I richiami della magistratura (ultima la Corte dei conti), gli interventi della Banca d’Italia, l’ultimo messaggio dell’ex presidente della Repubblica e il primo del nuovo capo dello Stato. Ma sulla corruzione l’Italia può attendere, almeno un’altra settimana. Dopo due anni di frenate, ripartenze e andamento lento il disegno di legge sull’anticorruzione è stato di nuovo rinviato: circostanza non certo inedita per un testo che introduce tra l’altro il falso in bilancio e l’autoriciclaggio (per il quale una norma ritenuta soft è stata già approvata) ma che fa fatica a trovare la luce in commissione. Avrebbe dovuto essere votato e approvato tra il 10 e l’11 febbraio per approdare finalmente in Aula al Senato. E invece è slittato a martedì 17. A bloccare di nuovo tutto è stata la concomitanza con l’assemblea dei gruppi parlamentari di Forza Italia. Una coincidenza, è stato spiegato. Ma risuona ancora quella dichiarazione del capogruppo berlusconiano a Montecitorio, Renato Brunetta: “Faremo di tutto per rallentare le riforme”. Sono le tossine dopo la rottura del patto del Nazareno e infatti Forza Italia ha cominciato a votare con le opposizioni anche alla Camera dov’è in discussione il ddl Boschi sulle riforme costituzionali.
M5s: “Il governo non ha la forza per fare la riforma”
Ma a differenza del disegno di legge che trasforma il Senato, il testo per l’anticorruzione non sembra essere una priorità per il governo. A nulla, infatti, è servito l’accordo interno alla maggioranza “pubblicizzato” alcuni giorni fa dal ministro della Giustizia Andrea Orlando. Mentre la Camera voterà anche sabato per cercare di approvare entro il fine settimana le riforme costituzionali, in questo caso si è deciso di passare direttamente alla prossima settimana, in particolare al 17 febbraio, martedì prossimo. Da una parte mercoledì 11 è stata fissata l’assemblea dei gruppi parlamentari di Forza Italia. Giovedì, invece, sono previste le audizioni sul tema delle unioni civili. “Se oggi siamo a questo punto – attaccano i parlamentari del Movimento Cinque Stelle componenti delle commissioni Giustizia in Parlamento – è solo perché il governo non ha la forza per portare avanti queste riforme e dare al Paese nuove norme, ormai non più rinviabili, che puniscano corruttori ed evasori fiscali”. “Mentre la Corte dei Conti – continuano – tuona contro la corruzione, il governo, nonostante gli annunci in pompa magna fatti da Orlando solo qualche giorno fa, non si è ancora degnato di far conoscere al Parlamento i termini del presunto accordo che la maggioranza avrebbe raggiunto proprio sulla questione delle soglie di punibilità per il falso in bilancio”.
Governo al lavoro su “soglie” falso in bilancio
Ma lo slittamento potrebbe nascondere ancora qualche operazione di perfezionamento al testo. Uno dei punti ancora non risolti del provvedimento è quello delle soglie di applicabilità del falso in bilancio, sul quale il governo sta ancora lavorando. “Sul tema delle soglie – assicura il senatore del Pd Giuseppe Lumia, reduce da un incontro a via Arenula – si sta discutendo in relazione all’estensione delle pene”. Un giro di vite, insomma. Intanto è passata la linea della perseguibilità “sempre per ufficio” rispetto all’ipotesi “per querela” in alcuni casi. Sul tema dello “sconto” – che arrivava a prevedere l’impunibilità sotto certe soglie – si starebbe invece lavorando a un “principio di tenuità” applicato solo e unicamente alle piccole medie imprese. “L’intenzione – spiega Lumia, che è capogruppo Pd in commissione Giustizia del Senato – è quella di salvaguardare le Pmi sugli errori lievi”. Nel ddl anticorruzione sono infatti state eliminate le soglie di non punibilità previste dalla normativa attualmente in vigore (derivate dalla legge del governo Berlusconi del 2003), ma un emendamento depositato in Commissione dal governo le ha reintrodotte tali e quali, accendendo lo scontro dopo la denuncia dei 5 Stelle.
Ecco allora che ora al ministero la discussione si starebbe articolando su due possibili soluzioni: da un lato confermare la soglia del 5%, prevedendo però delle pene più lievi, dall’altro eliminarla del tutto introducendo un elemento di salvaguardia per gli errori lievi commessi “unicamente” dalle imprese più piccole. Si vedrà come andrà a finire. Ma non è tutto. Il ddl dovrebbe infatti contenere l’istituzione della figura del collaboratore di giustizia per i reati di corruzione. “E’ uno degli aspetti di più forte novità del provvedimento”, conclude Lumia. Nel testo che la commissione dovrebbe licenziare la prossima settimana per i reati di corruzione sarà previsto un aumento delle pene (così come il 416bis) e il patteggiamento dovrebbe essere concesso di pari passo alla “restituzione del maltolto”.
Il testo bloccato da 9 mesi
Il testo è fermo in commissione da 9 mesi. La commissione ha armonizzato i diversi testi presentati nel tempo, primo fra tutti quello che porta il nome del presidente del Senato Piero Grasso, che resta il testo base su cui è intervenuto il governo con gli emendamenti. Nel frattempo – e nell’attesa – si sono moltiplicati non solo gli scandali, ma anche gli appelli pubblici a agire contro il fenomeno della corruzione. L’ultima a intervenire è stata, proprio oggi 10 febbraio, la Corte dei Conti: “Crisi economica e corruzione procedono di pari passo – ha sottolineato il presidente Raffaele Squitieri – in un circolo vizioso, nel quale l’una è causa ed effetto dell’altra”. Ma tre giorni fa era stato anche il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco a definire “intollerabili” i livelli della corruzione. Ma sul tema avevano parlato anche Giorgio Napolitano nel suo ultimo messaggio di fine anno agli italiani e Sergio Mattarella nel suo discorso d’insediamento a Montecitorio. “La corruzione ha raggiunto livello inaccettabile – scandisce Mattarella – divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini, impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato, favorisce le consorterie e penalizza gli onesti ed i capaci”. E dall’emiciclo volarono giù applausi fragorosi. Il giorno dopo tutti i partiti (tranne M5s, Sel e Lega) votarono contro la “corsia preferenziale” del ddl anticorruzione.