Gelo – come previsto – tra il nuovo governo e i vertici europei nel giorno della visita ufficiale ad Atene del presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. L’esecutivo di Alexis Tsipras non riconosce la troika come legittimo interlocutore nei negoziati sul programma di salvataggio della Grecia, ha detto il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis: “Non abbiamo intenzione di lavorare con un comitato che non ha ragione di esistere, anche nella prospettiva del Parlamento europeo”. Non solo: Varoufakis ha messo in chiaro che, come promesso da Tsipras in campagna elettorale, non intende chiedere l’estensione del programma di salvataggio concordato con il Fondo monetario internazionale, la Ue e la Bce. “Questa piattaforma – ha ricordato l’economista greco-australiano – ci ha permesso di ottenere la fiducia del popolo greco. Il nostro primo atto di governo non sarà quello di respingere la base delle contestazioni a questo programma attraverso la richiesta di estenderlo”.
Immediata la replica del presidente dell’Eurogruppo, secondo cui “ignorare gli accordi non è la giusta strada da prendere” e “con azioni unilaterali non potrà esserci sviluppo”. Comunque “tocca al governo greco scegliere la sua linea e allora potremo procedere”. I passi successivi “saranno decisi prima della fine del programma, a fine febbraio”. Sulla stessa linea il vice presidente della Commissione europea Jyrki Katainen, che ha invitato Atene ad attenersi alle riforme su cui si era accordata con i creditori anche perché “prima le applicherà, prima si creeranno nuovi posti di lavoro”. “Ci aspettiamo che rispettino tutti gli impegni che hanno promesso di mantenere”, ha detto all’emittente tedesca Deutschlandfunk.
La situazione è dunque in stallo, e appare difficile che il negoziato proceda abbastanza rapidamente da concludersi prima del 28 febbraio quando scade il programma di aiuti con la parte europea dei creditori internazionali. Senza accordo, la Ue potrebbe non versare l’ultima rata, indispensabile per permettere al governo di dare il via ai primi interventi previsti dal suo programma, come l’aumento del salario minimo e la sanità gratuita per i disoccupati.
Nonostante tutto, però, l’agenzia di rating Fitch ha diffuso un rapporto secondo il quale un’intesa tra la Grecia e i creditori è possibile perché entrambe le parti hanno un “forte interesse” a chiudere sventando così i rischi di perdite per i creditori e soprattutto l’uscita del Paese dall’euro. Eventualità, quest’ultima, che ora Fitch ritiene meno probabile che nel 2012. Ma “i negoziati potrebbero durare mesi”, avverte l’agenzia, aggiungendo che “è difficile prevedere il contenuto di un eventuale accordo” e “se non ci saranno progressi nelle trattative e le condizioni economiche dovessero peggiorare potremmo tagliare il rating” della Grecia.