Nuovi problemi per la giunta di Federico Pizzarotti, travolta dalle proteste dopo l’annuncio dei tagli ai servizi integrativi per i ragazzi disabili. Associazioni, sindacati, famiglie e persino i presidi delle scuole di Parma hanno dichiarato guerra al sindaco e al suo assessore alle Politiche sociali, Laura Rossi, di cui la minoranza ora chiede le dimissioni, per la riduzione del servizio che dava sostegno agli studenti con disabilità e alle loro famiglie. “E’ una violazione degli accordi in essere tra le rispettive amministrazioni – scrivono i dirigenti scolastici degli istituti di primo e secondo grado di Parma, invitando il sindaco a rivedere la decisione – Soprattutto, una lesione dei diritti degli alunni disabili e dei loro compagni di classe”. Le proteste vanno avanti da quasi due mesi, ma la tensione cresce e per sabato 31 gennaio è prevista una manifestazione che sulla carta ha già raccolto l’adesione di centinaia di persone, a cui hanno annunciato che potrebbero partecipare anche gli Amici di Beppe Grillo, il gruppo di attivisti M5S fuoriusciti dalla base che sostiene l’amministrazione.
I problemi sono cominciati a inizio dicembre, dopo che il Comune aveva annullato il bando per l’affidamento del servizio integrativo di sostegno ai disabili nelle scuole, a cui aveva destinato risorse per 4,5 milioni di euro per gli anni 2015 e 2016. Una scelta motivata dalla mancanza di risorse dovute alla nuova legge di stabilità: “20 milioni in meno sul bilancio del Comune”, avevano spiegato sindaco e assessore, che si erano ritrovati con una gara pubblica in essere senza avere la certezza dei finanziamenti per poterla effettivamente portare a termine. Così la decisione di bloccare tutto e di prorogare solo per qualche mese il servizio. Questo però ha fatto esplodere la rabbia dei 160 educatori che rischiano di rimanere senza lavoro, ma soprattutto delle 311 famiglie con ragazzi con problemi di disabilità, che verrebbero a trovarsi da un giorno all’altro senza sostegno per i propri figli.
Di fronte alle proteste l’amministrazione ha cercato di trovare delle mediazioni: prima prorogando il servizio per altri mesi, poi stanziando nuove risorse per 160mila euro e proponendo, invece della soppressione, un ridimensionamento del monte ore del 25 per cento, poi sceso all’11,8 per cento, con 50 ore settimanali aggiuntive per tamponare situazioni di emergenza. Una riorganizzazione insomma, che dovrebbe partire già da febbraio. “Il dialogo e l’impegno comune – ha dichiarato Pizzarotti – sono l’unico metodo per superare il problema dei tagli del governo ai servizi educativi. Questa dobbiamo considerarla una vera e propria battaglia sociale in difesa dei diritti essenziali. E le battaglie sociali vanno affrontate insieme come società”. Ma questo non è bastato a placare le polemiche, che si sono continuate a montare in vista della manifestazione di sabato.
L’iniziativa è stata indetta dai sindacati, che hanno sottolineato come non siano stati riscontrati altri casi di tagli simili in Regione, all’infuori della città di Parma. Ai rappresentanti dei lavoratori che scenderanno in piazza con gli operatori che rischiano il posto di lavoro, si sono aggiunti il comitato dei genitori e associazioni a difesa della scuola, che hanno organizzato una fiaccolata nel pomeriggio, e dalla loro parte ci sono anche docenti e dirigenti scolastici degli istituti di Parma, che hanno scritto due volte a Pizzarotti chiedendo di trovare soluzioni alternative ai tagli e alla riorganizzazione, che arriverebbe a anno scolastico già cominciato, con i programmi e la destinazione di personale già definiti da settembre. A schierarsi contro la giunta Pizzarotti, e in particolare il vicesindaco Nicoletta Paci, con delega ai Servizi scolastici, e all’assessore al Welfare Rossi, sono state anche le principali associazioni locali che si occupano di tutela ai disabili, dall’Anfas (associazione nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) all’Anmic (associazione nazionale Mutilati e Invalidi Civili di Parma), dall’Angsa (associazione nazionale Genitori Soggetti Autistici di Parma) al Face (Famiglie Cerebrolesi), che hanno inviato una lettera di richiesta di informazioni e di diffida.
