Uno al servizio della ‘ndrangheta, l’altra vittima di pressioni e intimidazioni per aver fatto il proprio lavoro. Due giornalisti, due storie opposte e speculari. Emergono entrambe dalle carte dell‘inchiesta ‘Aemilia’, condotta dalla Dda di Bologna, che mercoledì 28 gennaio ha portato, solo in Emilia Romagna, a 117 richieste di custodia cautelare. Il primo nome è quello del modenese Marco Gibertini, 49 anni, volto noto di Telereggio, emittente locale di Reggio Emilia, già coinvolto nel giugno scorso in un’inchiesta per frode fiscale, e oggi finito in manette con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il secondo invece è quello di Sabrina Pignedoli, penna del Resto del Carlino, bersaglio di minacce (immediatamente denunciate), per essersi occupata delle vicende legate alla famiglia di Antonio Muto.
Non solo il mondo dell’imprenditoria e della politica, quindi, ma anche quello dell’informazione locale è stato toccato dalla maxi-operazione dell’antimafia. Dimostrando come la rete emiliana della ‘ndrangheta considerasse fondamentale sfruttare a proprio favore i mezzi di comunicazione. Lo spiega lo stesso gip, Alberto Ziroldi, nell’ordinanza di custodia cautelare: “La ricerca del consenso mediatico, in palese controtendenza rispetto alle regole ferree della dissimulazione e dell’understatement mafioso, costituisce una delle nuove frontiere dell’infiltrazione”. Gli obiettivi sono due. Da una parte “amplificare la capacità espansiva del sodalizio” e dall’altra creare il terreno per un “atteggiamento più morbido dell’opinione pubblica”, portata a credere all’esistenza di una contrapposizione “tra Stato vessatore e onesti faticatori”.
Per capire meglio, però, bisogna entrare nel dettaglio delle due vicende e scorrere le carte dell’inchiesta. È l’autunno del 2012 quando a Reggio Emilia scoppia il caso della cena, organizzata a marzo dello stesso anno al ristorante Antichi Sapori, gestito dal crotonese Pasquale Brescia. Al tavolo, oltre a uomini dell’imprenditoria con precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso, si scopre che si è seduto anche l’allora consigliere provinciale del Pdl, Giuseppe Pagliani. La notizia fa discutere l’intera città. Fioccano polemiche e articoli. Per questo, Gibertini si organizza e comincia a lavorare per dare spazio e voce agli esponenti delle cosche presenti quella sera. Il 10 ottobre, proprio grazie all’impegno di Gibertini, uno dei partecipanti alla serata (oggi agli arresti), Gianluigi Sarcone, viene invitato nella trasmissione di Telereggio chiamata Poke Balle. Una puntata condotta dall’avvocato Stefano Marchesini, intitolata “La cena delle beffe”, e, secondo l’accusa, confezionata su misura per Sarcone.
Copione simile nel febbraio del 2013, quando, secondo le indagini, Gibertini si attiva per far ottenere a Nicolino Sarcone (fratello di Gianluigi) un’intervista sulle pagine dell’edizione locale del Resto del Carlino. La data di pubblicazione non è casuale. Esce domenica 3 febbraio, a pochi giorni dalla condanna per estorsione e associazione di stampo mafioso nell’ambito dell’inchiesta Edilpiovra, e l’articolo viene sfruttato da Sarcone per accusare i giudici di aver commesso un errore. È lo stesso Gibertini, nelle prime ore del mattino, ad avvisare Sarcone via sms della pubblicazione dell’intervista. “Ti hanno dato molto spazio. Due pagine ci sono”, gli scrive. L’intervista, però, sostiene ora il quotidiano Il Resto del Carlino, sarebbe stata fatta su iniziativa dal giornale, autonomamente, nell’ambito di un’inchiesta giornalistica.
Ma Gibertini non si muove solo sul terreno dell’informazione. Il giornalista utilizza i suoi contatti anche per procurare clienti agli affiliati e indirizzare vari imprenditori, pubblicizzando le “capacità” di Sarcone nell’attività di recupero crediti. “Ha rivestito – si legge nell’ordinanza – un duplice ruolo per il sodalizio criminoso: collettore di soggetti, in genere imprenditori, alla ricerca di soluzioni alternative, e ovviamente illecite, per il recupero dei crediti, e trait d’union tra il vertice della cellula reggiana Nicolino Sarcone e la ribalta mediatica capace di dare voce alle ragioni degli ‘ndranghetisti”.
