Parma-Udinese, prevista per domenica alle 15, non si gioca. A meno di un improvviso e improbabile contrordine al termine dell’ennesima riunione da tenersi questa sera, la partita è rinviata a data destinarsi, perché non sussistono le condizioni minime di sicurezza, ovvero mancano gli steward che da mesi, come i calciatori, non ricevono lo stipendio. In buona sostanza, come anticipato ieri da ilfattoquotidiano.it, mancano i soldi, anche solo quelli per assicurare l’apertura dello stadio. Un fatto clamoroso, mai successo prima in Serie A. Con un’istanza di fallimento già depositata dalla Procura di Parma per il 19 marzo, a breve arriverà la richiesta di messa in mora anche da parte dei giocatori. Durissimo il capitano Alessandro Lucarelli, dopo che è stata annunciata la sospensione dell’allenamento pomeridiano: “La pazienza ha un limite, il nostro gruppo ha dato un ultimatum. Il tempo ormai sta per scadere. È giunta l’ora di mostrare i fatti a questa squadra. Se così non sarà, ci muoveremo secondo la strada che abbiamo delineato”.
L’annuncio che la partita non si giocherà lo dà il sindaco Federico Pizzarotti, responsabile dell’ordine pubblico cittadino, all’uscita da un incontro con il proprietario Giampietro Manenti, i delegati della Figc, i rappresentanti dell’Aic e i giocatori svoltosi a Collecchio. “Al momento non ci sono garanzie, io non ne ho viste. Sono state dette alcune cose come in passato ma non sono le parole a pagare i conti o a sbloccare la situazione. Penso che la pazienza sia già stata persa ampiamente. Il vaso è colmo”. Dopo mesi di stipendi non pagati, di proprietà del club che passa da una società fantasma all’altra, si arriva alla situazione limite nell’assoluta indifferenza di Figc e della Lega di Serie A. “La Figc? Sinceramente, mi viene da ridere, nel momento in cui si è delineata la possibilità di non scendere in campo, ecco che sono comparsi immediatamente gli uomini della Federazione – continua il capitano Lucarelli – Non si capisce se hanno a cuore le sorti del Parma o se tengono solo alla regolarità del campionato”.
Intanto, la Procura di Parma avrebbe aperto un altro fascicolo, per il quale al momento non risultano indagati. Si fa riferimento a un anticipo di un milione di euro che l’ex proprietario Tommaso Ghirardi avrebbe ricevuto da una banca attraverso un documento creditorio, la cui firma della controparte potrebbe però essere falsa. E’ solo l’ultima tegola della crisi che ha colpito il club emiliano. In precedenza, sempre la Procura di Parma aveva chiesto il fallimento della società per le inadempienze fiscali verso l’erario di 16 milioni e 746mila euro (8 milioni e 443mila euro riguardano redditi da lavoro dipendente, e 7 milioni e 218mila euro l’Irap), mentre gli azionisti di minoranza della Energy T.I. Group (che detiene il 10% delle azioni del Parma) avevano presentato uguale istanza al Tribunale di Bologna. Il tutto, con la certezza di un’ulteriore penalizzazione in classifica di 5 punti.
Aperto il vaso di Pandora di quella che per anni è stata considerata, non si capisce bene perché, una società modello, stanno emergendo tutti i lati oscuri del calcio italiano. Nonostante la proprietà continui a professare ottimismo, è chiaro che i soldi non ci sono mai stati. Nemmeno l’anticipo della Lega dei soldi del ‘paracadute’ per le retrocesse consentirebbe al Parma di terminare il campionato. E come da regolamento, per quanto si possa tirare in lungo per qualche settimana, si va verso una serie di sconfitte per 0-3 a tavolino nella partite ancora da giocare. Falsando così il campionato. Se il club ducale, per il quale ora non è più ipotizzabile il fallimento concordato che permise al Bari di ripartire (in corsa) dalla Serie B, l’anno prossimo dopo il fallimento ripartirà dai dilettanti, il peso di un campionato irregolare è tutto sulle spalle di Lega e Figc, organi di controllo preposti che hanno preferito non vedere la bolla che scoppiava. E ora c’è solo raccogliere le macerie.