È quasi invisibile, interrato per un quarto e dall’esterno sembra tutto tranne che uno stadio. Ma dentro il Milan vorrebbe ritrovare quell’antico splendore ormai sbiadito insieme a 48mila tifosi in uno stadio nuovo per struttura e concept. Se il progetto ‘s’ha da fare’, lo si scoprirà probabilmente a marzo. Nel frattempo il club rossonero ha svelato come, dove e quando intende costruire il nuovo impianto, tutto per sé ma pensato anche per la città che lo ospita. Sorgerà in una area di 65mila metri quadri nella zona dei padiglioni 1 e 2 della Fiera, accanto alla nuova sede del Milan: casa e lavoro, insomma. Sarà alto 30 metri e il campo – oltre a una parte di tribune – verranno costruite al di sotto del livello stradale. Pannelli fonoassorbenti, giardini nella parte superiore, un liceo e un albergo a corredo renderanno nelle intenzioni della società rossonera la struttura un’opera all’avanguardia e aperta alla città. Quanto costerà? Per lo stadio sono stati messi in preventivo 220 milioni, ma con tutto il corredo di opere collaterali e di urbanizzazione le uscite saliranno fino a 320-340 milioni, in buona parte finanziate da privati con – pare – Emirates in prima linea dopo il lungo lavoro diplomatico tessuto da Barbara Berlusconi. I lavori inizieranno nel 2016 e l’erba dovrebbe essere calpestata per la prima volta nella stagione 2018/19.

Ma pende un grande ‘se’ su tutta l’operazione, ideata in primis da Lady B. e affidata nella sua progettazione allo studio Arup (lo stesso dell’Allianz Arena di Monaco) con la collaborazione del Politecnico di Milano. Il progetto del Milan si inserisce infatti tra le tre proposte di riqualificazione dei vecchi padiglioni della Fiera. E la Fondazione deciderà chi sarà il prescelto probabilmente a marzo, al massimo entro l’estate. I concorrenti dei rossoneri in questo caso si chiamano Prelios (che propone un polo della tecnologia e dell’innovazione), Vitali e Stam Europe (che hanno immaginato attività ricettive e spazi per il tempo libero immersi nel verde) e il Portello Village ideato da Cile, Pkf e Arcotecnica: un hub per attività sportive con una struttura sanitaria per lo sport. Per questo il Milan continua a vagliare anche altri possibili luoghi pur puntando forte sull’area dove ha deciso di far sorgere la nuova sede per creare un vero e proprio quartiere rossonero.

Incassato un primo sì dei finanziatori e in attesa che la Fondazione Fiera decida se concedere gli spazi, davanti al Milan si para però un altro nemico, i residenti della zona. È infatti nato un Comitato no-stadio che già a dicembre sulle colonne de La Gazzetta dello sport aveva alzato le barricate contro l’investimento del club: “Peggiorerebbe la qualità di vita nella zona se andasse in porto: uno stadio a pochi metri da tante abitazioni, scuole, ospedali, in un’area già congestionata, manderebbe ancora più in tilt il traffico. Rischi di rumore insopportabile, possibili incidenti tra tifosi, difficoltà di parcheggi, sporcizia“. E si paventava anche un altro rischio connesso: “Tutti gli immobili subirebbero un drastico deprezzamento”. Il Milan ha risposto con i pannelli fonoassorbenti e già in fase di progettazione si era tenuto conto delle nuove linee del metrò che renderanno lo stadio facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici. L’assist è servito, poi bisognerà pensare alla squadra che continua ad arrancare nonostante i continui restyling.

Intanto arriva anche la benedizione del presidente del Coni Giovanni Malagò: “E’ un modello di stadio anche coraggioso, con delle peculiarità che non hanno gli altri. Apprezzo moltissimo la possibilità di integrare un liceo sportivo. Una forte identificazione culturale, faccio i complimenti e mi auguro che altre società vadano in questa direzione e che l’Inter possa gestire singolarmente San Siro creandone la propria casa – dice il numero del comitato olimpico – Sono molto contento che ci siano delle società sportive che stiano andando avanti finalmente verso un percorso di dotarsi di un proprio stadio creando sinergie che vanno oltre la partita di calcio. Ho sempre sostenuto che va risparmiato qualche ingaggio a favore di una patrimonializzazione che vede nell’impianto la sua prima priorità assoluta”.

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