Un incidente stradale simulato per riscuotere l’assicurazione. Il dramma – hanno ricostruito gli inquirenti – è che la protagonista della truffa era una donna incinta che ha raccontato al Pronto Soccorso di essere rimasta ferita e ha provocato, deliberatamente, la morte del nascituro. Riscossi i soldi della polizza, la madre del bambino e il medico che ha effettuato il parto prematuro hanno diviso a metà.
È avvenuto a Corigliano Calabro, provincia di Cosenza, dove stamattina è scattato il blitz “Medical Market”. La Guardia di Finanza ha eseguito 7 ordinanze di custodia cautelare: 4 indagati agli arresti domiciliari, due sottoposti all’obbligo di firma e un avvocato è stato interdetto dall’attività professionale. In tutto gli indagati sono 144.
L’indagine ha, inoltre, smascherato 45 falsi invalidi e riguarda numerosi casi di falsi incidenti stradali. Tra questi anche il sinistro che ha portato alla morte di un bambino nascituro. Ai domiciliari è finita la madre di 37 anni (R.S. le iniziali) e un medico (G.S. di 54 anni), dipendente all’epoca dei fatti dell’Azienda ospedaliera di Corigliano Calabro.
Stando all’indagine delle fiamme gialle e della polizia stradale, nel 2012 la donna si trovava in avanzato stato di gravidanza (oltre la ventiquattresima settimana), e sarebbe stata indotta al parto prematuro dopo il falso incidente stradale. Secondo i pm della Procura di Castrovillari, che hanno coordinato l’inchiesta, la donna invece avrebbe partorito con la tecnica del “pinzamento”.
Una volta estratto il bambino ancora in vita, quindi, con il suo consenso, i sanitari dell’ospedale lo avrebbero lasciato morire senza prestare alcuna assistenza. Questo sarebbe avvenuto grazie alla complicità del medico del Pronto soccorso di Corigliano Calabro. Una volta riscosso l’indennizzo, medici e pazienti si sarebbero divisi i soldi del risarcimento ottenuto dall’assicurazione. Il sospetto degli investigatori è che la donna fosse rimasta incinta di proposito per ottenere il risarcimento simulando il sinistro, e che lo avesse fatto in fase avanzata di gestazione per ottenere un risarcimento maggiore. “Il caso contestato è uno ma dalle indagini emergono altre situazioni sulla quale si sta indagando”, hanno confermato gli investigatori.
“Non è stato fatto nulla per tenere in vita questo bambino, non è stato neppure tagliato il cordone ombelicale, quindi si parla a tutti gli effetti di omicidio. Ammazzare un bambino a scopo assicurativo non mi era mai capitato di sentirlo in trent’anni di attività in polizia, anzi non mi è capitato in nessun contesto” ha affermato il questore di Cosenza Luigi Liguori.
“Sarebbe bastata una boccata d’ossigeno – ha aggiunto il dirigente della sezione di polizia stradale di Cosenza Domenico Provenzano – e il bimbo oggi sarebbe vivo”. In quel caso, però, il risarcimento dell’assicurazione sarebbe stato inferiore. “Di falsi incidenti stradali ce ne sono tanti – spiega il procuratore di Castrovillari Franco Giacomantonio – Ma questa è la storia che fa più impressione. Innanzitutto perché il medico avrebbe completamente messo da parte il giuramento d’Ippocrate venendo meno ai suoi doveri minimi. Quello che ha fatto la madre, infine, non merita alcun commento”.
Nell’inchiesta sono coinvolti anche altri medici che avrebbero rilasciato certificati per numerosi falsi incidenti stradali e per inesistenti patologie di dipendenti pubblici e falsi invalidi. Nell’operazione “Market Medical” sono indagati anche il responsabile di un patronato di Corigliano Calabro ed un avvocato specializzato in cause previdenziali e assistenziali che prodotto dei falsi certificati medici per documentare false patologie per il loro clienti in modo da ottenere le indennità dall’Inps. Un danno per l’Istituto di previdenza sociale che ammonta a circa due milioni di euro.
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