Di tutt’altro tenore la vicenda di Sabrina Pignedoli. La giornalista del Resto del Carlino e collaboratrice dell’Ansa viene citata nelle carte come parte lesa. Il 13 gennaio 2013, la cronista racconta del rigetto del ricorso al Tar, avanzato dai fratelli Salvatore e Vito Muto, contro il divieto di detenere armi e munizioni ordinato dal Prefetto di Reggio Emilia. Nel pezzo spiega il loro legame di parentela con Rocco, Franco e Gaetano Muto, ai quali due mesi prima era stato bruciato un furgone. L’articolo però non piace agli affiliati. E così due giorni dopo, il 15 gennaio, la giornalista riceve una telefonata particolare. Dietro la cornetta c’è un poliziotto, Domenico Mesiano, 42 anni, originario di Catanzaro, autista dell’ex questore di Reggio Emilia, Domenico Savi, e responsabile dei rapporti con la stampa per conto della questura. Mesiano, con “tipica metodologia mafiosa”, scrive il gip, dice alla giornalista di non occuparsi più degli affari della famiglia Muto, in quanto questa non gradiva. Non solo. Le spiega di condividere l’opinione dei Muto e la minaccia: “Se non la smetti ti taglio i viveri”.
Una chiamata che mette in allarme la cronista, la lascia sconvolta e scossa. Per questo un minuto dopo decide di avvisare non solo i suoi capi al giornale, ma anche la magistratura, alla quale denuncia tutto. Mesiano oggi si trova in carcere, accusato di associazione a delinquere di tipo mafioso, di minacce e accesso abusivo alle banche dati della polizia. Secondo le indagini, Mesiano era in costante contatto telefonico con alcuni degli arrestati, tra cui Nicolino Sarcone e Antonio Muto. E si era messo “a disposizione del sodalizio per ogni richiesta avanzata da qualsiasi appartenente”.
Mafie
‘Ndrangheta, in Emilia “cerca consenso mediatico”. Arrestato giornalista
Accusa di concorso esterno per il volto di Telereggio Marco Gibertini. L'accusa, aver orchestrato interviste e talk show per far apparire come "faticatori vessati" gli imprenditori colpiti da provvedimenti antimafia. Per la cronista del "Carlino" Sabrina Pignedoli, invece, sono arrivate le minacce. Attraverso, secondo i pm, il poliziotto della questura che teneva i rapporti con i cronisti
Uno al servizio della ‘ndrangheta, l’altra vittima di pressioni e intimidazioni per aver fatto il proprio lavoro. Due giornalisti, due storie opposte e speculari. Emergono entrambe dalle carte dell‘inchiesta ‘Aemilia’, condotta dalla Dda di Bologna, che mercoledì 28 gennaio ha portato, solo in Emilia Romagna, a 117 richieste di custodia cautelare. Il primo nome è quello del modenese Marco Gibertini, 49 anni, volto noto di Telereggio, emittente locale di Reggio Emilia, già coinvolto nel giugno scorso in un’inchiesta per frode fiscale, e oggi finito in manette con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il secondo invece è quello di Sabrina Pignedoli, penna del Resto del Carlino, bersaglio di minacce (immediatamente denunciate), per essersi occupata delle vicende legate alla famiglia di Antonio Muto.
Non solo il mondo dell’imprenditoria e della politica, quindi, ma anche quello dell’informazione locale è stato toccato dalla maxi-operazione dell’antimafia. Dimostrando come la rete emiliana della ‘ndrangheta considerasse fondamentale sfruttare a proprio favore i mezzi di comunicazione. Lo spiega lo stesso gip, Alberto Ziroldi, nell’ordinanza di custodia cautelare: “La ricerca del consenso mediatico, in palese controtendenza rispetto alle regole ferree della dissimulazione e dell’understatement mafioso, costituisce una delle nuove frontiere dell’infiltrazione”. Gli obiettivi sono due. Da una parte “amplificare la capacità espansiva del sodalizio” e dall’altra creare il terreno per un “atteggiamento più morbido dell’opinione pubblica”, portata a credere all’esistenza di una contrapposizione “tra Stato vessatore e onesti faticatori”.
