Giornalisti de “l’Unità” lasciati soli a pagare di tasca loro decine di migliaia di euro di risarcimento per le cause di diffamazione che anche la società editrice del giornale (oggi in liquidazione) aveva perso. Nonostante le reiterate richieste di aiuto che alcuni di loro hanno fatto pervenire a diversi esponenti del Pd (qualcuno è arrivato anche a bussare all’inner circle di Matteo Renzi), finora nessuno ha mosso un dito. Né il potente ex tesoriere dei Ds Ugo Sposetti, il quale ha preferito prendere le distanze scaricando la patata bollente nelle mani dei liquidatori della società. Né tantomeno si è mosso l’attuale tesoriere Democrat Francesco Bonifazi, che pure sta gestendo la regia per la futura riapertura del giornale. Nulla di fatto, solo qualche (timido) segno di contrita comprensione.
PUGNI IN TASCA D’ altro canto, cari compagni, il partito (che si chiami Ds o Pd poco cambia) è uscito da anni dalla società editrice de l’Unità – è l’argomentazione dei big politici – per rientrarci con un misero 0,01% durante la segreteria di Pier Luigi Bersani. Con Renzi si arriverà al 5% con un’operazione che è ancora sub iudice al tribunale fallimentare di Roma. Nel frattempo molto denaro sta uscendo dalle tasche dei lavoratori finiti in cassa integrazione sei mesi fa.
PENNE ROVENTI A questo punto, dopo un paio di comunicati pubblicati assieme a Ordine dei giornalisti e Fnsi, il comitato di redazione del giornale ha preso carta e penna ed ha scritto una lettera aperta al ministro della Giustizia Andrea Orlando. Il quale si è dichiarato disponibile a incontrare una delegazione già la prossima settimana. Qualcosa si muove. Obiettivo del Cdr, sostenuto anche da Fnsi e Articolo 21, è quello di inserire un emendamento alla legge sulla diffamazione attualmente all’esame della Camera, per evitare almeno che la valanga di richieste continui anche in futuro. I tempi però sono strettissimi e la soluzione non è affatto semplice dal punto di vista tecnico.
FUORI SEDE “Ci permettiamo di intervenire durante l’esame della nuova legge sulla diffamazione per sollevare un problema molto grave, di cui stiamo facendo drammatica esperienza – scrive il cdr nella lettera aperta– Non essendoci più un’azienda che risponde agli obblighi morali e contrattuali, tutto il carico (dei risarcimenti, ndr) ricade sui singoli giornalisti, che erano stati citati in solido. Vittime due volte, se non tre, visto che i colleghi coinvolti denunciano anche di non essere stati adeguatamente tutelati in sede di processo dalla società in liquidazione”.
SENZA RETE A finire nella “rete” dei precetti inviati dai tribunali sono stati finora cinque giornalisti, tra cui, sembra, anche la ex direttrice Concita De Gregorio. Ma il numero sta aumentando di giorno in giorno, man mano che i procedimenti giudiziari vanno a sentenza. Al momento della sospensione delle pubblicazioni i liquidatori della società editrice hanno rilevato una esposizione per contenziosi pari a 30 milioni di euro. Quella cifra però si riferisce alle richieste delle parti querelanti prima del processo. Saranno le sentenze poi a stabilire se davvero quelle richieste sono legittime e per quale ammontare. Tra i giornalisti che già hanno perso il primo grado, c’è anche chi si ritrova sulle spalle due o addirittura tre condanne contemporaneamente, con importi complessivi da pagare che sfiorano i 100 mila euro. Cosi i lavoratori si ritrovano senza lavoro, senza stipendio, e con obblighi di legge da onorare.
CONTO APERTO La rabbia tra i giornalisti è tanta. C’è chi vorrebbe rivalersi sui vecchi amministratori della società, e chi chiede che il Pd organizzi magari una cena di raccolta fondi, come è già stato fatto per finanziare il partito con un discreto successo. Certo, un conto è raccogliere sostegni economici per il premier, altro è chiedere un contributo per pagare il debito di un giornalista. Per gli imprenditori c’è una bella differenza.