Nell’occhio del ciclone c’è il sindaco, ma soprattutto il suo assessore Laura Rossi, considerata colpevole delle scelte sui tagli e della mancanza di dialogo con gli operatori e le famiglie. Contro di lei il Movimento Nuovi consumatori ha presentato un esposto in Procura per interruzione di servizio di pubblica utilità. Come se non bastasse, da qualche settimana tutte le opposizioni in consiglio comunale vogliono la testa dell’assessore, di cui hanno chiesto più volte a gran voce le dimissioni, presentando una mozione di sfiducia da discutere in una delle prossime sedute di consiglio. “In questi due anni e mezzo l’assessore Rossi si è dimostrata essere più elemento di conflitto e di divisione che di mediazione e coesione tra i diversi attori del sistema del welfare cittadino – si legge nella mozione firmata da tutti i capigruppo di minoranza, che hanno chiesto al sindaco di revocare la sua delega – In sostanza essa appare la persona meno indicata per portare avanti quel progetto di welfare di comunità su cui tanto punta l’attuale amministrazione, essendo lei per prima incapace di costruire comunità e condivisione”. Pizzarotti ha già confermato che non intende fare un passo indietro sulla propria delegata, ma il moltiplicarsi delle voci di dissenso e la manifestazione di sabato potrebbe portare a nuovi colpi di scena.
Emilia Romagna
Scuola, a Parma caos per i tagli assistenza disabili. Presidi: “Lesione diritti studenti”
Contro la decisione di togliere i finanziamenti per i servizi di aiuto ai bambini diversamente abili si sono mobilitati sindacati, associazioni e rappresentanti degli istituti. Sabato 31 gennaio manifestazione in piazza per chiedere le dimissioni dell'assessore al welfare
Nuovi problemi per la giunta di Federico Pizzarotti, travolta dalle proteste dopo l’annuncio dei tagli ai servizi integrativi per i ragazzi disabili. Associazioni, sindacati, famiglie e persino i presidi delle scuole di Parma hanno dichiarato guerra al sindaco e al suo assessore alle Politiche sociali, Laura Rossi, di cui la minoranza ora chiede le dimissioni, per la riduzione del servizio che dava sostegno agli studenti con disabilità e alle loro famiglie. “E’ una violazione degli accordi in essere tra le rispettive amministrazioni – scrivono i dirigenti scolastici degli istituti di primo e secondo grado di Parma, invitando il sindaco a rivedere la decisione – Soprattutto, una lesione dei diritti degli alunni disabili e dei loro compagni di classe”. Le proteste vanno avanti da quasi due mesi, ma la tensione cresce e per sabato 31 gennaio è prevista una manifestazione che sulla carta ha già raccolto l’adesione di centinaia di persone, a cui hanno annunciato che potrebbero partecipare anche gli Amici di Beppe Grillo, il gruppo di attivisti M5S fuoriusciti dalla base che sostiene l’amministrazione.
I problemi sono cominciati a inizio dicembre, dopo che il Comune aveva annullato il bando per l’affidamento del servizio integrativo di sostegno ai disabili nelle scuole, a cui aveva destinato risorse per 4,5 milioni di euro per gli anni 2015 e 2016. Una scelta motivata dalla mancanza di risorse dovute alla nuova legge di stabilità: “20 milioni in meno sul bilancio del Comune”, avevano spiegato sindaco e assessore, che si erano ritrovati con una gara pubblica in essere senza avere la certezza dei finanziamenti per poterla effettivamente portare a termine. Così la decisione di bloccare tutto e di prorogare solo per qualche mese il servizio. Questo però ha fatto esplodere la rabbia dei 160 educatori che rischiano di rimanere senza lavoro, ma soprattutto delle 311 famiglie con ragazzi con problemi di disabilità, che verrebbero a trovarsi da un giorno all’altro senza sostegno per i propri figli.