Per capire meglio, però, bisogna entrare nel dettaglio delle due vicende e scorrere le carte dell’inchiesta. È l’autunno del 2012 quando a Reggio Emilia scoppia il caso della cena, organizzata a marzo dello stesso anno al ristorante Antichi Sapori, gestito dal crotonese Pasquale Brescia. Al tavolo, oltre a uomini dell’imprenditoria con precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso, si scopre che si è seduto anche l’allora consigliere provinciale del Pdl, Giuseppe Pagliani. La notizia fa discutere l’intera città. Fioccano polemiche e articoli. Per questo, Gibertini si organizza e comincia a lavorare per dare spazio e voce agli esponenti delle cosche presenti quella sera. Il 10 ottobre, proprio grazie all’impegno di Gibertini, uno dei partecipanti alla serata (oggi agli arresti), Gianluigi Sarcone, viene invitato nella trasmissione di Telereggio chiamata Poke Balle. Una puntata condotta dall’avvocato Stefano Marchesini, intitolata “La cena delle beffe”, e, secondo l’accusa, confezionata su misura per Sarcone.
Copione simile nel febbraio del 2013, quando, secondo le indagini, Gibertini si attiva per far ottenere a Nicolino Sarcone (fratello di Gianluigi) un’intervista sulle pagine dell’edizione locale del Resto del Carlino. La data di pubblicazione non è casuale. Esce domenica 3 febbraio, a pochi giorni dalla condanna per estorsione e associazione di stampo mafioso nell’ambito dell’inchiesta Edilpiovra, e l’articolo viene sfruttato da Sarcone per accusare i giudici di aver commesso un errore. È lo stesso Gibertini, nelle prime ore del mattino, ad avvisare Sarcone via sms della pubblicazione dell’intervista. “Ti hanno dato molto spazio. Due pagine ci sono”, gli scrive. L’intervista, però, sostiene ora il quotidiano Il Resto del Carlino, sarebbe stata fatta su iniziativa dal giornale, autonomamente, nell’ambito di un’inchiesta giornalistica.
Ma Gibertini non si muove solo sul terreno dell’informazione. Il giornalista utilizza i suoi contatti anche per procurare clienti agli affiliati e indirizzare vari imprenditori, pubblicizzando le “capacità” di Sarcone nell’attività di recupero crediti. “Ha rivestito – si legge nell’ordinanza – un duplice ruolo per il sodalizio criminoso: collettore di soggetti, in genere imprenditori, alla ricerca di soluzioni alternative, e ovviamente illecite, per il recupero dei crediti, e trait d’union tra il vertice della cellula reggiana Nicolino Sarcone e la ribalta mediatica capace di dare voce alle ragioni degli ‘ndranghetisti”.
Di tutt’altro tenore la vicenda di Sabrina Pignedoli. La giornalista del Resto del Carlino e collaboratrice dell’Ansa viene citata nelle carte come parte lesa. Il 13 gennaio 2013, la cronista racconta del rigetto del ricorso al Tar, avanzato dai fratelli Salvatore e Vito Muto, contro il divieto di detenere armi e munizioni ordinato dal Prefetto di Reggio Emilia. Nel pezzo spiega il loro legame di parentela con Rocco, Franco e Gaetano Muto, ai quali due mesi prima era stato bruciato un furgone. L’articolo però non piace agli affiliati. E così due giorni dopo, il 15 gennaio, la giornalista riceve una telefonata particolare. Dietro la cornetta c’è un poliziotto, Domenico Mesiano, 42 anni, originario di Catanzaro, autista dell’ex questore di Reggio Emilia, Domenico Savi, e responsabile dei rapporti con la stampa per conto della questura. Mesiano, con “tipica metodologia mafiosa”, scrive il gip, dice alla giornalista di non occuparsi più degli affari della famiglia Muto, in quanto questa non gradiva. Non solo. Le spiega di condividere l’opinione dei Muto e la minaccia: “Se non la smetti ti taglio i viveri”.