Media & Regime
“l’Unità”, pioggia di cause contro i giornalisti : il Pd si dilegua
E' la preoccupata denuncia che arriva dall'organo sindacale interno. Condanne a raffica, redattori in difficoltà per i pesanti risarcimenti: le richieste totali ammontano a 30 milioni di euro. Qualcuno bussa anche alla porta di Matteo Renzi. Nessun aiuto dai compagni di partito
Giornalisti de “l’Unità” lasciati soli a pagare di tasca loro decine di migliaia di euro di risarcimento per le cause di diffamazione che anche la società editrice del giornale (oggi in liquidazione) aveva perso. Nonostante le reiterate richieste di aiuto che alcuni di loro hanno fatto pervenire a diversi esponenti del Pd (qualcuno è arrivato anche a bussare all’inner circle di Matteo Renzi), finora nessuno ha mosso un dito. Né il potente ex tesoriere dei Ds Ugo Sposetti, il quale ha preferito prendere le distanze scaricando la patata bollente nelle mani dei liquidatori della società. Né tantomeno si è mosso l’attuale tesoriere Democrat Francesco Bonifazi, che pure sta gestendo la regia per la futura riapertura del giornale. Nulla di fatto, solo qualche (timido) segno di contrita comprensione.
PUGNI IN TASCA D’ altro canto, cari compagni, il partito (che si chiami Ds o Pd poco cambia) è uscito da anni dalla società editrice de l’Unità – è l’argomentazione dei big politici – per rientrarci con un misero 0,01% durante la segreteria di Pier Luigi Bersani. Con Renzi si arriverà al 5% con un’operazione che è ancora sub iudice al tribunale fallimentare di Roma. Nel frattempo molto denaro sta uscendo dalle tasche dei lavoratori finiti in cassa integrazione sei mesi fa.
PENNE ROVENTI A questo punto, dopo un paio di comunicati pubblicati assieme a Ordine dei giornalisti e Fnsi, il comitato di redazione del giornale ha preso carta e penna ed ha scritto una lettera aperta al ministro della Giustizia Andrea Orlando. Il quale si è dichiarato disponibile a incontrare una delegazione già la prossima settimana. Qualcosa si muove. Obiettivo del Cdr, sostenuto anche da Fnsi e Articolo 21, è quello di inserire un emendamento alla legge sulla diffamazione attualmente all’esame della Camera, per evitare almeno che la valanga di richieste continui anche in futuro. I tempi però sono strettissimi e la soluzione non è affatto semplice dal punto di vista tecnico.
FUORI SEDE “Ci permettiamo di intervenire durante l’esame della nuova legge sulla diffamazione per sollevare un problema molto grave, di cui stiamo facendo drammatica esperienza – scrive il cdr nella lettera aperta– Non essendoci più un’azienda che risponde agli obblighi morali e contrattuali, tutto il carico (dei risarcimenti, ndr) ricade sui singoli giornalisti, che erano stati citati in solido. Vittime due volte, se non tre, visto che i colleghi coinvolti denunciano anche di non essere stati adeguatamente tutelati in sede di processo dalla società in liquidazione”.
SENZA RETE A finire nella “rete” dei precetti inviati dai tribunali sono stati finora cinque giornalisti, tra cui, sembra, anche la ex direttrice Concita De Gregorio. Ma il numero sta aumentando di giorno in giorno, man mano che i procedimenti giudiziari vanno a sentenza. Al momento della sospensione delle pubblicazioni i liquidatori della società editrice hanno rilevato una esposizione per contenziosi pari a 30 milioni di euro. Quella cifra però si riferisce alle richieste delle parti querelanti prima del processo. Saranno le sentenze poi a stabilire se davvero quelle richieste sono legittime e per quale ammontare. Tra i giornalisti che già hanno perso il primo grado, c’è anche chi si ritrova sulle spalle due o addirittura tre condanne contemporaneamente, con importi complessivi da pagare che sfiorano i 100 mila euro. Cosi i lavoratori si ritrovano senza lavoro, senza stipendio, e con obblighi di legge da onorare.
CONTO APERTO La rabbia tra i giornalisti è tanta. C’è chi vorrebbe rivalersi sui vecchi amministratori della società, e chi chiede che il Pd organizzi magari una cena di raccolta fondi, come è già stato fatto per finanziare il partito con un discreto successo. Certo, un conto è raccogliere sostegni economici per il premier, altro è chiedere un contributo per pagare il debito di un giornalista. Per gli imprenditori c’è una bella differenza.