Di fronte alle proteste l’amministrazione ha cercato di trovare delle mediazioni: prima prorogando il servizio per altri mesi, poi stanziando nuove risorse per 160mila euro e proponendo, invece della soppressione, un ridimensionamento del monte ore del 25 per cento, poi sceso all’11,8 per cento, con 50 ore settimanali aggiuntive per tamponare situazioni di emergenza. Una riorganizzazione insomma, che dovrebbe partire già da febbraio. “Il dialogo e l’impegno comune – ha dichiarato Pizzarotti – sono l’unico metodo per superare il problema dei tagli del governo ai servizi educativi. Questa dobbiamo considerarla una vera e propria battaglia sociale in difesa dei diritti essenziali. E le battaglie sociali vanno affrontate insieme come società”. Ma questo non è bastato a placare le polemiche, che si sono continuate a montare in vista della manifestazione di sabato.
L’iniziativa è stata indetta dai sindacati, che hanno sottolineato come non siano stati riscontrati altri casi di tagli simili in Regione, all’infuori della città di Parma. Ai rappresentanti dei lavoratori che scenderanno in piazza con gli operatori che rischiano il posto di lavoro, si sono aggiunti il comitato dei genitori e associazioni a difesa della scuola, che hanno organizzato una fiaccolata nel pomeriggio, e dalla loro parte ci sono anche docenti e dirigenti scolastici degli istituti di Parma, che hanno scritto due volte a Pizzarotti chiedendo di trovare soluzioni alternative ai tagli e alla riorganizzazione, che arriverebbe a anno scolastico già cominciato, con i programmi e la destinazione di personale già definiti da settembre. A schierarsi contro la giunta Pizzarotti, e in particolare il vicesindaco Nicoletta Paci, con delega ai Servizi scolastici, e all’assessore al Welfare Rossi, sono state anche le principali associazioni locali che si occupano di tutela ai disabili, dall’Anfas (associazione nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) all’Anmic (associazione nazionale Mutilati e Invalidi Civili di Parma), dall’Angsa (associazione nazionale Genitori Soggetti Autistici di Parma) al Face (Famiglie Cerebrolesi), che hanno inviato una lettera di richiesta di informazioni e di diffida.
Nell’occhio del ciclone c’è il sindaco, ma soprattutto il suo assessore Laura Rossi, considerata colpevole delle scelte sui tagli e della mancanza di dialogo con gli operatori e le famiglie. Contro di lei il Movimento Nuovi consumatori ha presentato un esposto in Procura per interruzione di servizio di pubblica utilità. Come se non bastasse, da qualche settimana tutte le opposizioni in consiglio comunale vogliono la testa dell’assessore, di cui hanno chiesto più volte a gran voce le dimissioni, presentando una mozione di sfiducia da discutere in una delle prossime sedute di consiglio. “In questi due anni e mezzo l’assessore Rossi si è dimostrata essere più elemento di conflitto e di divisione che di mediazione e coesione tra i diversi attori del sistema del welfare cittadino – si legge nella mozione firmata da tutti i capigruppo di minoranza, che hanno chiesto al sindaco di revocare la sua delega – In sostanza essa appare la persona meno indicata per portare avanti quel progetto di welfare di comunità su cui tanto punta l’attuale amministrazione, essendo lei per prima incapace di costruire comunità e condivisione”. Pizzarotti ha già confermato che non intende fare un passo indietro sulla propria delegata, ma il moltiplicarsi delle voci di dissenso e la manifestazione di sabato potrebbe portare a nuovi colpi di scena.
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Perugia, 5 gen. (Adnkronos) - Ha sparato con la pistola di servizio (Glock 17 cal. 9) regolarmente detenuta un colpo alla moglie 29enne, romena, per poi spararsi alla tempia. Sono i dettagli emersi dalla ricostruzione dell'omicidio-suicidio avvenuto questa mattina a Gualdo Tadino, nella frazione Gaifana, in una abitazione in via degli Ulivi.
