Per ora sono solo tre, ma presto a loro potrebbero aggiungersi un’altra trentina di consiglieri ed ex consiglieri regionali dell’Emilia Romagna. A 90 giorni esatti dalla fine delle indagini e dai 41 avvisi di garanzia (su 50) per la maxi inchiesta sui rimborsi ai gruppi regionali in Emilia Romagna, le pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari hanno infatti chiesto il rinvio a giudizio per Roberto Corradi, Stefano Cavalli e Manes Bernardini della Lega nord, in carica nella legislatura appena conclusa tra il 2010 e il 2014. Ai tre politici del Carroccio le pm, che hanno coordinato l’indagine con la supervisione del procuratore aggiunto Valter Giovannini, hanno contestato un totale di 152mila euro di rimborsi ottenuti per spese che secondo l’accusa non erano inerenti all’attività di consiglieri regionali: in specifico a Bernardini e Cavalli sono stati contestati 44mila euro ciascuno, mentre a Corradi 64mila.
Quella per i tre leghisti è la prima richiesta di processo ad arrivare dopo la conclusione della maxi inchiesta che a novembre era arrivata a termine con quasi tutto il consiglio regionale uscente indagato per il reato di peculato: una cifra astronomica di diversi milioni di euro era stata contestata ai consiglieri regionali (di tutti i partiti) per il solo periodo preso in considerazione dai magistrati che va dal marzo 2010 a giugno 2011. Nell’ambito di questa inchiesta nei giorni scorsi la posizione del presidente della Regione Stefano Bonaccini, consigliere nella passata legislatura, era stata archiviata dal gip. Anche lui era stato indagato anche se per una spesa molto bassa rispetto ad altri colleghi (poco più di 4 mila euro).
Nelle prossime settimane però è attesa anche la decisione per gli altri consiglieri regionali indagati. Per alcuni di loro potrebbe arrivare l’archiviazione, per altri, al pari dei colleghi della Lega nord, le pm potrebbero chiedere il rinvio a giudizio. Le spese contestate ai consiglieri emiliano romagnoli sono le più varie: rimborsi principalmente per cene e pranzi, viaggi e pernottamenti in hotel, acquisti di regali e oggettistica varia (tra i rimborsi di una consigliera è stato trovato anche l’acquisto di un sex toy), scontrini per wc pubblici, gioielli e mazzi di fiori. L’indagine fatta sul campo, carta per carta, scontrino per scontrino, è stata portata avanti per due anni dagli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza.
La decisione da parte della Procura di far partire per prime le richieste riguardanti la Lega nord deriva dal fatto che in queste settimane è in corso l’udienza preliminare per un’altra inchiesta sempre sui rimborsi e sempre sui leghisti. È quella a carico dei tre consiglieri regionali del Carroccio della legislatura 2005-2010: tra gli imputati di quell’inchiesta c’è anche Corradi (che era già eletto nel 2005) con i suoi colleghi di allora Maurizio Parma e Luigi Fogliazza (l’altro consigliere leghista Mauro Manfredini, anche lui imputato in questa inchiesta, è morto pochi mesi fa). Condotta anche in quel caso dalla pm Plazzi, l’indagine aveva fatto venire a galla spese soprattutto per cene che secondo l’accusa non c’entravano nulla con l’attività del consiglio regionale e per una mega-consulenza. L’idea della procura e anche degli avvocati difensori è quindi ora quella di provare a riunire i due procedimenti.