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Fdi e la svolta Usa sull’Ucraina. Il delegato alla convention repubblicana: “Zelensky ostacolo alla pace, ora che c’è Trump basta armi”
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Il Papa in prognosi riservata: ossigeno e trasfusioni dopo la crisi respiratoria. “Condizioni critiche”. Dimissioni? Aveva detto: “È un ministero ad vitam“
Mondo
“AfD? Non è cambiata la Germania, è deragliato il dibattito”. Parla il fondatore della ong Sos Humanity
Beirut, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - I media statali libanesi hanno riferito di attacchi israeliani in Libano, a circa 10 chilometri dal confine meridionale, mentre i fedeli si riunivano a Beirut per il grande funerale del leader di Hezbollah assassinato, Hassan Nasrallah. "Aerei nemici hanno lanciato due raid contro la zona tra Qleileh e Sammaaiyah, nel distretto di Tiro", ha affermato l'agenzia di stampa nazionale ufficiale.
Tel Aviv, 23 feb. (Adnkronos) - Le Idf confermano di aver effettuato attacchi aerei nel Libano meridionale. Uno degli obiettivi era un sito militare di Hezbollah contenente lanciarazzi e altre armi, dove l'esercito afferma di aver individuato attività da parte del gruppo terroristico.
Secondo l'esercito, l'attività di Hezbollah nel sito costituisce una "violazione degli accordi tra Israele e Libano". Inoltre, le Idf affermano di aver colpito diversi altri lanciarazzi di Hezbollah nel Libano meridionale, "che rappresentavano una minaccia per i civili israeliani".
Berlino, 23 feb. (Adnkronos) - Urne aperte in tutte la Germania per le politiche. Quasi 60 milioni di persone voteranno oggi fino alle 18 per scegliere un governo che dovrà fare i conti con il crollo dell'alleanza transatlantica sotto Donald Trump e con le nuove minacce alla sicurezza europea, proprio mentre il modello economico del Paese sta entrando in crisi. Secondo gli ultimi sondaggi, sarà il capo dell'opposizione conservatrice (Cdu/Csu) Friedrich Merz il nuovo cancelliere: dovrebbe vincere con il 29,5% di voti favorevoli. "Le grandi aspettative rispecchiano le grandi sfide che dovrà affrontare fin dal primo giorno del suo probabile mandato di cancelliere", ha affermato il settimanale tedesco Der Spiegel. "Una Russia aggressiva, un'America ostile e un'Europa che si sta allontanando: Merz potrebbe essere messo alla prova più duramente di qualsiasi cancelliere della repubblica del dopoguerra".
Merz ha recentemente ammesso che l'effettivo abbandono da parte di Trump delle promesse di difesa europee e l'aggressivo sostegno del suo vicepresidente JD Vance all'estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) annunciavano "cambiamenti tettonici nei centri di potere politico ed economico del mondo". La Germania, ha detto, non ne sarebbe uscita indenne. L'indebolimento della Nato da parte di Trump e il tradimento dell'Ucraina sono "un pugno straziante allo stomaco", ha affermato Ursula Münch, direttrice del think tank dell'Accademia per l'educazione politica in Baviera, in particolare per l'Unione cristiano-democratica (Cdu) di Merz, che ha "solidarietà e amicizia con gli Stati Uniti nel profondo del suo Dna". "La sfida più grande per la Germania sarà quella di mettere insieme una dimostrazione di forza unita da parte dell'Ue e del Regno Unito".
Secondo i sondaggi, i socialdemocratici del cancellieri Olaf Scholz, si attestano al 15% dei consensi, 10 puntiin meno delle preferenze ricevute 4 anni fa, mentre l'Afd si attesta al 21%, oltre il doppio (era al 10,3%) rispetto al 2021.
Londra, 23 feb. (Adnkronos) - Il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha dichiarato che domani annuncerà un nuovo importante pacchetto di sanzioni contro la Russia. Lo riporta ITV News. "Domani ho intenzione di annunciare il più grande pacchetto di sanzioni contro la Russia dall'inizio del conflitto, per indebolire la sua macchina militare e ridurre le entrate con cui si sta accendendo il fuoco della distruzione in Ucraina", ha affermato il ministro, aggiungendo che Londra "lavorerà con i partner americani ed europei per raggiungere una pace giusta e sostenibile", riconoscendo chiaramente l'Ucraina dev'essere coinvolta".
E' "un momento critico nella storia dell'Ucraina, della Gran Bretagna e dell'intera Europa" - ha detto ancora - Il sostegno all'Ucraina dovrebbe essere "raddoppiato" e si dovrebbe ricercare "la pace attraverso la forza". "Sul campo di battaglia, Londra resta impegnata a fornire un supporto militare di 3 miliardi di sterline all'anno per mettere l'Ucraina nella migliore posizione possibile e siamo pronti a contribuire con truppe britanniche alle forze di mantenimento della pace, se necessario".
