segna un ritorno ai legami autentici, con messaggi d’amore che campeggiano su maglie e felpe. Un ritratto di famiglia che fa bene al corpo e allo spirito.
La vera rivoluzione arriva da Gucci. Finita l’era Frida Giannini, è Alessandro Michele, braccio destro dell’ex direttore creativo, a prendere in mano le redini del marchio per una collezione che segna l’inizio di un nuovo giorno, senza rinnegare il suo recente passato. Il colore trionfa sui pantaloni e sulle camicie, impalpabili tanto da sembrare quasi trasparenti. Fiocchi, inserti di pelliccia e decorazioni in pizzo impreziosiscono la linea, pensata per uomini che amano giocare con l’armadio senza prendersi troppo sul serio.
Vita alta, cavallo morbido e caviglia stretta. Questi i nuovi codici per i pantaloni di Giorgio Armani. Il verde, nelle sfumature del bosco e dell’ottanio, come alternativa ai classici nero, grigio e blu. Anche in questo caso, qualche donna, rigorosamente in abito maschile, sfila accanto all’uomo. Un’eleganza sobria, non urlata, ma mai banale. La fashion week di gennaio, però, rappresenta un momento di riflessione, in cui si tirano le somme dell’anno appena trascorso e si pongono gli obiettivi per quello a venire: “Il 2014 ha visto un incremento del fatturato di quasi il 4%. Le esportazioni sono aumentate di quasi il 5% – riferisce Boselli – Abbiamo difficoltà a fare previsioni sul 2015, perché se da un lato il cambio modificatosi in così breve tempo parrebbe favorire molto le nostre esportazioni, qualche preoccupazione su alcuni mercati, vedi la Russia e il Sudamerica, ce la dà. Per fortuna l’America va assolutamente bene, per conto suo e per l’effetto dollaro. Io sono ottimista. Le previsioni mi danno una crescita del 2%, ma io spero meglio”.
La via per uscire dalla crisi è ancora lunga, ma qualche spiraglio c’è, anche grazie al coraggio di alcuni marchi che hanno deciso, anche per convenienza, di mantenere la produzione in Italia. “Le aziende che han tenuto meglio sono quelle del vero Made in Italy. Magari venderanno caro, ma la gente paga per la qualità. Quelli che vanno meno bene sono i furbastri che tendono a utilizzare il fatto in Italia per vendere come italiani o quasi prodotti fatti altrove”.