Il patto del Nazareno a brandelli e Forza Italia “all’opposizione”. Ricomincia la discussione del ddl per la riforma del Senato a Montecitorio ed è per la maggioranza la prima prova dopo la rottura dell’accordo con Silvio Berlusconi. Il segnale che qualcosa è cambiato sono state le dimissioni di Francesco Paolo Sisto, relatore del testo e deputato di Fi, arrivate pochi minuti dopo l’apertura dei lavori: “Con il dolore profondo del giurista ma con la coerenza dell’appartenenza”, ha detto in aula il presidente della commissione Affari costituzionali, “rinuncio al ruolo di relatore del provvedimento”. Forza Italia ha voluto così ufficializzare lo strappo con il governo Renzi dopo il mancato accordo sull’elezione del presidente della Repubblica: “Le riforme non vedranno la luce”, aveva detto l’ex Cavaliere subito dopo l’investitura di Sergio Mattarella. “Mi spiace per le dimissioni di Sisto ma noi andiamo avanti” ha dichiarato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. “Il patto del Nazareno sono le riforme che portiamo avanti – ha aggiunto – Vedremo in Aula che fa Fi, non ci pare che all’interno ci siano idee chiare ma non metto bocca nei partiti altrui”. Nel frattempo, durante il dibattito in Aula, Guido Quaranta, relatore di minoranza, è sbottato: “Mi rifiuto di intervenire su queste riforme come relatore di minoranza: fatevele da soli”. Come unico relatore resta ora Emanuele Fiano (Pd).
Dopo le dimissioni di Sisto le opposizioni hanno chiesto di far tornare in commissione il testo e interrompere i lavori: richieste entrambe respinte dall’Aula. “Il Pd va avanti, gli interventi servono al Paese”, ha ribattuto il capogruppo Pd Roberto Speranza. Il Partito democratico, insomma, va di corsa: “Stiamo lavorando con l’obiettivo di chiudere sabato – spiega il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi – dipende da quanto l’opposizione vorrà bloccare riforme in discussione da settembre con un lavoro impegnativo e quindi i tempi sono maturi. Anche se Fi al momento sta votando in modo vario e eterogeneo”. Certo, il ritmo non è serrato. I primi emendamenti sono stati votato solo due ore dopo l’inizio dell’esame del disegno di legge.
Sulle riforme costituzionali nessun veto da parte di Forza Italia è accettabile. Andiamo avanti nell’interesse dell’Italia.
— Roberto Speranza (@robersperanza) 10 Febbraio 2015
Sono passati poco più di dieci giorni dall’ultimo voto sul ddl Boschi, ma la geografia in Aula è cambiata completamente. “Lo chiedo al presidente Brunetta“, afferma Speranza, “cosa è cambiato dal 31 gennaio al 2 febbraio? Solo un fatto, l’elezione di una persona straordinaria, Sergio Mattarella, alla presidenza della Repubblica. Ho un sospetto legittimo: Fi è stata al tavolo nell’interesse del Paese o nella prospettiva di uno scambio riforme-Quirinale? Per noi quello non era uno scambio accettabile”.
Sull’atteggiamento in Aula di Forza Italia c’è un’opinione per tutti i gusti. Di sicuro nel partito di Berlusconi c’è maretta. Elena Centemero, per dire, ha continuato a votare a favore di molte delle parti del provvedimento. “Sembra Scherzi a parte” dice Maurizio Bianconi, da mesi critico con il corso recente del partito e tra i dissidenti guidati da Raffaele Fitto. “Se Forza Italia fa opposizione così, Renzi può stare tranquillo” aggiunge Daniele Capezzone. Ma ognuno pare avere un punto di vista diverso. Per Ernesto Carbone (Pd) i forzisti fanno ostruzionismo: “Deve essere una nuova teoria economica del quasi premio Nobel Brunetta: le quasi riforme”. Per Luigi Di Maio (Movimento Cinque Stelle): “Forza Italia continua a sostenere questo genere di riforme” perché d’altra parte il patto “esiste da vent’anni”.
La presidenza della Camera ha detto “no” alla richiesta di M5s e Sel di concedere tempi aggiuntivi per gli interventi. “Il Pd mette il bavaglio al Parlamento – ha scritto su Twitter il deputato M5S Danilo Toninelli – Impedita discussione. Si può solo pigiare bottoni. Renzi sempre più pericoloso”. Le opposizioni, infatti, hanno finito i tempi contingentati a disposizione. Intanto sono circa 2500 i subemendamenti che dovranno essere votati e che si aggiungono ai circa 1800 depositati inizialmente in aula. Con questi numeri, per le votazioni potrebbero servire tra le 30 e le 40 ore facendo slittare, di fatto, l’approvazione definitiva del provvedimento alla prossima settimana. I relatori e il governo hanno comunicato il parere contrario su tutti i subemendamenti. Il M5s – ha riferito il deputato Danilo Toninelli – continuerà a fare ostruzionismo.
#RiformaCostituzionale Il Pd mette il bavaglio al Parlamento. Impedita discussione. Si può solo pigiare bottoni. Renzi sempre più pericoloso — Danilo Toninelli (@DaniloToninelli) 10 Febbraio 2015