Quattordici milioni di euro: a tanto ammonta la maxi-multa che l’Antitrust ha inflitto al cartello degli armatori del golfo di Napoli. Quello che l’Autorità Garante ha portato alla luce dopo oltre 6 anni dall’avvio dell’indagine è un vero e proprio “patto di non concorrenza” esistente già dal 1998.
Aperta nel 2007 in seguito alla denuncia di Generazione Attiva e Autmare e chiusa in un primo momento con l’accettazione degli “impegni” degli armatori per poi essere riaperta dopo una grande mobilitazione da parte dei pendolari delle isole organizzata dal M5S Isola d’Ischia che denunciava il mancato rispetto delle “promesse da marinai” e il perdurare della situazione. Il lungo iter si è concluso martedì con la maxi multa per gli armatori NLG, Alilauro, Alicost, Alilauro Gruson, Medmar Navi, SNAV , SMLG, CLMP, Gescab e ACAP per intesa restrittiva della concorrenza.
Un contesto, quello del trasporto marittimo nel golfo di Napoli, in cui opera un numero ridotto di imprese riconducibile ad un ristretto numero di gruppi, ciascuno peraltro specializzato su determinate rotte.
Secondo l’Antitrust il consorzio creato dalle imprese avrebbe ridotto ulteriormente gli spazi per l’adozione di condotte autonome da parte delle imprese, e l’istituzione dell’Acap (Associazione Cabotaggio Armatori Partenopei) ha contribuito a rafforzare la tendenza al coordinamento. Un coordinamento volto a ripartire le tratte: poche imprese e pochi gruppi infatti coprono la maggior parte delle corse e tra queste non c’è competizione se non con la Caremar. Un’intesa, questa, che viola la legge 287 del 1990 e l’articolo 81 del Trattato CE che vietano tutti gli accordi tra imprese che ostacolino il commercio tra stati membri e che falsino concorrenza.
Nelle carte dell’istruttoria non mancano da parte dell’Autorità presieduta da Pitruzzella pesanti critiche e accuse non troppo velate di connivenza con gli armatori anche alla Regione Campania. In particolare nel 2003 la Giunta presieduta da Bassolino che ha il compito di pubblicare il regolamento che disciplina le procedure per il rilascio e la revoca delle autorizzazioni (decreto del Presidente di Giunta regionale n.80/2003) prevede criterio di preferenza da parte della Regione per gli operatori già attivi sulla rotta richiesta e introduce una rilevante barriera all’accesso di nuovi entranti in quanto le richieste da parte di nuovi operatori sono esaminate in subordine a quelle degli operatori già attivi.
Tra le vere e proprie “pistole fumanti” dell’inchiesta del Garante della Concorrenza uno scambio di e-mail recuperato in seguito ad un’ispezione della Guardia di Finanza dal quale emerge come le società in teoria concorrenti tra loro si scrivevano per accordarsi su diverse questioni.
In una di queste, il rappresentante della compagnia Alicost (una delle società “figlie” di Alilauro) esordisce dichiarando: “Indiscutibilmente il metterci insieme attorno ad un tavolo ha permesso alle nostre aziende di affrontare la dura crisi degli ultimi tre anni con un minimo di serenità, e con la speranza che avremmo affrontato le problematiche del settore in modo compatto ed univoco” e di aver ritenuto “non esistessero alternative serie ad una migliore integrazione delle nostre realtà magari creando una unica Società che gestisse, all’inizio, in modo sinergico ed economico tutte le Unità disponibili”.
Nella mail il rappresentante di Alicost dà conferma dell’esistenza di un accordo sottoscritto da tutte le parti. In particolare di un “accordo quadro del 2007 sottoscritto da tutti noi che si basava su due punti: 1. ripartizione dei ricavi secondo la produzione LORDA 2007…. 2. Attività nautica: Ogni azienda doveva assicurare un’attività pari a quella prodotta nel 2007. Significativamente l’e-mail si conclude con un “non c’era una sorta di patto di non concorrenza tra le nostre società? C’è qualcosa che mi è sfuggito? Devo preoccuparmi di acquisire nuovi accosti a danno dei soci ACAP?”.
Anche se arriva con i tempi italiani l’Antitrust finalmente da ragione alle denunce dei pendolari e tocca in modo pesante il portafoglio degli armatori e ci si augura che porti al creazione di vera concorrenza, con tutti i benefici che da questa possono derivare, a cominciare dai prezzi delle corse.
Davanti a prove di una tale palese e inconfutabile gravità ci si augura che Tar ed eventuale Consiglio di Stato ai quali gli armatori hanno già annunciato (anche stavolta in modo congiunto sotto la denominazione “ACAP”, proprio per smentire ogni ipotesi di cartello o coordinamento) di voler fare ricorso confermino tale decisione dell’Antitrust. Anche per evitare che i cittadini possano pensare male (si vedano ad esempio le crociere offerte dall’armatore della Medmar Nicola D’Abundo a “magistrati, generali dei carabinieri, gente dello spettacolo e tanti altri”).