L'uomo, una guardia giurata di 38 anni, è stato trovato senza vita accanto alla vittima. I rilievi ancora in corso, a cura della Sezione rilievi del Nucleo Investigativo di Perugia e Compagnia Carabinieri di Gubbio, confermano la dinamica. Secondo gli investigatori, il movente sarebbe legato a dissidi coniugali. Sul posto il medico legale e il sostituto procuratore di turno.
Roma, 5 gen. (Adnkronos) - Una pronuncia del Consiglio regionale della Sardegna sulla decadenza della presidente della Regione Alessandra Todde per presunte irregolarità sul rendiconto delle spese elettorali non è ipotizzabile nell'immediato. "Secondo la Corte costituzionale (sent. 387/1996) la questione della pronuncia del Consiglio regionale sulla decadenza si porrà solo nel momento in cui il provvedimento diventerà 'definitivo'". A indicare la significativa sentenza della Consulta è il professore ordinario di Diritto pubblico all'università di Roma Tor Vergata, Giovanni Guzzetta che, analizzando all'Adnkronos una vicenda ingarbugliata sia sul fronte politico che giudiziario, rileva anche che"il giudizio del Consiglio regionale è sempre sindacabile in sede giurisdizionale".
Pertanto, "immaginando che la Presidente della Regione Sardegna impugni effettivamente l’atto, sul piano giudiziario i tempi non saranno brevi: la lunghezza dei tempi si trasforma in una prolungata spada di Damocle 'politica' sulla Presidente e sulla sua legittimazione. E qui, subentrano tutte le valutazioni di opportunità che non spetta a me fare".
Secondo il costituzionalista, "la vicenda è molto complessa perché ha evidentemente implicazioni politiche e giuridiche ma le letture appaiono molto semplificate e assertive". "Sul piano politico - analizza - ci troviamo di fronte ad una ordinanza-ingiunzione che contesta gravi violazioni della disciplina in materia di spese elettorali e relativa rendicontazione. In base alla legislazione vigente applicabile anche alla regione Sardegna, a seguito dell’accertamento di tali violazioni consegue anche la sanzione accessoria della decadenza, in quanto si concretizza una causa di ineleggibilità del consigliere regionale che si riflette sulla carica di presidente della Regione, perché, in base alla disciplina vigente ribadita dalla stessa legislazione sarda, il Presidente non può non essere anche membro del consiglio regionale. Sul piano politico la rilevanza della questione, e quindi le conseguenze in termini di opportunità, sono rimesse alle valutazioni degli interessati e al dibattito politico".
"Sul piano giuridico quello che succede è che il provvedimento, che è immediatamente esecutivo, è comunque un provvedimento amministrativo, sebbene adottato da un organo particolarmente autorevole in quanto istituito presso la Corte d’Appello e presieduto dal Presidente della Corte d’Appello. A tale provvedimento si può fare opposizione davanti al giudice ordinario, cui spetta anche decidere se sospenderne o meno l’esecutività. Secondo la Corte costituzionale (sent. 387/1996) la questione della pronuncia del Consiglio regionale sulla decadenza si porrà nel momento in cui il provvedimento diventerà “definitivo” (cioè una volta esauriti i gradi di giudizio di impugnazione dell’ordinanza o qualora tale impugnazione non ci sia, nei termini di 30 giorni dall’adozione del provvedimento). Da questa sentenza della Corte costituzionale sembrerebbe dunque che fino a quel momento il Consiglio non possa pronunciarsi, anche se il provvedimento del Collegio regionale di Garanzia rimanesse esecutivo".
