“Aspiravamo alla bellezza e non a un clima cupo dove le idee diverse sono reato di lesa maestà”. Dopo giorni di dubbi e ipotesi, dieci parlamentari lasciano il Movimento 5 Stelle. A leggere il discorso di addio in una conferenza stampa alla Camera è stata Mara Mucci, deputata emiliana da sempre critica verso la linea ufficiale ma che poche volte in questi mesi si è esposta pubblicamente. Al suo fianco Walter Rizzetto, punto di riferimento del gruppo dei malpancisti, e Marco Baldassarre. “I vertici abusivi del Movimento hanno tradito i valori M5S con un direttorio nominato dall’alto che decide per tutti”. Da oggi i critici entrano nel gruppo Misto e si preparano a incontrare Matteo Renzi per le consultazioni nella sede del Nazareno, probabilmente insieme al coordinamento di ex nato nei giorni scorsi in Senato. “Li vedremo alle 21”, ha confermato il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini. La prima reazione è stata quella del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio: “Io credo”, ha detto a Radio24, “che possiamo fare a meno di persone che preferiscono tradire il mandato elettorale piuttosto che portare avanti una battaglia di coerenza e onestà“.

di Annalisa Ausilio

Gli addii al Movimento sono dieci, nove deputati e un senatore: oltre a Rizzetto, Baldasserre e Mucci, ci sono Aris Prodani, Samuele Segoni, Eleonora Bechis, Sebastiano Barbanti, Gessica Rostellato e Tancredi Turco. Sono così 17 i parlamentari fuori dall’M5S alla Camera e 18 al Senato, di questi in tre si sono uniti ad altri partiti (Anitori ha aderito a Ncd, Battista a Gal e Pepe ai Verdi). A far precipitare gli eventi questa volta è stata la strategia per il Quirinale: “Non abbiamo parlato in assemblea”, ha detto Mucci, “e ci siamo trovati sul blog le indicazioni su come avremmo dovuto comportarci per l’elezione del Colle. Ci hanno tolto le quirinarie, il sondaggio online per far esprimere gli iscritti. C’è un caos studiato ad arte per imporre direttive dall’alto, sconfessando qualsiasi forma di autorganizzazione della base”. La decisione arriva dopo mesi di lacerazioni e malumori interni: il clima sofferto e le discussioni vanno avanti da tempo in un’atmosfera diventata più pesante dopo l’espulsione di Massimo Artini e Paola Pinna. Da quel giorno i critici si incontrano per progettare di creare una nuova formazione nel gruppo Misto. Dietro le quinte c’è anche l’ombra del sindaco di Parma Federico Pizzarotti: i fuoriusciti erano tutti presenti all’open day del primo cittadino a dicembre scorso. Pizzarotti è il primo dei critici ma non vuole etichette e soprattutto aspettava la mossa dei colleghi per valutare se unirsi o meno al nuovo progetto.

“Tutti devono tornare ad avere voce in capitolo nei processi decisionali”, ha detto Mucci. “Ad un certo punto non abbiamo più capito: chi ha deciso che si dovesse abbandonare il progetto di fare politica nuova? E’ più facile fare un’opposizione becera e casinista. Tra non capire e rimanere in silenzio per comodità: abbiamo deciso di ribellarci”. Criticano la poca trasparenza, le decisioni calate dall’alto e “l’impossibilità di realizzare le proposte per cui siamo stati votati”. “A che serve avere un ruolo così importante se dobbiamo tenere le braccia conserte? Resteremo qui in questa politica a combattere la vecchia politica e quella nuova che si è adeguata alla vecchia”. Mucci ha concluso dicendo che i dieci si dimettono ma non lasciano il Parlamento: “Siamo un cantiere aperto. Ma restiamo qui a lavorare perché siamo sicuri di essere rappresentativi di una parte consistente dell’elettorato dei 5 Stelle. Noi siamo un’alternativa libera“.

La notizia non ha lasciato sorpresi gli altri parlamentari M5S che su Facebook e in rete commentano con “sollievo” la scelta. “Non posso che essere felice”, ha scritto Daniele Pesco. “Finalmente un bel gruppo di gente che per quasi 2 anni ha rallentato, offuscato, ostacolato il lavoro del gruppo se ne va. Ora finalmente lavoreremo in modo più sereno, più tranquillo più spedito”. Anche Roberto Fico, membro del direttorio, la pensa allo stesso modo: “Auguri ai miei colleghi che, a 48 ore dal primo scrutinio per l’elezione del Capo dello Stato, hanno deciso di lasciare il gruppo, senza pensare, neanche per un secondo, di dimettersi dalla carica di parlamentare. Panta rei”. Così anche Daniela Donno: “Meglio fuori che dentro e male accompagnati. Addio”.

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