Una chiamata che mette in allarme la cronista, la lascia sconvolta e scossa. Per questo un minuto dopo decide di avvisare non solo i suoi capi al giornale, ma anche la magistratura, alla quale denuncia tutto. Mesiano oggi si trova in carcere, accusato di associazione a delinquere di tipo mafioso, di minacce e accesso abusivo alle banche dati della polizia. Secondo le indagini, Mesiano era in costante contatto telefonico con alcuni degli arrestati, tra cui Nicolino Sarcone e Antonio Muto. E si era messo “a disposizione del sodalizio per ogni richiesta avanzata da qualsiasi appartenente”.
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Roma, 14 mar. (Adnkronos Salute) - Nelle pazienti con tumore del seno in stadio precoce, il test genomico Oncotype DX Breast Recurrence Score® eseguito prima dell'intervento chirurgico, cioè sulla biopsia diagnostica (core biopsy), permette di abbreviare i tempi di avvio della terapia adiuvante, con vantaggi importanti in termini di riduzione del disagio psicologico delle pazienti. Lo dimostrano i dati presentati alla 19esima St. Gallen International Breast Cancer Conference, in corso a Vienna (Austria), relativi a uno studio del Regno Unito che ha analizzato i vantaggi dell'anticipazione del test al setting pre-chirurgico, utilizzando Oncotype DX su campioni di core biopsy.
Lo studio controllato, multicentrico, prospettico randomizzato (PreDX) - riporta una nota - ha incluso 341 pazienti eleggibili per il test Oncotype DX provenienti da 17 centri Uk. I risultati hanno mostrato che l'utilizzo della core biopsy ha portato a una riduzione di 8 giorni del tempo dall'intervento chirurgico all'inizio del trattamento adiuvante. Oltre a questo risultato clinicamente significativo, effettuare il test prima dell'intervento chirurgico ha migliorato l'esperienza della paziente, con una riduzione dei punteggi di ansia e depressione.
"Il test genomico è in grado di identificare le pazienti con malattia in stadio iniziale per le quali, dopo l'intervento chirurgico, la chemioterapia è effettivamente utile e i casi in cui è sufficiente la terapia ormonale - spiega Giancarlo Pruneri, direttore del Dipartimento di Diagnostica avanzata della Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori di Milano - Il percorso diagnostico tradizionale di una paziente con tumore della mammella è costituito da 2 momenti. Il primo è la biopsia diagnostica, che permette la classificazione della malattia e la caratterizzazione dei recettori ormonali e dello stato della proteina Her2. Il secondo è la chirurgia, che porta alla conferma della classificazione istologica eseguita sulla biopsia e fornisce informazioni relative allo stadio della malattia. Il test genomico, finora, è stato effettuato sul campione chirurgico, pertanto dopo l'intervento. Nello studio presentato a St. Gallen il test è stato anticipato sulla biopsia, quindi nel primo momento del percorso diagnostico. In questo modo è stata dimostrata una riduzione importante del 'turnaround time', cioè del tempo complessivo per l'utilizzo dei risultati di Oncotype DX. Anticipare il test migliora la performance del sistema sanitario, perché è possibile avviare la terapia adiuvante in tempi più brevi e viene ridotto il disagio psicologico della paziente, determinato anche dai tempi di attesa dei risultati dell'analisi genomica".
Anche nel nostro Paese "abbiamo promosso un'esperienza simile a quella dello studio inglese, proprio sulla biopsia nei laboratori di anatomia patologica, che sarà presto pubblicata su una rivista scientifica internazionale - sottolinea Pruneri - In Italia, a oggi, il test genomico è rimborsato solo sui campioni operatori. In Lombardia sono in corso interlocuzioni per introdurre modifiche normative, con l'obiettivo di lasciare alle Breast Unit la libertà di decidere se anticipare il test, a condizione che venga eseguito una sola volta nella paziente. I risultati dello studio presentato a St. Gallen e del lavoro italiano in pubblicazione hanno un impatto tale da consentire di anticipare l'analisi genomica anche nella pratica clinica".
