Alla prossima notte degli Oscar, in programma il 22 febbraio al Dolby Theatre di Los Angeles (ecco tutte le nomination), gli scienziati saranno tra i protagonisti. Non altrettanto si può dire, però, della scienza. Almeno secondo la prestigiosa rivista “Nature“. In un editoriale intitolato “And the winner is: not science“, la rivista britannica sottolinea che “le rappresentazioni della scienza al cinema sono diventate sempre più sofisticate. Ma restano basate su clichés, come quello dello scienziato eccentrico, o del genio solitario”.
Non fanno eccezione, secondo Nature, le pellicole “The Imitation Game”, sulla vita del matematico inglese Alan Turing, che ha contribuito a decrittare il codice nazista “Enigma“, e “La teoria del tutto“, storia del celebre cosmologo padre della teoria dei buchi neri Stephen Hawking, e della sua lotta contro la Sclerosi laterale amiotrofica. Le due storie si contenderanno la palma di miglior film, e gli interpreti dei due scienziati – Benedict Cumberbatch nei panni di Turing ed Eddie Redmayne in quelli di Hawking -, la statuetta di miglior attore.
“I due film sono stati ampiamente apprezzati, ma sfortunatamente – scrive Nature – in quanto a far luce su quello che i due studiosi hanno realizzato, lasciano molto a desiderare. Gli scienziati – si legge nell’editoriale – si meritano di vedere le proprie vite rappresentate in modo che risuonino, almeno in parte, con il mondo della scienza come realmente è. Nel caso di questi due film non accade”.
La pellicola su Hawking, tratta dal libro di memorie “Travelling to Infinity: My life with Stephen” scritto dalla prima moglie Jane Wilde, dà risalto alla storia d’amore tra lo scienziato e la donna. Una storia che s’intreccia con le difficoltà legate alla malattia che paralizza lo studioso, costringendolo a esprimersi attraverso un sintetizzatore vocale. E nella quale la scienza rimane sullo sfondo. “Il film fa solo uno sforzo sbrigativo – sostiene Nature – nel descrivere la traiettoria scientifica di Hawking, sebbene il cosmologo sia forse lo scienziato vivente più famoso al mondo”.
Ma tra le due pellicole scientifiche in corsa per l’ambita statuetta, la delusione maggiore, secondo la rivista britannica, è rappresentata da “The Imitation Game“. Le critiche di Nature si concentrano, soprattutto, sul modo in cui è stata rappresentata la figura di Turing. “L’interpretazione di Cumberbatch è stata largamente, e legittimamente, lodata. Ma il copione, purtroppo – sostiene la rivista inglese -, dipinge lo studioso come un individuo anormale, quasi autistico. Il film, ad esempio – aggiunge l’editoriale -, non dice quasi nulla sul ruolo di Turing nell’ideazione di quello che ora chiamiamo computer. Gli scienziati – conclude Nature – dovrebbero essere dipinti come persone normali, non come attrazioni da circo”.