Sei gol in campionato, quattro consecutivi. E poi numeri da fuoriclasse assoluto, fisico da corazziere e tecnica da trequartista. Paul Pogba domina il campionato italiano: sono soprattutto i suoi colpi da campione ad aver scavato nelle ultime partite il divario in vetta alla classifica tra la Juventus e la Roma. Come lui in Serie A (forse anche nel mondo) non c’è nessuno. E il tormentone in vista del prossimo calciomercato è già cominciato: tutte le grandi d’Europa lo vogliono, e non sarà facile per i bianconeri trattenerlo.
Ma quanto vale Pogba? “Zero”, dice lui con professione d’umiltà. “Cento milioni”, risponde Massimiliano Allegri. “Perché tutto ha un prezzo”. Già, specie nel calcio moderno dove le bandiere sono stata ammainate da tempo. Ma è difficile quantificare quello di Pogba, che a soli 21 anni può già essere considerato uno dei centrocampisti più forti al mondo, possibile Pallone d’oro del futuro. Da Adam Smith a Karl Marx, un po’ tutti i principali economisti della storia si sono accapigliati sulle teorie del valore. Ma a dettar legge nel mondo del pallone non sono i grandi pensatori ma il ben più prosaico Mino Raiola, agente del calciatore. E ha ragione lui quando dice che “la valutazione la fa chi compra”: a voler comprare, fra qualche mese, saranno in tanti.
Il Manchester United, per riportare a casa il baby-prodigio la cui partenza rappresenta il più grande abbaglio della carriera di Alex Ferguson, o il Chelsea di Mourinho, che un grande colpo a stagione se lo regala sempre. Il Real Madrid, il Bayern Monaco o il Barcellona, che dall’alto del loro fatturato da mezzo miliardo di euro possono permettersi spese folli. Gli sceicchi del City o soprattutto del Paris Saint-Germain, per costruire la squadra numero uno di Francia intorno al più forte giocatore transalpino. Per questo la quotazione di Pogba può schizzare alle stelle: il valore corrente, dettato dalle contingenze del mercato, potrebbe anche superare il suo valore assoluto, per dirla con le parole di William Petty, altro grande economista del passato.
E a quel punto la Juventus si troverà di fronte a un bivio. “Non si vende Pogba”, cantano in curva i tifosi bianconeri. O forse sì? Perché anche il recente passato insegna che trattenere controvoglia un calciatore è poco produttivo, sul campo e in sede di bilancio. A Torino forse si sono già pentiti di non aver ceduto Vidal la scorsa estate, quando era all’apice della propria quotazione. Di fronte alle lusinghe delle big d’Europa la maglia bianconera potrebbe cominciare a stare stretta al colosso Pogba (e senza dubbio all’ingombrante procuratore Raiola, specialista in trasferimenti da capogiro).
Certo, una cessione sarebbe dolorosa: impossibile sostituire uno come lui. E anche in termini d’immagine la ricaduta sarebbe negativa: una squadra che vuole puntare a vincere anche a livello internazionale non si priva dei pezzi pregiati.
Eppure proprio in Italia c’è un esempio illustre che smentisce questa regola: l’Inter riuscì a costruire la squadra dello storico Triplete vendendo a peso d’oro Ibrahimovic al Barcellona. Ed è questa l’idea che stuzzica Marotta e Allegri: con i soldi di Pogba si potrebbe acquistare almeno un “top player” per reparto, allestendo una formazione più forte di quella attuale, finalmente competitiva anche in Champions League. Se ad esempio il Psg, la squadra più interessata al francese, offrisse un grande difensore (magari l’ex Roma Marquinhos), Verratti (erede designato di Pirlo) e un bomber come Cavani, più un contributo cash, dire di no sarebbe davvero la cosa migliore per la squadra
Senza dimenticare che anche per il bilancio in perdita della società la cessione sarebbe un vero toccasana: arrivato a parametro zero, una plusvalenza vicina ai cento milioni metterebbe a posto i conti per anni. A Torino hanno ancora qualche mese per rifletterci. E per godersi le magie del fenomeno Pogba.