La sua società ha vinto l’appalto per l’informatizzazione del nuovo ospedale di Giarre senza aver mai partecipato ad alcuna gara, mentre nello stesso periodo il partito di sua moglie entrava in giunta regionale. È una vicenda che viaggia in parallelo con le strane alchimie politiche siciliane quella di Melchiorre Fidelbo, di professione ginecologo, marito della senatrice del Pd Anna Finocchiaro, imputato dal 2012 davanti la terza sezione penale di Catania. Il consorte della Finocchiaro è accusato di truffa e abuso d’ufficio insieme a tre ex manager dell’Asp di Catania, tutti fedelissimi dell’ex governatore Raffaele Lombardo, che nel 2008 aveva sconfitto proprio la senatrice del Pd alle elezioni regionali: sono Giuseppe Calaciura, Giovanni Puglisi e Antonio Scavone, eletto a sua volta senatore dal Movimento per l’Autonomia alle ultime politiche. Adesso che il nome della Finocchiaro ritorna tra i papabili per la successione di Giorgio Napolitano al Quirinale, dal passato riemerge un’istantanea che da sola sintetizza le vicende giudiziarie del marito. Vicende che potrebbero sollevare una questione di opportunità, dato che in caso di elezione al Colle la Finocchiaro si troverebbe anche al vertice del Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno dei giudici.
Una fotografia che risale al 15 novembre del 2010, quando a Giarre, in provincia di Catania, s’inaugura il nuovo presidio ospedaliero. In prima fila a celebrare il momento c’è l’ex ministro della Salute Livia Turco, l’allora assessore regionale alla Sanità Massimo Russo, e la stessa Anna Finocchiaro. Dalla parte opposta ecco Melchiorre Fidelbo, amministratore delegato della Solsamb, la società che si è aggiudicata l’appalto per l’informatizzazione del Pta di Giarre: un affare da un milione e settecentomila euro in totale. Solo l’informatizzazione sarebbe invece costata circa 800 mila euro. “Una cifra troppo alta per una voce che solitamente presenta costi inferiori” ha detto in aula la dirigente regionale Giada Li Calzi, teste dell’accusa nel processo a Fidelbo, attualmente in corso davanti la corte presieduta dal giudice Rosa Anna Castagnola. L’atto d’accusa della procura di Catania, rappresentata in aula dal pm Alessandro La Rosa, punta il dito contro l’affidamento diretto dell’incarico alla società di Fidelbo “senza previo espletamento di una procedura ad evidenza pubblica e comunque in violazione del divieto di affidare incarichi di consulenza esterna”. L’appalto senza gara avrebbe procurato alla società diretta da Fidelbo un ingiusto guadagno di 175 mila euro, e cioè il primo anticipo del finanziamento ricevuto dalla Asp. “L’incarico ha violato il Codice degli appalti” scrivevano nella loro relazione gli ispettori inviati dall’allora assessore regionale alla Sanità Massimo Russo, che aveva revocato l’appalto alla società di Fidelbo soltanto dopo che la procura di Catania aveva aperto l’indagine. “Sulla base della documentazione acquisita – continuavano gli ispettori nella relazione, poi messa agli atti- e delle analisi svolte, con riguardo anche agli atti assessoriali propedeutici al procedimento autorizzativo, si ritiene che il provvedimento di affidamento a privati dell’organizzazione ed informatizzazione del Pta, da parte dell’Asp di Catania, evidenzi i profili di illegittimità, come sopra esposti”.
La storia dell’appalto vinto dal marito della Finocchiaro senza gara è stata ricostruita dettagliatamente dagli inquirenti. Una storia complessa che comincia nel 2007, quanto il ministro della Salute, e cioè la democratica Livia Turco emana le linee guida per il nuovo piano sanitario nazionale. Passano meno di trenta giorni e il consorzio Sanità Digitale presenta il suo progetto per la Casa della Salute di Giarre: socio di maggioranza del consorzio c’è proprio la Solsamb di Fidelbo, creata pochi giorni prima. Nello stesso momento in cui la sua società presenta il progetto per la casa della salute di Giarre, Fidelbo viene nominato in una sottocommissione regionale incaricata di studiare proprio il nuovo piano relativo all’organizzazione dell’assistenza ospedaliera siciliana. A nominarlo in quella sottocommissione, ha spiegato ai pm il funzionario della Regione Francesca Pomara, è l’assessore Roberto Lagalla, fedelissimo di Totò Cuffaro. “Fidelbo – ha detto l’impiegata regionale – era un punto di riferimento: viene scelto per i suoi meriti in campo medico” nell’ottobre del 2007: meno di un mese prima ha creato la Solsamb, che ha appena presentato il suo progetto per l’informatizzazione del casa della salute di Giarre.
