Non ci si aspettava molto, dalla prima serata del Festival di Sanremo di Carlo Conti. E nulla è arrivato. Tutto liscio come l’olio, senza infamia e senza lode, senza errori e con pochissimi picchi. Conti apre la serata con un sorriso a 800 denti, a dimostrazione del fatto che non vedeva l’ora di arrivare lì, dopo una carriera lunga e onorata da mediano di qualità e quantità di viale Mazzini. Per anni ha provato a farci credere che sì, va bene Sanremo, ma in fondo si può stare anche senza. E invece stare lì per lui è, comprensibilmente, il coronamento di un percorso lungo e costellato di successi di pubblico.
Musicalmente la serata è deludente assai, ma in fondo da quanti anni il Festival non regala canzoni degne di nota? E allora i dieci big che si danno il cambio sul palco quasi passano inosservati, perché qualsiasi persona intellettualmente onesta ammetterebbe che Sanremo è spettacolo televisivo, mica musica. La qualità dei brani è a tratti imbarazzante, con buona pace del solito annuncio pre-Festival “Quest’anno abbiamo riportato la bella musica al centro dell’evento”. Ecco, anche no. Purtroppo.
Sfilano cantanti e vip sul red carpet dell’Ariston
Più soddisfazioni arrivano dagli ospiti. Tiziano Ferro si esibisce in un medley di successi e nell’ultimo singolo Incanto e lo fa da fuoriclasse, come sempre, meritandosi una lunga standing ovation. Un talento purissimo che annichilisce i colleghi in gara e fa capire una volta di più che forse servirebbe parlare con i grandi della musica italiana e convincerli a tornare in gara, a mettersi in gioco. Pura illusione, almeno per adesso. Poi ci è toccata la reunion del secolo, manco fossero Simon & Garfunkel: Al Bano e Romina Power che dopo 24 anni tornavano insieme all’Ariston. Il trionfo del nazionalpopolare, del trash anni Ottanta che piace così tanto a Carlo Conti. Sono parte della storia recente della nostra cultura popolare, intendiamoci, e ci piaccia o meno dobbiamo farci i conti. Ma l’omaggio riservato all’ex coppia d’oro della canzone italiana è sembrato eccessivo. I due si sopportano a stento, ma devono tenere duro, consapevoli che questa provvisoria reunion, nata in terra di Russia qualche mese fa, porterà tanti bei soldini. Va bene il risentimento, va bene il divorzio, va bene tutto, ma pecunia non olet.
Giornalisti in sala stampa cantano “Felicità”
L’ospite comico, Alessandro Siani, sarà ricordato più per la battuta sul peso di un bambino seduto in prima fila che per l’efficacia del suo monologo. Pare, peraltro, che la gag malriuscita fosse addirittura organizzata. Dio solo sa perché. Tutta roba già sentita, dalla Salerno-Reggio Calabria a quanto siamo bravi noi italiani in cucina. Non ha mai strappato una risata, nemmeno per sbaglio. Un pizzico di internazionale contemporaneità è arrivato grazie agli Imagine Dragons, ma è poca roba rispetto al mare di soporifero vintage che ci ha propinato il tranquillizzante Conti.
Giusto per la cronaca, e per gli amanti della gara, i quattro big a rischio eliminazione nelle prossime serate sono Lara Fabian, Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi, Gianluca Grignani e Alex Britti. Perché il vintage può pur piacere, ma se si esagera… Un ultimo fugace cenno lo meritano gli Anania da Catanzaro, la famiglia più numerosa d’Italia con 16 figli. Una presenza incomprensibile, per lanciare chissà quale messaggio o forse per placare le ire di chi già si straccia le vesti pensando all’ospitata di Conchita Wurst nei prossimi giorni. E allora giù con le lodi a Dio e i continui richiami alla fede. Che va bene, per carità, ma che senso ha sul palco dell’Ariston?