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Carmine Schiavone morto, l’ex cassiere dei Casalesi che svelò i traffici di Gomorra

L’ex boss - che aveva iniziato a collaborare con la Dda di Napoli nel 1993 e ritenuto attendibile dalla Direzione nazionale antimafia almeno fino al 2010 - era ricoverato da alcuni giorni per le conseguenze di una caduta
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È morto questa notte in un ospedale nel Viterbese l’ex collaboratore di giustizia Carmine Schiavone, già ai vertici del clan dei casalesi. L’ex boss – che aveva iniziato a collaborare con la Dda di Napoli nel 1993 e ritenuto attendibile dalla Direzione nazionale antimafia almeno fino al 2010 – era ricoverato da alcuni giorni per le conseguenze di una caduta nella sua residenza. Nel pomeriggio sono state sequestrate le cartelle cliniche ed è stata disposta l’autopsia.

Secondo quanto appreso da ilfattoquotidiano.it Schiavone era stato operato nei giorni scorsi e doveva essere dimesso a breve. Al momento la causa della morte non è chiara. Le prime informazioni parlano di arresto cardiaco improvviso, mentre altre fonti riferiscono che l’operazione alla vertebra lesionata dall’incidente era andata bene. Carmine Schiavone nel 2013 aveva rilasciato alcune interviste in cui per la prima volta pubblicamente, ricostruiva gli accordi tra clan dei Casalesi e pezzi della politica e dell’imprenditoria per lo sversamento illegale di rifiuti pericolosi in Campania.

Schiavone: “So dove sono i rifiuti tossici. Non bonificano perché costa troppo”
“Io i luoghi esatti dove è interrata l'immondizia più pericolosa, li ho descritti nel 1997 alla commissione Ecomafie – racconta l'ex boss dei casalesi – Mi dissero che era impossibile bonificare perché servivano troppi soldi"
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Notizie che, in buona parte, l’ex collaboratore aveva già fornito alla magistratura tra il 1993 e il 1997. Schiavone aveva, tra l’altro, raccontato l’attività criminale dei clan nella zona del basso Lazio, tra la provincia di Latina e quella di Frosinone, indicando la discarica di Borgo Montello – ad una cinquantina di chilometri da Roma – come uno dei luoghi degli sversamenti di scorie pericolose da parte del cartello dei Casalesi.

Schiavone viveva da diversi anni in una località protetta nell’alto Lazio, insieme ad un figlio e alla moglie, con una nuova identità. Aveva concluso da qualche anno il programma di protezione e, nel luglio del 2013, aveva terminato di scontare la reclusione domiciliare. Le sue interviste hanno avuto un forte impatto sull’opinione pubblica, soprattutto dopo la desecretazione dell’intero verbale della sua audizione davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti, presieduta da Massimo Scalia, dell’ottobre del 1997. In quella occasione Carmine Schiavone aveva fornito l’elenco completo degli automezzi – con targhe e nomi degli autisti – utilizzati tra la fine degli ’80 e l’inizio degli anni ’90.

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