Guzzetta osserva che "in questa prospettiva, immaginando che la Presidente della Regione Sardegna impugni effettivamente l’atto bisognerà attendere i vari gradi di giudizio e potrebbero passare mesi. Nel momento in cui il provvedimento, confermato dai giudici, divenisse effettivamente definitivo spetterebbe al Consiglio regionale dichiarare la decadenza. Sui poteri del Consiglio in questa materia c’è molta confusione, perché si tende a pensare in modo analogo a quello che vale per le Camere. Ma c’è una fondamentale differenza. Le Camere sono organi costituzionali e la Costituzione riserva a esse in via esclusiva la valutazione della decadenza. Lo stesso principio non vale per i Consigli regionali, le cui deliberazioni sono impugnabili davanti al giudice ordinario secondo i principi generali che valgono in questa materia, peraltro ribaditi dalla stessa legge statutaria della regione Sardegna 2007 articolo 26 comma 9. Questo vuol dire che i margini di valutazione dei Consiglio regionale sono comunque più ristretti, perché le loro scelte sono sindacabili quanto al rispetto delle norme sulla decadenza".
"Il controllo del Consiglio regionale, dunque, è vincolato dal quadro normativo e non può ritenersi politicamente libero. Il che non vuol dire che il suo voto sia una formalità (possono essere rilevati vizi procedurali ad esempio), ma certo la valutazione non è meramente politica. Né la legge ordinaria potrebbe riconoscere ai consigli regionali quella garanzia di insindacabilità degli atti che è assicurata dalla Costituzione alle Camere - sottolinea il professore di Tor Vergata - Questo peraltro vale per tutti i casi in cui i Consigli regionali accertino cause di decadenza. Le dichiarazioni di decadenza sono impugnabili davanti al giudice ordinario. Al limite possono ipotizzarsi anche dei conflitti di attribuzione davanti alla Corte costituzionale tra Regione e autorità giudiziaria".
"Sul piano giudiziario, dunque, i tempi non saranno brevi.Sul piano politico, ovviamente, la lunghezza dei tempi si trasforma in una prolungata spada di Damocle 'politica' sulla Presidente e sulla sua legittimazione. E qui, subentrano tutte le valutazioni di opportunità che non spetta a me fare", conclude il costituzionalista. (di Roberta Lanzara)
Roma, 5 gen. (Adnkronos) - Papa Francesco ha ricevuto una targa con riflessioni su Gesù da parte della Guida suprema iraniana, l'Ayatollah Ali Khamenei. Secondo quanto rende noto l'agenzia di stampa Irna, la targa è stata consegnata al Pontefice dall'ambasciatore iraniano presso la Santa Sede, Mohammad Hossein Mokhtari, ricevuto nei giorni scorsi.
''Se Gesù fosse tra noi oggi - scrive Khamenei - non esiterebbe un attimo a combattere i leader dell'oppressione e dell'arroganza globale. Non tollererebbe la fame e lo sfollamento di miliardi di persone spinte dalle potenze egemoniche verso la guerra, la corruzione e la violenza".
Partendo dal fatto che ''l'importanza di Gesù per i musulmani non è senza dubbio inferiore alla sua importanza e stima agli occhi dei devoti cristiani'', il testo sottolinea che ''questo grande profeta divino ha trascorso tutto il suo tempo tra il popolo in lotta per opporsi all'oppressione, all'aggressione e alla corruzione'' e ''a coloro che usavano la loro ricchezza e il loro potere per schiavizzare le nazioni e trascinarle nell'inferno di questo mondo e dell'aldilà''.
Nelle riflessioni di Khamenei è contenuto un invito: ''Cristiani e musulmani che credono in questo grande profeta devono rivolgersi ai suoi insegnamenti per stabilire un giusto ordine mondiale. Devono promuovere le virtù umane come sono state insegnate da questi maestri dell'umanità''. Quindi, prosegue il testo, ''per essere un seguace di Gesù Cristo bisogna sostenere la verità e rifiutare i poteri che vi si oppongono. Si spera che i cristiani e i musulmani in ogni angolo del mondo manterranno viva questa profonda lezione del profeta Gesù nelle loro vite e azioni'', auspica il leader iraniano.
Perugia, 5 gen. (Adnkronos) - Marito e moglie sono stati trovati morti nell'abitazione nella quale vivevano a Gualdo Tadino, in provincia di Perugia. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che indagano sull'ipotesi di omicidio-suicidio. Da una prima ricostruzione si tratta di una coppia giovane, i due avevano una trentina di anni. L'uomo, dai primissimi accertamenti, avrebbe ucciso la donna per poi togliersi la vita.