Aggiunge Henry Cain, investigatore principale e Consultant Surgeon al Royal Victoria Infirmary, Newcastle upon Tyne, Uk: "I risultati mostrano che eseguire il test su core biopsy con Oncotype DX è affidabile ed evidenzia i potenziali vantaggi di questo approccio per i pazienti e per le procedure relative al tumore del seno. Soprattutto, il tempo per l'inizio della terapia adiuvante potrebbe essere ulteriormente ottimizzato riducendo gli appuntamenti clinici e impattando positivamente sull'esperienza globale del paziente". Il tasso di successo sulla core biopsy è risultato del 99,1%, confermando gli studi precedenti che mostravano come i campioni di core biopsy producono risultati di Recurrence Score altamente concordanti con quelli della chirurgia e la distribuzione del risultato di Recurrence Score rimane coerente tra i campioni di core biopsy e i campioni chirurgici analizzati per età del paziente (<50 anni versus ≥50) e coinvolgimento linfonodale. "Da paziente con tumore del seno, conoscere il risultato del test prima della chirurgia mi avrebbe dato tranquillità e fiducia - conclude Jennifer D. del Newcastle upon Tyne, Uk - Credo che effettuare il test precocemente possa avere un impatto significativo sulla vita dei pazienti, aiutando il processo decisionale e influenzando positivamente non solo i familiari più stretti, ma anche i parenti e gli amici che li amano e si prendono cura di loro".
Separatamente, un'analisi economica svedese presentata al congresso ha mostrato che ritardare l'adozione del test Oncotype DX nella pratica clinica porta a minori risparmi finanziari e influenza negativamente i risultati dei pazienti. Attraverso l'utilizzo di un modello decisionale analitico per paragonare il test Oncotype DX con altri test genomici disponibili e con l'approccio tradizionale (non-genomico), l'analisi ha dimostrato che il test Oncotype DX porta a migliori risultati per i pazienti a costi ridotti. I risultati si aggiungono a un crescente numero di prove e supportano l'integrazione del test nella pratica clinica. Questo test aiuta a prendere decisioni terapeutiche più informate, migliorando la qualità delle cure con la personalizzazione del trattamento chemioterapico, per soddisfare le necessità individuali dei pazienti, e procedendo verso un sistema sanitario più efficiente e centrato sul paziente.
Verona, 14 mar. - (Adnkronos) - "LetExpo è un evento molto importante perché sono presenti tutti gli attori della filiera logistica e per noi essere qui a questi tavoli di confronto è estremamente positivo e utile. Diventa un’occasione per poter valutare quello che stiamo facendo nei nostri porti. A Palermo, in particolare, stiamo portando avanti in questo momento una serie di progetti molto importanti nel settore della sostenibilità. Abbiamo avviato un progetto, con un partner economico privato, per creare una comunità energetica per la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma stiamo andando avanti anche per l’elettrificazione delle banchine. Contiamo, da qui al prossimo anno, di avere ben cinque banchine disponibili per potere alimentare le navi elettricamente quando sono ormeggiate al porto di Palermo, dieci in tutto il network”. Lo ha sottolineato
Luca Lupi, segretario generale dell'Autorità di sistema portuale Mar di Sicilia Occidentale, al termine della conferenza dal titolo “Il mondo della green e blue economy” nel quale si è parlato dei progetti di sostenibilità all’interno dell’economia del mare. L’incontro era inserito nel programma di LetExpo, la fiera di riferimento per i trasporti, la logistica, i servizi alle imprese e la sostenibilità, promossa da Alis in collaborazione con Veronafiere.
“Ringrazio il presidente di Alis, Guido Grimaldi, e il suo staff per l’invito che mi ha dato la possibilità di un confronto su argomenti su cui si gioca il futuro del mondo intero, soprattutto in questo momento di grande instabilità. In questo contesto ho esposto i passi avanti compiuti dal nostro progetto di “smart port” e gli interventi in corso, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello dell’innovazione tecnologica e digitale. Solo attraverso politiche globali e investimenti sull’innovazione potremo raggiungere la totale decarbonizzazione" conclude Lupi.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - "Da questa quattro giorni a Verona portiamo a casa un messaggio importante: siamo d'accordo sulla sostenibilità ambientale, ma il Green deal, esasperando i temi dell'iper-tassazione, è lontano dalle esigenze reali delle aziende e purtroppo non produce effetti positivi. È necessario un equilibrio tra sostenibilità economica e sostenibilità sociale per ridare competitività alle nostre aziende e all'Europa che, in questo momento, ha bisogno di una spinta economica importante anche per rivendicare un ruolo determinante nella logica dell'economia mondiale". Ad affermarlo è Marcello Di Caterina, vicepresidente e direttore generale dell’Associazione logistica intermodalità sostenibile (Alis), partecipando alla penultima giornata di LetExpo 2025, la fiera dedicata al trasporto, alla logistica sostenibile e ai servizi alle imprese, promossa da Alis in collaborazione con Veronafiere.
