Consumata la tragedia del fallimento, continua come farsa il triste declino del Parma. Tra soldi che “sono già arrivati” e “forse adesso arrivano”, parole in libertà pronunciate a un giorno di distanza dal proprietario Giampiero Manenti, uno che ha la sede fiscale della sua società (capitale sociale 7,500 euro) al piano superiore di un villino bifamiliare alla periferia di Nuova Gorica, e vorrebbe salvare il Parma a suon di milioni. E una società sull’orlo del disastro che non ha nemmeno i soldi per organizzare la prossima partita casalinga contro l’Udinese. Il direttore organizzativo Corrado Di Taranto ha infatti fatto sapere che nelle casse sociali sono rimasti appena 40mila euro, assolutamente non sufficienti per organizzare una partita, e forse nemmeno per fornire i servizi essenziali allo Stadio Tardini. Da un primo incontro svolto in mattinata tra i rappresentanti del club e le autorità risulta che si proverà a giocare, almeno a porte chiuse. Ma la decisione finale sarà presa sabato.
Sarebbe la prima volta nella storia della Serie A che un incontro non si disputa perché la squadra non ha i soldi per organizzarlo, e che il Parma fosse in una situazione finanziaria disperata sia la Lega che la Figc non lo hanno certo scoperto oggi. Lo sapevano da mesi. La riunione mattutina del Gos (il Gruppo Operativo Sicurezza formato da Questura, Carabinieri e Vigili del Fuoco) ha solo allungato l’agonia del club emiliano e del calcio italiano. Se domenica si giocherà sarà di sicuro a porte chiuse, perché gli steward che devono garantire la sicurezza minacciano comunque lo sciopero perché anche loro non vedono un euro da mesi. Poi si vedrà. La Lega Serie A, che fino ad ora non ha mosso un dito, spinge per prolungare l’agonia fino a fine campionato, e sarebbe pronta ad anticipare i soldi del ‘paracadute’ retrocessione per le spese correnti del club, che poi fallirà e questi soldi non li restituirà mai. Ma tant’è.
Dopo la fuga in Slovenia si è fatto vedere a Parma il presidente Manenti, che ha incontrato la squadra e ha rassicurato tutti: “I soldi ce li ho davvero, non sono un pazzo – ha detto a Parmatoday – Abbiamo un piano industriale che ha risollevato numerose aziende, se va in porto il Parma si risolleverà”. Ma è la stessa persona che lunedì e poi ancora martedì spergiurava che i bonifici per gli stipendi dei giocatori erano partiti, aveva millantato di conoscere i codici di tali bonifici (supportato dal ds Pietro Leonardi, che aveva detto di aver visto quei numeri, ma ora è irraggiungibile perché ricoverato in ospedale) e aveva detto che le auto pignorate dall’ufficiale giudiziario sarebbero state ricomprate nuove. E ancora, Manenti adesso sostiene che la due diligence per l’acquisto della società è ancora in corso, perché non ha “fatto in tempo” a vedere i conti del club: ovvero il passivo di bilancio di 10 milioni e gli oltre 200 milioni di debiti.
Forse un modo di smarcarsi dalle accuse di bancarotta fraudolenta che investiranno le proprietà presenti e passate, dopo che ieri la Procura di Parma ha annunciato che il 19 marzo, a meno dell’improbabile ipotesi che siano pagati i conti, il Parma fallirà. La fiducia nei confronti di Manenti a Parma è sotto lo zero. Intervenuto a Radio24 il popolare comico Gene Gnocchi ha detto: “Manenti ha cercato di comprare altre squadre e ha fallito. E’ un mitomane, un millantatore”. Perché Manenti, bresciano come Ghirardi, già ci aveva provato lo scorso anno a entrare nel mondo del calcio, rilevando il Brescia di Corioni. Allora il Corriere della Sera era andato a Nuova Gorica per scoprire che la sede della Mapi Group, l’azienda di Manenti che dieci giorni fa (forse, a questo punto) ha comprato il Parma, era stata creata con un capitale sociale di 7,5mila euro. E la sede, come racconta oggi un reportage del Messaggero Veneto, è al secondo piano di una villetta nella periferia di Nuova Gorica, sopra l’abitazione di due commercialisti, in piena campagna stretta tra un concessionario e una vendita all’ingrosso di prodotti agricoli.
Un’immagine desolante, che richiama il condominio popolare alla periferia di Perugia nel quale abitava il signore giordano che avrebbe dovuto comprarsi la As Roma, presentato dalla stampa come uno sceicco imparentato con le più nobili dinastie petrolifere. Intanto a Collecchio si è presentato nuovamente il presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi, che ha incontrato i giocatori e poi ha detto: “Siamo a giovedì e la situazione non è cambiata per nulla: è identica a martedì. Ancora non c’è niente di nuovo, siamo in attesa del presidente. Stiamo parlando anche con la società, aspettiamo un qualche gesto concreto. Non so perché non siano partiti i soldi, speriamo si sblocchi la situazione al più presto”. Se la settimana prossima non arriveranno gli stipendi partirà la messa in mora, e i giocatori avranno venti giorni per svincolarsi. Ma a questo punto non è detto che tra un mese il Parma giocherà ancora.
Twitter: @ellepuntopi e @Silvia_bia