L’anno spartiacque, quello in cui “termina la lunga e profonda recessione iniziata nel 2008 e tornano le variazioni positive per Pil e occupazione“. E’ così che il Centro Studi di Confindustria vede il 2015 per l’economia italiana. Arrivando a prefigurare, per entrambi gli indicatori, progressi molto superiori rispetto a quelli finora stimati dallo stesso governo: in particolare, secondo l’ultimo rapporto Congiuntura flash, il prodotto interno lordo potrebbe aumentare fino al 2,1% quest’anno – contro il +0,6% previsto dall’esecutivo e il +0,4% di Bankitalia – e fino al 2,5 per cento il prossimo. Questo grazie al crollo del prezzo del petrolio, alla svalutazione del cambio dell’euro, all’accelerazione del commercio mondiale e alla diminuzione dei tassi di interesse grazie al programma di acquisto di titoli di Stato varato dalla Bce, “in grado di abbassare i tassi reali a lunga scadenza nella media dell’area euro di 109 punti base”.

La svolta, afferma il Csc nell’analisi mensile che fotografa le aspettative degli imprenditori, “si deve, in parti molto disuguali, a tre ordini di fattori. Anzitutto, la combinazione molto favorevole di elementi esterni“, cioè appunto petrolio, cambio, export e tassi, “una vera manna dal cielo”. Gli Usa torneranno a essere la locomotiva della crescita, mentre la Cina rallenterà e l’India accelererà. Dunque “il quadro internazionale resta propizio all’avvio della ripresa, nonostante le difficoltà di Russia e Brasile. E i primi concreti indizi di svolta non tarderanno a manifestarsi nelle statistiche”.

Nel complesso, secondo viale dell’Astronomia, gli “impulsi espansivi restano sostanziosi anche una volta fatta la tara al loro pieno concretizzarsi per tener conto delle difficoltà del contesto di grave crisi“. “Il secondo fattore sono le politiche più orientate alla crescita, che daranno maggiore sostegno all’occupazione e agli investimenti, grazie anche alla flessibilità conquistata a Bruxelles. Il terzo fattore sono gli indicatori congiunturali che segnalano la stabilizzazione della domanda interna e della produzione, offrendo una buona base di ripartenza”. In altre parole, “non occorre più arrestare la retromarcia prima di ricominciare ad avanzare. Senza considerare Expo, che darà un apporto non marginale”.

Quanto all’occupazione, dopo ottobre e novembre potrebbe risultare in flessione anche a dicembre 2014 per poi segnare un “rimbalzo” nei primi mesi 2015, perché le imprese potrebbero aver “rinviato le assunzioni al 2015, in vista dei cambiamenti normativi in atto e dei benefici contributivi appena introdotti”, ossia il Jobs act e gli sgravi previsti dalla legge di Stabilità. Le aspettative delle imprese per i primi tre mesi del 2015 sono però in miglioramento: il saldo delle risposte di quelle sopra i 50 dipendenti è per i primi tre mesi del 2015 pari a -8,1 dal -8,6 del trimestre precedente e -13,9 di un anno fa. Quanto al tasso di disoccupazione, che ha toccato in novembre il massimo storico – 13,4% – l’aumento rispetto al 12,4% dell’ultimo quarto 2013 è, conclude la nota Csc, principalmente dovuto all’espansione della forza lavoro, cioè all’aumento delle persone che cercano un’occupazione.

 

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