Nel 2008, però, il nuovo governo regionale di Raffaele Lombardo cambia tutto: cancellate le case della Salute, ecco che nascono i presidi territoriali d’assistenza. Anche il consorzio Sanità Digitale modifica il suo progetto: il costo sale da un milone e duecentomila euro a un milione e settecentomila euro, mentre il cda del consorzio stabilisce che tutti i guadagni saranno riconosciuti alla Solsamb di Fidelbo. Fino a quel momento la società del marito della Finocchiaro non naviga certo nell’oro. Agli atti del pm, c’è infatti la relazione del luogotenente della Guardia di Finanza di Catania, Lorenzo Coppola, che ha già testimoniato in aula l’anno scorso: l’ufficiale delle Fiamme gialle ricostruisce come nel 2008 la Solsamb chiude il bilancio con una perdita di 747 euro, mentre l’anno dopo fa registrare un utile di 16.409 euro. Nel 2010 poi arriva l’affare milionario: il 30 luglio 2010, infatti, l’Asp di Catania guidata da Calaciura, fedelissimo di Lombardo, sigla la convenzione con la società del marito della Finocchiaro.
Sono gli stessi giorni in cui vanno in scena incontri segretissimi tra il Pd e Lombardo, che hanno per oggetto l’inedito accordo di governo tra i democratici e il Movimento per l’Autonomia. Accordo che sarà ufficializzato pochi giorni dopo, con la benedizione della stessa Finocchiaro. Che nel novembre successivo va di persona a Giarre, insieme a Fidelbo e all’ex ministro Livia Turco per inaugurare il centro ospedaliero informatizzato dalla società del marito. E finire immortalata in quello scatto che adesso potrebbe essere motivo d’ostacolo per la corsa al Quirinale.
Speciale Quirinale
Quirinale, Finocchiaro in ascesa. Ma il marito è imputato per truffa e abuso
Il nome della senatrice Pd riscuote entusiasmi bipartisan nella corsa al Colle, ma la vicenda giudiziaria del coniuge solleva una questione di opportunità. Melchiorre Fidelbo è sotto processo a Catania per un appalto informatico all'ospedale di Giarre, insieme a tre fedelissimi di Raffaele Lombardo
La sua società ha vinto l’appalto per l’informatizzazione del nuovo ospedale di Giarre senza aver mai partecipato ad alcuna gara, mentre nello stesso periodo il partito di sua moglie entrava in giunta regionale. È una vicenda che viaggia in parallelo con le strane alchimie politiche siciliane quella di Melchiorre Fidelbo, di professione ginecologo, marito della senatrice del Pd Anna Finocchiaro, imputato dal 2012 davanti la terza sezione penale di Catania. Il consorte della Finocchiaro è accusato di truffa e abuso d’ufficio insieme a tre ex manager dell’Asp di Catania, tutti fedelissimi dell’ex governatore Raffaele Lombardo, che nel 2008 aveva sconfitto proprio la senatrice del Pd alle elezioni regionali: sono Giuseppe Calaciura, Giovanni Puglisi e Antonio Scavone, eletto a sua volta senatore dal Movimento per l’Autonomia alle ultime politiche. Adesso che il nome della Finocchiaro ritorna tra i papabili per la successione di Giorgio Napolitano al Quirinale, dal passato riemerge un’istantanea che da sola sintetizza le vicende giudiziarie del marito. Vicende che potrebbero sollevare una questione di opportunità, dato che in caso di elezione al Colle la Finocchiaro si troverebbe anche al vertice del Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno dei giudici.