La manifestazione, giunta alla quarta edizione, con il suo programma ricco di talk, ha dato un'occasione di confronto agli attori del settore per confrontarsi ed esprimere le esigenze di un comparto molto importante per l’economia del Paese. Si è discusso anche di dazi che per Di Caterina "non funzionano e non possono funzionare". "L'epoca del proibizionismo è assolutamente distante - ricorda - Ha prodotto danni in passato e non vedo perché non debba produrne oggi attraverso una serie di scelte sbagliate che arrivano dall'Europa, dall'America, dalla Cina”, avverte il vicepresidente di Alis.
Forte la presenza delle istituzioni a LetExpo che con la loro presenza hanno "voluto ascoltare la voce degli imprenditori - commenta Di Caterina - Questo vuol dire che la manifestazione serve soprattutto a rilanciare il confronto tra la politica e le imprese. Un confronto che deve portare sui tavoli istituzionali le istanze che arrivano dal settore e soprattutto, le soluzioni per garantire continuità a un processo di crescita che interessa tutta la logistica e tutto il mondo del trasporto a 360 gradi. Un settore - ricorda - che incide per il 10% sul Pil nazionale" conclude Di Caterina.
Verona, 14 mar. (Labitalia) - “Nell’agenda politica europea la semplificazione normativa è in alto, nonostante tutte le difficoltà geopolitiche. A Dombrovskis, commissario europeo per l’economia, ho proposto di stabilire un ponte. Di invertire un metodo perché le norme europee vanno trattate a monte e non doverle adattare dopo al nostro sistema normativo. Ho chiesto di avere un confronto prima di stabilire le norme e la proposta è stata accolta. Abbiamo stabilito un tavolo tecnico composto dai tecnici dell’ufficio legislativo italiano e da quelli europei, ci sarà un incontro a Roma. Stabiliremo, insieme alle categorie economiche, quali sono gli snodi vitali per liberare le potenzialità che ci sono dalle pastoie della burocrazia”. Queste le parole di Maria Elisabetta Alberti Casellati, ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, ospite della quarta edizione di LetExpo, la fiera di riferimento per i trasporti, la logistica, i servizi alle imprese e la sostenibilità, promossa da Alis in collaborazione con Veronafiere.
“La semplificazione normativa è una straordinaria leva di carattere economico. Gli imprenditori sanno bene cosa la burocrazia costituisce per loro, si tratta di un vero e proprio freno a mano. Secondo le statistiche elaborate dalla Cgia di Mestre, la mala burocrazia costa 80 miliardi di euro all’anno agli imprenditori e 225 miliardi di euro all’anno alle imprese e alle famiglie. Sono numeri incredibili, noi dovremmo premiare gli imprenditori perché questi passaggi e tempi lunghi a volte li costringono a desistere dalle loro iniziative. Ci avviamo verso una sburocratizzazione importante per le imprese”, ha sottolineato Casellati.
“Il premierato è una straordinaria leva di carattere economico. Ha due capisaldi. Il primo è la stabilità del governo e il secondo l’elezione diretta che ridà ai cittadini voce e la sovranità riconosciuta dalla costituzione italiana”.
“Stabilità significa credibilità a livello internazionale, attrattività di investimenti dall’estero, fiducia dei mercati, poter programmare il futuro di cittadini e imprese. Senza stabilità non si può fare nulla di tutto questo. Il premierato attraverso la stabilità impatta direttamente coi problemi del Paese perché nessuna riforma può andare a termine se non c’è stabilità politica. Questo è un problema reale, non astratto. La mancanza di stabilità è costata ai cittadini negli ultimi anni 265 miliardi in più sugli interessi del debito pubblico”, conclude Casellati.
La Maratona di Roma, gli stadi di Roma e Lazio, gli Internazionali di tennis ma anche il Sei Nazioni di rugby e le gare di Serie A all'Olimpico. Tutto in una sola città sempre più pronta per ospitare i grandi eventi come ha spiegato l'assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, Alessandro Onorato, in una intervista all'Adnkronos.
