Rinegoziare i debiti, o cancellarne una parte, è cosa perfettamente fattibile, infatti si fa più spesso di quel che si creda, ed è già stato fatto recentemente anche con la Grecia. Ma in passato, per esempio negli anni 50, sono state proprio Germania, Italia e Giappone a beneficiarne grazie al famoso piano Marshall. Più recentemente è stato il Fondo Monetario Internazionale, insieme alla Banca Centrale Europea e alla Commissione Europea (la famosa “Troika” per i greci) a concedere la cancellazione di una parte del debito, insieme a dilazioni di pagamento. Ma non basta! Il debito greco adesso assomma a 319 miliardi di euro (175% del Pil), ma in percentuale è persino abbondantemente inferiore a quello del Giappone (250% del Pil). Il problema però, come dice Feltri nel suo articolo di ieri, sta nella sostenibilità. Se si continua a tenere la gallina appesa per il collo, difficilmente farà delle uova. Ma lo sostengono anche Krugman: “Ending Grece nightmare” (Terminare l’incubo greco) e Alderman: “New Leader in Greece Now Faces Creditors” (Il nuovo leader in Grecia se la deve vedere coi creditori) negli editoriali di lunedì scorso.
Rinegoziare i debiti, addirittura cancellarli, come nei casi dei fallimenti, è già ordinaria amministrazione in milioni di casi. Gli unici casi in cui non c’è pietà per i debitori è quello dei mutui concessi dalle banche. Chi non paga viene buttato fuori senza pietà. In America, dopo la crisi dei “subprime” questa sorte è toccata ad almeno dieci milioni di famiglie e, salvo pochi irresponsabili che si sono indebitati esageratamente, tutti gli altri hanno pagato, con la perdita del lavoro o dei propri risparmi, colpe non loro.
Ma oggi, a seguito della globalizzazione e della “grande recessione”, sono i debiti degli Stati sovrani ad allargare la casistica, e non è più il caso di piccole cifre ma interi debiti di intere nazioni, o gruppi di nazioni, a preoccupare. Si tratta di miliardi di dollari, o di euro.
In questi casi non ci sono giudici con competenze territoriali così ampie da poter decidere nel merito. A parte il giudice Griesa del distretto di New York, che con una sua ordinanza ha generato un pasticcio internazionale tuttora irrisolto, perché ha bloccato il pagamento degli interessi che alcune banche americane facevano per conto dell’Argentina, intimando all’Argentina di pagare i suoi connazionali titolari di hedge funds che avevano rastrellato quei bonds pagandoli già a prezzo stracciato e pretendendo anche di essere rimborsati integralmente anche dopo che gli altri creditori avevano accettato la rinegoziazione del debito.
Comunque, il caso Argentina si rifà ad un debito nato quando ancora non c’era l’euro e ancora non c’era la miriade odierna di grandi speculatori, nascosti nelle grandi banche, o liberi di speculare nel grande mare del dio mercato, dove centinaia di migliaia di hedge funds e fondi di investimento, sostanzialmente incontrollati e sempre più affamati, assalgono le povere prede con la stessa voracità dei barracuda.
Il “caso Grecia” è diventato oggi emblematico di come non sia più possibile lasciare al mercato il compito di risolvere queste situazioni. Come nel caso dell’Argentina il debito è nato per grave incuria dei governanti di quei paesi e/o per il solito problema della corruzione, ma anche…sì, anche per l’errata concezione degli intermediari finanziari e dei sottoscrittori (i risparmiatori), che un debito emesso da uno Stato è sicuro, lo Stato non può fallire, il debito verrà sempre pagato.
Adesso non è più così. Prendiamo il caso dell’Argentina, che ha sottoscritto un debito promettendo un rendimento attorno al 10%. Come può adesso pagarlo a quelle condizioni sapendo che attualmente i tassi di raccolta presso la banca centrale sono vicino allo zero percentuale?
Qualcuno vorrebbe far guerra all’Argentina per costringerla a pagare quell’assurdo tasso oggi? Mica tutti sono d’accordo nemmeno qua in America. Krugman per esempio nel suo articolo sopra citato dice chiaramente che la Grecia ha già fatto fin troppo, non si può chiedere di più ad una nazione e ad un popolo. Non è solo pietà, è proprio che più si tira la corda e più l’economia si avvita. Aumentano le tasse, ma diminuiscono le entrate per effetto delle aziende che chiudono e dei lavoratori disoccupati. Nonostante una austerity da incubo, il debito aumenta invece che diminuire. Ben venga Tsipras con le sue proposte di rinegoziazione. Se falliscono anche queste sarà il fallimento della nazione. E poi? Poi seguiranno a catena diversi altri Stati, non solo europei.
Dove e quando si fermerebbe questo vortice negativo nessuno lo può sapere oggi, quello che è certo è che non si fermerebbe mai per volontà o iniziativa del mercato. Se il mercato fosse “intelligente” non saremmo oggi in questa situazione.
Siamo nel ventunesimo secolo, tutto è cambiato rispetto al secolo precedente. Oggi siamo in piena globalizzazione, in piena era tecnologica ed elettronica, parliamo in tempo reale a grandissime distanze, facciamo investimenti schiacciando un bottone, e questi vengono eseguiti a velocità di milionesimi di secondo, si può pensare che solo gli investimenti sui debiti sovrani rimangano pietrificati alle regole del diciannovesimo secolo?
E per quale ragione umana l’avido speculatore, ma persino il semplice risparmiatore che ha tanti soldi in avanzo da investire, dovrebbe essere maggiormente tutelato dei genitori che, perso il posto di lavoro, non ce la fanno più a sostenere i costi della famiglia? E chi è cristiano, può forse dimenticare la preghiera rivolta dallo stesso Gesù Cristo al Padre: “… rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori …”?
Chi pretende il rimborso integrale del suo credito in situazioni come quelle dell’Argentina e della Grecia può forse dirsi cristiano?
Comunque, nel mondo moderno e globalizzato non c’è più spazio per queste pretese assurde. Il risparmiatore va tutelato perché i suoi risparmi verranno adoperati per finanziare i nuovi investimenti, ma alla speculazione finanziaria vanno tagliate le unghie e se investe sperando di guadagnare sempre grazie a certe convenzioni e false convinzioni deve sapere che adesso la “cuccagna” è finita. Le nuove regole e/o consuetudini daranno sempre più spesso ragione a questi debitori che a quei creditori.
In America è già successo con le case. Finché quelli che non pagavano erano pochi, le banche avevano facile gioco a gestire gli sfratti, quando sono diventati milioni e le case valevano molto meno del mutuo residuo, si sono trovati con debitori che se ne andavano ancor prima di ricevere lo sfratto. Il mercato si deve aggiornare, non ci possono essere creditori tutelati se non si tutelano insieme anche i debitori.