Una fotografia che risale al 15 novembre del 2010, quando a Giarre, in provincia di Catania, s’inaugura il nuovo presidio ospedaliero. In prima fila a celebrare il momento c’è l’ex ministro della Salute Livia Turco, l’allora assessore regionale alla Sanità Massimo Russo, e la stessa Anna Finocchiaro. Dalla parte opposta ecco Melchiorre Fidelbo, amministratore delegato della Solsamb, la società che si è aggiudicata l’appalto per l’informatizzazione del Pta di Giarre: un affare da un milione e settecentomila euro in totale. Solo l’informatizzazione sarebbe invece costata circa 800 mila euro. “Una cifra troppo alta per una voce che solitamente presenta costi inferiori” ha detto in aula la dirigente regionale Giada Li Calzi, teste dell’accusa nel processo a Fidelbo, attualmente in corso davanti la corte presieduta dal giudice Rosa Anna Castagnola. L’atto d’accusa della procura di Catania, rappresentata in aula dal pm Alessandro La Rosa, punta il dito contro l’affidamento diretto dell’incarico alla società di Fidelbo “senza previo espletamento di una procedura ad evidenza pubblica e comunque in violazione del divieto di affidare incarichi di consulenza esterna”. L’appalto senza gara avrebbe procurato alla società diretta da Fidelbo un ingiusto guadagno di 175 mila euro, e cioè il primo anticipo del finanziamento ricevuto dalla Asp. “L’incarico ha violato il Codice degli appalti” scrivevano nella loro relazione gli ispettori inviati dall’allora assessore regionale alla Sanità Massimo Russo, che aveva revocato l’appalto alla società di Fidelbo soltanto dopo che la procura di Catania aveva aperto l’indagine. “Sulla base della documentazione acquisita – continuavano gli ispettori nella relazione, poi messa agli atti- e delle analisi svolte, con riguardo anche agli atti assessoriali propedeutici al procedimento autorizzativo, si ritiene che il provvedimento di affidamento a privati dell’organizzazione ed informatizzazione del Pta, da parte dell’Asp di Catania, evidenzi i profili di illegittimità, come sopra esposti”.
La storia dell’appalto vinto dal marito della Finocchiaro senza gara è stata ricostruita dettagliatamente dagli inquirenti. Una storia complessa che comincia nel 2007, quanto il ministro della Salute, e cioè la democratica Livia Turco emana le linee guida per il nuovo piano sanitario nazionale. Passano meno di trenta giorni e il consorzio Sanità Digitale presenta il suo progetto per la Casa della Salute di Giarre: socio di maggioranza del consorzio c’è proprio la Solsamb di Fidelbo, creata pochi giorni prima. Nello stesso momento in cui la sua società presenta il progetto per la casa della salute di Giarre, Fidelbo viene nominato in una sottocommissione regionale incaricata di studiare proprio il nuovo piano relativo all’organizzazione dell’assistenza ospedaliera siciliana. A nominarlo in quella sottocommissione, ha spiegato ai pm il funzionario della Regione Francesca Pomara, è l’assessore Roberto Lagalla, fedelissimo di Totò Cuffaro. “Fidelbo – ha detto l’impiegata regionale – era un punto di riferimento: viene scelto per i suoi meriti in campo medico” nell’ottobre del 2007: meno di un mese prima ha creato la Solsamb, che ha appena presentato il suo progetto per l’informatizzazione del casa della salute di Giarre.
Nel 2008, però, il nuovo governo regionale di Raffaele Lombardo cambia tutto: cancellate le case della Salute, ecco che nascono i presidi territoriali d’assistenza. Anche il consorzio Sanità Digitale modifica il suo progetto: il costo sale da un milone e duecentomila euro a un milione e settecentomila euro, mentre il cda del consorzio stabilisce che tutti i guadagni saranno riconosciuti alla Solsamb di Fidelbo. Fino a quel momento la società del marito della Finocchiaro non naviga certo nell’oro. Agli atti del pm, c’è infatti la relazione del luogotenente della Guardia di Finanza di Catania, Lorenzo Coppola, che ha già testimoniato in aula l’anno scorso: l’ufficiale delle Fiamme gialle ricostruisce come nel 2008 la Solsamb chiude il bilancio con una perdita di 747 euro, mentre l’anno dopo fa registrare un utile di 16.409 euro. Nel 2010 poi arriva l’affare milionario: il 30 luglio 2010, infatti, l’Asp di Catania guidata da Calaciura, fedelissimo di Lombardo, sigla la convenzione con la società del marito della Finocchiaro.
Sono gli stessi giorni in cui vanno in scena incontri segretissimi tra il Pd e Lombardo, che hanno per oggetto l’inedito accordo di governo tra i democratici e il Movimento per l’Autonomia. Accordo che sarà ufficializzato pochi giorni dopo, con la benedizione della stessa Finocchiaro. Che nel novembre successivo va di persona a Giarre, insieme a Fidelbo e all’ex ministro Livia Turco per inaugurare il centro ospedaliero informatizzato dalla società del marito. E finire immortalata in quello scatto che adesso potrebbe essere motivo d’ostacolo per la corsa al Quirinale.
