Il 26 novembre 2010, giorno della sua scomparsa, Yara Gambirasio salì sul furgone di Massimo Giuseppe Bossetti. Secondo quanto riporta La Stampa, dalle ultime analisi dei Ris di Parma è risultato che sui leggings della 13enne di Brembate sono stati trovati fili di tessuto del sedile dell’Iveco Daily bianco di proprietà del muratore di Mapello, in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di omicidio.

Il furgone bianco di Bossetti giocava già un ruolo determinante nel processo, dopo che era stato diffuso un filmato che ne dimostrava la sosta per almeno un’ora di fronte alla palestra del paesino del Bergamasco, l’ultimo luogo in cui la ragazzina fu vista prima di scomparire ed essere ritrovata, priva di vita, esattamente due mesi dopo. Un altro testimone aveva raccontato invece di aver visto il furgone passare di fronte alla palestra tra le 18.40 e le 18.45 del 26 novembre 2010, ossia nei minuti in cui la ragazzina è uscita dalla struttura sportiva.

Si complica ulteriormente, quindi, la posizione del muratore, che continua a dichiararsi innocente. Il suo legale, Claudio Salvagni, ha più volte chiesto la scarcerazione perché la prova di compatibilità tra il suo Dna e quello di Ignoto 1 non risulterebbe. Il gip di Bergamo, Ezia Maccora, ha però respinto due volte l’istanza, sostenendo che le motivazioni della difesa non scalfirebbero la prova. Lo scorso 10 febbraio ha inoltre negato la scarcerazione del 44enne perché sussisterebbe ancora il rischio di reiterazione del reato, dopo la scoperta delle ricerche incentrate su minorenni nel computer di Bossetti e le accuse di una donna che dice di averlo visto in compagnia di una ragazzina, non specificando però che si trattasse di Yara, l’estate prima dell’omicidio.

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