Deve lasciare Milano e non può più fare il pm, Alfredo Robledo, il magistrato protagonista dello scontro con il procuratore Edmondo Bruti Liberati. Lo ha stabilito la Sezione disciplinare del Csm , accogliendo la richiesta del Pg della Cassazione, che imputa a Robledo uno presunto “scambio di favori” con l’avvocato della Lega Nord Domenico Aiello. Robledo è stato trasferito al Tribunale di Torino, con funzioni di giudice. Il Pg della Cassazione, che ha avviato l’azione disciplinare nei confronti del pm aveva chiesto il trasferimento d’urgenza del magistrato per alcuni sms scambiati con il legale su un procedimento che riguardava consiglieri regionali della Lombardia.
Robledo da mesi aveva ingaggiato un duello con il capo della Procura Edmondo Bruti Liberati. Il conflitto è cominciato all’inizio del 2014 quando il procuratore aggiunto, esperto di corruzione e reati contro la pubblica amministrazione, ha denunciato con un esposto scritto al Csm presunte irregolarità commesse nell’assegnazione dei fascicoli da parte di Bruti, il capo della Procura: tra le accuse aver favorito, nella distribuzione delle inchieste, i magistrati Francesco Greco e Ilda Boccassini. Tra le varie circostanze contestate il fascicolo su Ruby Rubacuori, che secondo Robledo non doveva essere affidato a Boccassini, così come le indagini su Formigoni, andate ad altri pm. Il Csm aveva poi archiviato, anche se aveva sollecitato il vaglio del pg della Cassazione e del ministro della Giustizia sui comportamenti di tutti e due i magistrati in riferimento però ad alcuni limitati casi: riguardano le inchieste Sea, Expo e la mancata trasmissione a Brescia di una
denuncia che Robledo aveva presentato a Bruti su accertamenti indebiti compiuti sul suo conto da due finanzieri.
Era stata la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ad aver trasmesso alla Procura della Repubblica di Brescia alcune intercettazioni telefoniche tra il legale di Roberto Maroni ed il magistrato Robledo nell’ambito dell’inchiesta in cui era stata indagato, tra gli altri, l’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito. Robledo era stato indagato, ma i pm Paolo Savio e Fabio Salamone aveva chiesto poco dopo l’archiviazione. “Al di là di ogni valutazione sull’opportunità di frequenti contatti per ragioni non sempre strettamente correlate con le rispettive qualità” gli inquirenti non avevano ravvisato nessun reato.
In una intercettazione Robledo e Aiello parlano di Gabriele Albertini, in quel momento è rivale politico di Maroni in quanto candidato alla presidenza della Regione Lombardia. Denunciato per calunnia da Robledo, l’ex sindaco di Milano e parlamentare europeo puntava ad avvalersi dell’immunità garantita da Bruxelles. E il magistrato cerca di informarsi se la Lega fosse intenzionata a votare a favore o contro l’immunità (che poi il Parlamento europeo boccerà). Ma Aiello, di rimando, contesta a Robledo di essersi accanito soltanto sul Carroccio nell’inchiesta sui fondi regionali, all’epoca alle prime fasi. Il magistrato replica che si occuperà anche di altri partiti, come poi accadrà. Da qui l’ipotesi della rivelazione di segreti investigativi, che però per i pm bresciani non sussisteva.
Robledo si è difeso punto per punto dalle accuse ribadendo, anche con documenti, che nei confronti del legale non c’è stato nessun tipo di favore.