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Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "È grave che Rai News abbia censurato l’ultima parte del discorso della segretaria Schlein. Dallo sfiduciato Petrecca, un ultimo colpo di coda a sostegno della propaganda di governo, forse come ringraziamento per il passaggio di sede." Così i componenti democratici del gruppo PD in Commissione di vigilanza Rai, che hanno deciso di riportare integralmente la parte del discorso "censurato".
Eccola: “La Presidente Meloni non solo non ha il coraggio di difendere i valori su cui l’Unione s’è fondata dagli attacchi di Trump e di Musk, ma ha deciso qui di nascondere le divisioni del governo oltraggiando la memoria europea. Noi non accettiamo i vostri tentativi di riscrivere la storia. Lei in quest’aula ha oltraggiato la memoria del manifesto di Ventotene, riconosciuto da tutti come la base su cui si è fondata l’Unione europea, perché scritto da giovani mandati al confino dai fascisti che non risposero all’odio e alla privazione di libertà con altro odio, ma con una visione di Europa federale che superasse i nazionalismi che nel nostro continente hanno prodotto soltanto guerre, anche oggi. Non si permetta mai più di oltraggiare la memoria di Altiero Spinelli, Ursula Hirschmann, Ernesto e Ada Rossi, Eugenio Colorni, se siamo qui a discutere in un Parlamento democratico è grazie a persone come loro. Lei dice che quell’Europa non è la sua. E allora le chiedo se la sua Italia è quella della Costituzione perché sono gli stessi antifascisti che l’hanno scritta. E stiamo ancora aspettando che si dichiari antifascista pure lei”.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - Via libera all'unanimità da parte dell'aula del Senato al progetto di legge sui viaggi nella memoria nei campi nazisti per le scuole. Approvato anche il ddl sui Nuovi giochi della Gioventù.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - Voto 'ordinato' nel Pd sulle risoluzioni delle altre opposizioni. Il gruppo si è attenuto all'indicazione di astensione sui testi degli altri gruppi di minoranza, di voto favorevole al punto del documento di Avs sul no all'espulsione dei palestinesi da Gaza e contrario, sempre nella risoluzione di Alleanza Verdi e Sinistra, sullo stop dell'invio di forniture militari a Kiev. C'è stata però un'eccezione nel gruppo: Lorenzo Guerini ha votato a favore anche delle risoluzioni di Azione e Più Europa, come si vede dai tabulati. Anche la leghista Giovanna Miele ha votato il testo di Azione.
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Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Trump annuncia dazi ma anziché alzare la voce con Trump, Meloni se la prende con l'Ue che cerca di reagire". Lo dice Elly Schlein nelle dichiarazioni di voto alla Camera.
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Roma, 19 mar. (Adnkronos) - L’ambiente domestico italiano si sta trasformando, con una crescente adozione di tecnologie smart per la pulizia che promettono di semplificare la vita e liberare tempo prezioso. A fare luce su questa tendenza è una ricerca commissionata da Roborock, leader mondiale nella robotica domestica ultra-intelligente, e condotta da Bva Doxa, azienda leader nelle ricerche di mercato in Italia e parte del gruppo Bva. Lo studio svela un mercato in fermento, con un elevato livello di conoscenza dei robot aspirapolvere e un apprezzamento diffuso per i benefici che offrono. L'indagine ha permesso di delineare diversi profili attitudinali tra gli italiani, evidenziando come l'approccio alle pulizie automatizzate sia tutt'altro che uniforme: a dominare il panorama è il "Pragmatico Digitale" (62%), che valuta attentamente l'efficacia delle nuove tecnologie prima di adottarle. Seguono i "Tech-Entusiasti" (25%), maggiormente propensi a introdurre l'innovazione nelle loro case, con una maggiore concentrazione tra gli uomini (circa il 30%) e nella fascia d'età 25-44 anni. Gli "Scettici Tradizionalisti" rappresentano invece il 13% del campione, con una rappresentanza significativa di intervistati over 45.
La ricerca Doxa dipinge un quadro chiaro: i robot aspirapolvere non sono più un oggetto ostico e di difficile gestione, ma una presenza sempre più familiare nelle case degli italiani, in particolare in quelle in cui vivono animali domestici. Il 90% degli intervistati dichiara di conoscere questi dispositivi, segno di una crescente consapevolezza dei vantaggi che possono offrire. Non si tratta solo di conoscenza teorica, ma anche di apprezzamento concreto: il 70% degli italiani ritiene che i robot aspirapolvere semplifichino la vita, liberando tempo da dedicare ad attività più piacevoli delle faccende domestiche. Un ulteriore dato interessante riguarda la percezione di competenza: il 61% degli italiani si sente competente nell'uso dei robot aspirapolvere, segno di una buona familiarità con la tecnologia e di una crescente fiducia nelle proprie capacità di gestirla al meglio.