La trentesima maratona di Roma ha numeri da record e arriva nell'anno giubilare, e per la prima volta il traguardo è al Circo Massimo.
"Sarà un grande spettacolo per un'edizione da record con oltre 50 mila iscritti. È la prova che il nostro patrimonio si può tutelare e valorizzare anche con i grandi eventi, che sono un mezzo per promuovere luoghi storici in una chiave più moderna. La città si prepara a vivere un weekend di festa, sia a livello sportivo che sociale: tra il Sei Nazioni di rugby con Italia-Irlanda il sabato, la Maratona e Roma-Cagliari di domenica. Ringrazio il prefetto Giannini e tutte le forze dell'ordine che consentiranno alla città di ospitare in contemporanea e in sicurezza eventi da decine di migliaia di persone, tra cui 20 mila irlandesi in arrivo per il Sei Nazioni e altri 20 mila stranieri che correranno la maratona".
A che punto è il progetto per lo stadio della Roma, è vero che potrebbe essere presentato in Campidoglio il 21 aprile, Natale di Roma?
"Il Comune di Roma ha fatto tutto quello che doveva fare in tempi record. Ora tocca alla società”.
Per quanto riguarda lo stadio della Lazio, prima di valutare il progetto di Lotito il Campidoglio deve pronunciarsi su quello presentato dall’associazione d’imprese di cui fa parte la Roma Nuoto?
"La premessa è che, indipendentemente dalla Roma Nuoto o dalla Lazio, il nostro obiettivo è mettere la prima pietra per riaprire il Flaminio. Occorre ricordare che il progetto presentato sotto la Giunta Raggi dalla Roma Nuoto lo abbiamo riattivato noi con la Conferenza dei servizi. E in questi mesi abbiamo seguito i lavori con la massima trasparenza e rapidità, come facciamo sempre per ogni progetto. Nelle prossime settimane l’iter sarà concluso".
C’è stata la presentazione del nuovo progetto del Foro Italico per gli Internazionali d’Italia con l'inclusione dello Stadio dei Marmi, l’ennesimo upgrade per il torneo.
"Il livello degli Internazionali d'Italia si sta alzando di anno in anno con un grande impegno di Sport e Salute e Federtennis. Una crescita che va di pari passo con quella di una città che sta cambiando faccia grazie al lavoro della Giunta Gualtieri e a tanti investimenti pubblici e privati. Gli appassionati italiani e stranieri che verranno al Foro Italico per il grande tennis, oltre che ammirare un site rinnovato, troveranno una Roma più moderna, attrattiva e accogliente”.
Gli Internazionali di tennis di Roma possono diventare secondo lei il quinto Slam e che impatto potrebbero avere sulla città?
"Sarebbe un grande risultato. Roma non è più la città dei 'no', c'è un approccio diverso. Roma deve essere ambiziosa, senza limiti. Sono convinto, e i numeri in crescita esponenziale di questi tre anni lo dimostrano, che i grandi eventi siano un volano per la crescita della città: creano ricadute economiche, nuovi posti di lavoro e sono una strepitosa vetrina promozionale per Roma”.
Roma è sempre più la città dei grandi eventi sportivi e non solo, avete già in mente nuove sfide?
"Sarà una stagione estiva molto intensa, alziamo l'asticella ogni anno. Oltre ai tanti eventi sportivi e manifestazioni diventate una tradizione, come il Tim Summer Hits a ingresso gratuito a Piazza del Popolo, suoneranno qui i migliori artisti italiani e stranieri: da Achille Lauro a Ed Sheeran, dai Duran Duran a Cremonini, da Gianna Nannini a Zucchero e, solo per citarne alcuni, Ultimo e Vasco Rossi. E poi avremo degli appuntamenti unici di moda di cui parlerà tutto il mondo. Sfileranno nella Capitale, nei luoghi più iconici, Dior e Dolce&Gabbana, che non aveva mai scelto Roma come location". (di Emanuele Rizzi)
Roma, 14 mar (Adnkronos) - La comunicazioni della premier Giorgia Meloni e la seduta straordinaria sulle carceri sono i principali temi all'Odg delle Camera per la prossima settimana. A Montecitorio, la seduta per la discussione sulle comunicazioni della Meloni in vista del Consiglio Ue del 20 e 21 marzo è fissata per mercoledì 19 alle 9,30, mentre la consegna del testo delle comunicazioni avrà luogo nella seduta di martedì 18 alle 15,30.