(Adnkronos) - “La notte è trascorsa tranquilla, il Papa ha riposato”. Lo fa sapere oggi 23 febbraio il Vaticano aggiornando sulle condizioni di Papa Francesco ricoverato al Gemelli da venerdì della scorsa settimana.
Ieri sera l’ultimo bollettino diramato dalla Santa Sede sulle condizioni di salute di Bergoglio avevano restituito una situazione in aggravamento con una serie di criticità che i bollettini precedenti non avevano mai evidenziato. Nel dettaglio ieri il bollettino ha riferito che le “condizioni del Santo Padre continuano ad essere critiche, pertanto, come spiegato" dall’équipe medica che lo ha in cura, “il Papa non è fuori pericolo”.
Ieri mattina, si spiegava, “Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoriaasmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi. Gli esami del sangue odierni hanno inoltre evidenziato una piastrinopenia, associata ad un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua ad essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri. Al momento la prognosi è riservata”. Per Francesco è scattata una maratona di preghiere nelle chiese di tutto il mondo.
Kiev, 23 feb. (Adnkronos) - La Russia ha lanciato un attacco missilistico sulla città di Kryvy Rih, nell'oblast' di Dnipropetrovsk, nella tarda serata di ieri, uccidendo una persona e ferendone altre cinque. Lo ha riferito Oleksandr Vilkul, capo dell'amministrazione militare della città dove è nato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Tra i feriti ricoverati in ospedale, una donna sarebbe in condizioni critiche.
L'attacco ha inflitto gravi danni alle infrastrutture civili della città, ha detto Vilkul. Dodici edifici residenziali, una struttura infrastrutturale, una casa di riposo e una chiesa hanno subito danni. L'attacco ha inoltre colpito edifici sociali e industriali, una stazione di servizio e numerosi veicoli.
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "E' un saluto normale che faccio al mio pubblico continuamente. In questo mondo di guerra di informazione, come nazionalista populista — particolarmente se sei di destra — devi sempre andare contro i media, non puoi mai inginocchiarti a loro". Lo ha detto al 'Corriere della Sera' Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump e influente personalità politica della destra statunitense, parlando del saluto che ha fatto durante un raduno dei conservatori a Washington e che somigliava a quello nazista, e che ha spinto il leader di estrema destra francese Jordan Bardella ad annullare la sua partecipazione. A proposito del quale, aggiunge che il politico "ha dimostrato di non avere la grinta e la determinazione per vincere e per guidare la Francia, che è una nazione con enormi problemi: di immigrazione, finanziari. Si è messo in posizione fetale di fronte a qualcosa che è così ovviamente falso. Non sarà mai un leader".
"I media - spiega Bannon - non sono venuti qui a vedere Vance, Elon Musk e nemmeno il presidente Trump. Vogliono vedere questo movimento, sono preoccupati da quello che vogliono queste persone e da quello che vorranno in futuro. L'unica ragione per cui siamo arrivati qui è che questa gente ha appoggiato Trump, altrimenti il suo ritorno sarebbe stato impossibile". Parlando della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in collegamento video alla convention, aggiunge che "se mi avesse ascoltato negli ultimi due anni non sarebbe stata imbarazzata nelle ultime 72 ore da quello che ha detto il presidente Trump sull'Ucraina. Spero che sia una sveglia per lei. Non c'è decisione da prendere. L'Italia può permettersi di mandare truppe o denaro illimitato in Ucraina? Senza l'America è finita. A Parigi erano tutte chiacchiere. Volete appoggiare gli inglesi che mandano truppe? Hai la possibilità di pagare? No. Non importa quello che dice l'Europa".
"Trump è magnanimo - prosegue Bannon - parla di risorse e forse di un qualche coinvolgimento andando avanti, io sono un populista duro e puro, non vogliamo più mandare soldi né truppe. Il sangue versato in questa guerra è sulle mani delle persone che l'hanno iniziata, e adesso arriveremo al punto di partenza o anche peggio perché forse i russi non sono d'accordo a ritirare i carrarmati dalle loro posizioni. Quanto all'accordo sui minerali con Zelensky, penso che sia una trappola e devono evitarlo. Capisco la logica del presidente Trump. Penso che sia giusta l'idea che se ci impegniamo così tanto bisogna essere ripagati. Anche i dazi lui li vede come una nuova fonte di entrate che aiuta a chiudere il nostro debito che pesa sulle società e i singoli contribuenti. Concettualmente è corretto. Ma se prendi i minerali ucraini dovrai in qualche modo essere coinvolto. E questo significa garanzie di sicurezza e cercheranno di coinvolgerti in tutto".