Game over per Promuovitalia. Verranno licenziati tutti e 68 i dipendenti e collaboratori della società veicolo del ministero dei Beni Culturali, da tempo dilaniata da scontri feroci e messa in liquidazione con il Decreto Cultura e Turismo. Finisce dunque così il percorso di liquidazione affidato a luglio alle cure di Antonio Venturini, commercialista ravennate targato Pd, scelto dal ministro Dario Franceschini. Mercoledì scorso, infatti, la società ha inviato all’ufficio Relazioni Industriali di Confindustria Roma la lettera con cui viene ufficializzato l’avvio della procedura di licenziamento collettivo di tutto il personale. Il testo evidenzia come non sia stato possibile individuare alternative. Ciò in ragione del fatto che è da tempo senza sbocco il processo di trasformazione di Enit, dove avrebbe dovuto essere trasferita una parte del personale di Promuovitalia.
“Il processo di trasformazione dell’Enit in ente pubblico economico – si legge nel documento che ilfattoquotidiano.it ha potuto consultare – è da mesi in fase di stallo: ed infatti, lo statuto della “nuova” Enit, pur deliberato dal Commissario (Cristiano Radaelli, ndr) il 10 novembre 2014 è subito trasmesso alla Presidenza del Consiglio, fino ad oggi non è stato ancora approvato”. Due mesi fa, però, Radaelli parlava con toni entusiastici dello straordinario cambio organizzativo a cui Enit sarebbe stata sottoposta: un’Enit che “funzioni come una multinazionale e che lavori con l’organizzazione di squadra e i tempi scattanti della Formula 1”, disse.
Evidentemente non poteva prevedere che tutto si sarebbe bloccato, con la conseguenza ulteriore del mancato assorbimento di una parte dei lavoratori di Promuovitalia.
“La mancata trasformazione dell’Enit in ente pubblico economico, con facoltà di assumere personale con contratti di diritto privato – prosegue infatti la comunicazione -, impedisce all’Ente, nell’attuale configurazione giuridica di “ente pubblico”, di attuare la previsione della legge e di dar corso alla procedura di selezione ed eventuale assunzione di tutto o parte del personale”.
Ma il licenziamento collettivo non è solo un dramma umano per i dipendenti. Il fatto ha in sé anche una valenza politica, perché apre nuovi interrogativi sulle sorti del progetto “rivoluzionario”, avviato da Franceschini attraverso il varo del Decreto Cultura e Turismo del maggio 2014, con cui avrebbe dovuto essere rilanciato il turismo italiano anche in vista di Expo2015. A 76 giorni dall’evento, del piano di trasformazione di Enit si sono perse le tracce, il sito Italia.it, costato alle casse pubbliche almeno 25milioni di euro è nel limbo, i delegati di Enit all’estero incaricati di vendere il prodotto Expo sono stati ritirati, del progetto di digitalizzazione messo a punto dal TdLab non parla più nessuno. E, dulcis in fundo, si è rivelato un boomerang il lancio di #Verybello. Un portale concepito dimenticando i fondamentali della progettazione web e soprattuto il fatto che nel mondo la lingua ufficiale non è l’italiano.