Più precari, più depressi. Lo ricordo, non tanto perché voglio abbassare l’umore degli italiani o vedere il bicchiere mezzo vuoto. Sono una bella notizia i 93mila occupati in più nel mese di dicembre (+0,4 per cento), ma non si può trascurare un altro dato che arriva nelle stesse ore: l’aumento del consumo di antidepressivi, la categoria di psicofarmaci più prescritta. Secondo l’ultimo rapporto Osmed (relativo al consumo dei farmaci), presentato a Roma il 26 gennaio, nel 2014 in Italia il 39,1 per cento dei pazienti è risultato aderente a trattamenti antidepressivi, cioè il 4,5 in più rispetto a dieci anni fa. Tra le cause c’è la disoccupazione. Anche la sfilza di contratti temporanei, a progetto, le costrette prestazioni da freelance sempre appese al filo del caso, contribuiscono al sentimento di inutilità di una persona, ancora di più se giovane. Certo, la mancanza di lavoro è solo la goccia che fa traboccare un vaso pieno di fragilità. Ma incide parecchio.
Uno studio uscito in questi giorni condotto da Giorgio Vittadini, professore di Statistica all’Università Bicocca di Milano, e Francesco Moscone e Elisa Tosetti della Brunel Univesity di Londra, dimostra proprio che i lavoratori precari hanno più probabilità di assumere psicofarmaci e di cadere in depressione. L’indagine è stata fatta su circa 2,7 milioni di occupati l’anno tra il 2007 e il 2011, residenti in Lombardia, monitorando le ricette mediche intestate a loro. Che poi lo psicofarmaco non risolva il problema, è un altro paio di maniche. Lo insabbia, lo mette a tacere per il periodo della terapia, ma se uno non scava dentro di sé per capire la matassa che gli avvinghia la vita, c’è poco da fare.
Sempre per stare coi piedi ben saldi a terra, segnalo un altro fenomeno in corso. Il servizio di “Urgenza psicologica” di Milano, nato oltre un anno fa, gestito da una trentina di psicologi e volontari della Croce rossa e della cooperativa sociale Crea, e attivo solo nel weekend (dalle 9 alle 21), riceve richieste di aiuto non solo dai milanesi, anche da sardi, siciliani, romani. In pratica, il 30 per cento delle telefonate arriva da fuori regione. Chi chiama è stato licenziato da poco o è vittima di mobbing. Soffre di ansia e di disturbi dell’umore. Sono soprattutto donne, età media 41 anni, nazionalità italiana.
Secondo l’Oms, la depressione colpisce 350milioni di persone al mondo ed è la prima causa di disabilità. All’Europa costa la bellezza di 92 miliardi l’anno (studio J. Olesen pubblicato su Neurology). Negli Stati Uniti, una persona su cinque fa uso di almeno uno psicofarmaco tra antidepressivi, ansiolitici e narcolettici. Lì dal 2001 al 2010 il consumo di queste pasticche è cresciuto del 22 per cento (studio Neuroscience Therapeutic Resource Center, New Jersey).
Non è per buttarci giù il morale che ho messo in fila questi numeri. Ma per imparare a parlarne.