Milano, 5 gen. (Adnkronos) - Sono in corso le indagini dei carabinieri per fare luce sulla morte di un 28enne marocchino trovato morto ieri sera a Cisliano in provincia di Milano. E' stato un passante ieri a chiamare il 112 dopo aver notato un uomo riverso sul ciglio della strada in via Regina Elena, quasi all'incrocio con una strada provinciale. Sul posto sono intervenuti, insieme al 118, i carabinieri di Bareggio e Magenta che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. A quanto si apprende si indaga per omicidio perché, da una prima ispezione del medico legale, è emersa sul cadavere una lesione all'addome inferiore compatibile con un'azione violenta. Tuttavia sarà l'autopsia a fare definitivamente chiarezza.
Roma, 5 gen. (Adnkronos) - Visita lampo di Giorgia Meloni a Mar-a-Lago, dove la premier ha incontrato il presidente eletto degli Usa Donald Trump. Dopo circa 5 ore dal suo arrivo a Palm Beach, la premier è risalita sul volo che la sta riconducendo a Roma.
(Adnkronos) - Il Napoli vince 3-0 in casa della Fiorentina oggi 4 gennaio 2025 nel match valido per la 19esima giornata della Serie A. La formazione di Conte passa al Franchi con i gol di Neres (29'), Lukaku (54' su rigore) e McTominay (68'). Il successo consente al Napoli di salire a 44 punti e di conquistare il primo posto solitario in classifica con 3 punti di vantaggio sull'Atalanta e 4 sull'Inter. Bergamaschi e milanesi hanno una partita in meno.
Il Napoli parte bene e al 15' Olivera va in gol dopo lo scambio con Lukaku, ma l'azione del Napoli è viziata da due posizioni di fuorigioco dei due protagonisti dell'azione. Al 18' altro squillo del Napoli con Spinazzola che impegna De Gea. La Fiorentina non riesce ad essere pericolosa e la squadra di Conte al 26' ci prova con Neres che converge e ci prova con il mancino.
Al 29' Napoli in vantaggio: combinazione tra Neres e Lukaku, con il brasiliano che in area danza sul pallone, salta gli avversari e di destro da posizione laterale infila De Gea sotto la traversa per l'1-0. Immediata la reazione viola che al 35' manda Kean in gol, ma l'attaccante prima del tiro in porta tocca il pallone con una mano e la rete viene annullata dopo il consulto con il Var. Al 39' ancora Fiorentina pericolosa con la conclusione verso la porta di Mandragora, parata in tuffo da Meret.
Ad inizio ripresa ancora Napoli protagonista. Al 53' Neres serve McTominay ma lo scozzese in area non inquadra la porta. Il raddoppio arriva un minuto dopo. Al 54' intervento in ritardo di Moreno su Anguissa e calcio di rigore trasformato da Lukaku, per il 2-0. Palladino cambia faccia alla squadra inserendo Gosens e Colpani e al 61' arriva una clamorosa doppia occasione: prima Meret respinge il tiro da centro area di Mandragora, poi si salva anche sul tentativo di Beltran. Poi sul cross di Dodò, svetta ancora Beltran ma il pallone esce di poco a lato.
I viola riversati in avanti lasciano ampi spazi alle ripartenze del Napoli che al 63' sfiora il tris sull'asse Lukaku-Neres, ma questa volta il brasiliano conclude sull'esterno della rete. Al 68' il Napoli trova il terzo gol: ennesimo errore viola a centrocampo con Anguissa che ruba palla e si invola, sul suo cross in area Comuzzo non riesce a liberare, e McTominay arriva da dietro e mette il pallone alle spalle di De Gea per il 3-0. La Viola non si arrende nonostante il pesante passivo e al 70' arriva il tiro a giro di Sottil dal limite dell'area che esce fuori di poco. Con il passare dei minuti la pressione della Fiorentina si affievolisce con il Napoli che controlla il possesso del pallone senza correre altri rischi.