Considerato il fatto che il programma di Montecitorio prevede anche l'esame di provvedimento come il Dl sull'ex Ilva, già approvato dal Senato, si svolgerà probabilmente giovedì 20 la seduta straordinaria sulle carceri con la discussione delle mozioni presentate dall'opposizione. Sempre giovedì, ma al mattino (ore 9) è prevista invece l'informativa urgente del governo, con la partecipazione del ministro per la Protezione civile, sugli eventi sismici nei Campi Flegrei.
Alla Camera resta sempre all'Odg, ma in coda a una serie di provvedimenti, la discussione e il voto della mozione di sfiducia al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Al Senato, l'appuntamento con le comunicazioni della Meloni è per martedì 18 alle 14.30, con diretta Tv. Sia a palazzo Madama che a Montecitorio sono confermati gli appuntamenti con il Qt e gli atti di sindacato ispettivo.
Roma, 14 mar (Adnkronos) - Economia, lavoro, donne e intelligenza artificiale sono i temi al centro della giornata di dibattito voluta dalla deputata Pd Paola De Micheli domani, sabato 15 marzo, a Roma dalle 10.30 alle 14.30 all’Unahotels Decò in via Giovanni Amendola 57. ‘Prima le persone: capire il presente per costruire il futuro’ è la prospettiva del convegno promosso da Rigenerazione democratica con l’intento di approfondire nel Partito democratico e nella società una riflessione franca e aperta su imprese e lavoratori. Tra i relatori, la segretaria nazionale del Partito Democratico Elly Schlein e l’ex commissario europeo agli Affari economici e monetari Paolo Gentiloni.
Dopo i saluti iniziali, i lavori entrano nel vivo alle 10.40 con la relazione del Chief Economist di Banca Intesa Gregorio De Felice a cui segue alle 11 l’intervento della segretaria del Pd Elly Schlein. Si prosegue alle 11.20 con il dibattito ‘Siamo industria o caporali?’ moderato dalla giornalista del Sole 24 Ore Sara Monaci con Maurizio Tarquini (Direttore Generale Confindustria), Alberto Pandolfo (membro X Commissione Camera dei Deputati), Dario Costantini (Presidente CNA) e l’eurodeputato Pd Giorgio Gori.
Dalle 11.50 si confronteranno sulle politiche pubbliche il senatore Antonio Misiani (responsabile nazionale Economia Pd), Andrea Bianchi (esperto di Politiche industriali), Antonella Vincenti (responsabile nazionale PMI Pd) e l’europarlamentare Pd- S&D Pierfrancesco Maran. Alle 12.20 Andrea Bignami (Sky) intervista Paolo Gentiloni, già presidente del Consiglio.
(Adnkronos) - Si continua alle 12.50 con il confronto sul ruolo delle donne che vede discutere la professoressa Lucia Valente (docente Diritto del Lavoro presso Università La Sapienza di Roma), l’on. Alessandra Moretti (Parlamentare europea), Peppe Di Cristina (Assessore Cultura e Istruzione Comune di Gela), Lucia Bongarzone (Specialista in politiche del lavoro). Si passa poi alla tavola rotonda sull’intelligenza artificiale che vedrà confrontarsi Stefano Malorgio (Segretario Generale FILT CGIL), Marco Bentivogli (Coordinatore Base Italia, AI expert Mise 2019-21), Alberto Baban (Presidente VeNetWork spa), l’On. Enza Bruno Bossio (Direzione Nazionale Pd). Conclude i lavori alle 13.50 la deputata Pd Paola De Micheli.
“Il convegno sarà il primo di una serie di appuntamenti pensati dall’associazione Rigenerazione Democratica per aiutare la circolazione di idee, progetti e prospettive nuove e moderne da offrire alla riflessione del Partito democratico e del centrosinistra - spiega De Micheli -. Un punto di vista libero e innovativo che parte dalla lettura delle mutate condizioni della società italiana ed europea”.