Per i pet owner, poi, i robot aspirapolvere rappresentano un vero e proprio alleato nella lotta contro peli, sporco e allergeni, contribuendo a mantenere un ambiente domestico più pulito e salubre. Non a caso, il 68% dei possessori di animali domestici li considera strumenti almeno molto utili, con un picco del 32% che li definisce "estremamente utili". Questo beneficio è particolarmente sentito nelle regioni del Sud, dove le attività all'aperto possono portare più sporco in casa.
Nel contesto generale emerge chiaramente quanto gli italiani abbiano a cura la pulizia della casa, dedicandole oltre sei ore a settimana nel 25% dei casi. Nel dettaglio, il 59% degli intervistati – principalmente donne – dichiara di essere l’unico in famiglia a prendersi carico da solo di questo compito. Spicca quindi come molto positivo il supporto di aspirapolvere robot: coloro che già li utilizzano, apprezzano soprattutto il tempo risparmiato, che può essere dedicato ad attività piacevoli e gratificanti. Nello specifico, il 37% degli intervistati dichiara di utilizzare questo tempo per prendersi cura di sé, con una maggiore propensione da parte delle donne (43%) che dichiarano di trovare finalmente spazio per il ‘me-time’ e il benessere personale. Un altro 32% lo dedica invece a trascorrere più tempo con la famiglia.
La ricerca ha inoltre evidenziato come l'adozione di un robot per la pulizia dei pavimenti porti, per quasi due intervistati su tre tra i possessori di un robot, a una significativa riduzione del carico di lavoro, con il 27% che ha visto un miglioramento per tutti i componenti della famiglia. Tale percezione è particolarmente sentita dai "Tech-Entusiasti" (74%), dagli uomini (66%) e dagli abitanti del Sud Italia (67%). Inoltre, il 27% si aspetta una gestione più equa dei compiti domestici tra i membri del nucleo familiare, contribuendo a un ambiente più armonioso tra le mura di casa.
Gli italiani guardano al futuro con fiducia, immaginando un mondo in cui i robot aspirapolvere saranno sempre più integrati nella vita quotidiana. Il 73% degli intervistati è convinto che questi dispositivi diventeranno la norma entro i prossimi dieci anni, segno di una crescente fiducia nelle potenzialità dell'automazione domestica. Le aspettative per il futuro si concentrano su una maggiore capacità di pulizia e sanificazione degli ambienti domestici (26%), sulla capacità dei robot di adattarsi alle esigenze specifiche di ogni casa (25%) e sulla possibilità di automatizzare sempre più la pulizia e la manutenzione (25%).
Nonostante l'interesse e l'apprezzamento, la ricerca Doxa per Roborock evidenzia alcune barriere che frenano un'adozione ancora più ampia dei robot aspirapolvere. Il costo iniziale elevato rappresenta la principale preoccupazione per il 43% degli italiani, che cercano soluzioni accessibili e con un buon rapporto qualità-prezzo. Da evidenziare, però, come chi abbia già un robot sia propenso ad una spesa più elevata rispetto alla media, riconoscendo il valore aggiunto dello strumento: tra chi è disposto a spendere oltre 200 euro, infatti, il 76% è già possessore di questo device. Altre perplessità riguardano l'affidabilità (25%) e l'autonomia delle batterie (24%), che devono garantire una pulizia completa e senza interruzioni.
Anche gli ingombri domestici rappresentano un ostacolo significativo: il 79% degli intervistati ritiene che i robot abbiano difficoltà a navigare in ambienti con molti ostacoli, come mobili, tappeti e, soprattutto, giocattoli e accessori per animali domestici. Questo aspetto è particolarmente rilevante per chi vive in contesti più piccoli, dove lo spazio è limitato e gli ostacoli sono più frequenti.
Infine, la fiducia nell'automazione completa è ancora in fase di sviluppo: solo il 21% si dichiara totalmente disponibile a delegare la gestione manuale, mentre il 56% preferisce un approccio graduale, che consenta di mantenere un certo controllo sulle attività di pulizia, soprattutto in presenza di animali domestici che richiedono un'attenzione particolare.