“Resisterò al Papa se ci saranno le aperture ai divorziati risposati e ai gay. Non posso fare altro”. Nuovo durissimo attacco del cardinale statunitense Raymond Leo Burke, tra i principali oppositori, anche nel Sinodo dei vescovi sulla famiglia dell’ottobre 2014, della linea aperturista incoraggiata da Bergoglio. Burke, classe 1948, nativo di Richland Center nel Wisconsin, viene nominato vescovo da san Giovanni Paolo II che lo ordina personalmente nella Basilica Vaticana il 6 gennaio 1995. Ma è Benedetto XVI a imporgli la berretta cardinalizia nel 2010 e ad affidargli il prestigioso ruolo di prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, la “Cassazione vaticana”. Ruolo dal quale Bergoglio lo ha rimosso, subito dopo il Sinodo, per affidargli l’incarico onorifico di patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta.
Una rimozione che, però, non è stata una conseguenza della posizione contraria al Papa che Burke ha assunto durante le due settimane di dibattito sinodale. Già prima dell’assemblea, infatti, Francesco gli ha aveva comunicato la sua intenzione di spostarlo dal vertice della “Cassazione vaticana”, ma che avrebbe voluto farlo soltanto dopo il Sinodo per fargli prendere parte al dibattito nelle vesti di capo dicastero della Curia romana. Burke, non nuovo ad attacchi durissimi contro Bergoglio, non ci sta a rimanere in silenzio nei mesi precedenti il secondo Sinodo dei vescovi sulla famiglia che si terrà nell’ottobre 2015 e dal quale dovranno uscire soluzioni concrete per l’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati.
Per il porporato, infatti, “non c’è dubbio che quello che stiamo vivendo è un tempo difficile, doloroso e preoccupante. Io non vorrei – sottolinea Burke – fare del Papa un nemico”. Anche se la sua opposizione alla linea di Bergoglio è netta e chiara: “Non posso accettare che si possa dare la comunione a una persona che sta vivendo un’unione irregolare perché è adulterio. E la questione delle unioni tra persone omosessuali non ha niente a che fare col matrimonio. Questa è una sofferenza che alcune persone hanno di essere attratte sessualmente, contro la natura, da persone dello stesso sesso”. Per il cardinale, quindi, nessun tipo di apertura per i divorziati risposati e nemmeno per gli omosessuali, nonostante Francesco abbia affermato, pochi mesi dopo la sua elezione: “Chi sono io per giudicare un gay?”. E alla vigilia del primo Sinodo sulla famiglia abbia chiesto di “prestare attenzione ai battiti di questo tempo”.
Per Burke, però, nonostante questo acceso dibattito, “la Chiesa non è minacciata perché il Signore ci ha assicurato, come ha detto a san Pietro nel vangelo, che le forze del male non prevarranno, non praevalebunt come diciamo in latino, che non avranno la vittoria sulla Chiesa”. Eppure gli attacchi del porporato contro Papa Francesco si intensificano e si fanno sempre più pesanti. “Molti – aveva raccontato Burke dopo il primo Sinodo – mi hanno manifestato preoccupazione in un momento così critico, nel quale c’è una forte sensazione che la Chiesa sia come una nave senza timone, non importa per quale motivo”.
E su Bergoglio aveva precisato: “Ho tutto il rispetto per il ministero petrino e non voglio sembrare di essere una voce contraria al Papa. Vorrei essere un maestro della fede con tutte le mie debolezze, dicendo la verità che oggi molti avvertono. Soffrono un po’ di mal di mare perché secondo loro la nave della Chiesa ha perso la bussola”. Eppure c’è chi in Vaticano ricorda che, una volta, per attacchi simili al Pontefice, a un cardinale sarebbe stata tolta la berretta rossa.
Twitter: @FrancescoGrana