Non si sono ancora rimarginate del tutto le ferite dell’ultima faida leghista che già ne inizia una nuova. Da qualche giorno il segretario Matteo Salvini e il sindaco di Verona (e segretario della Liga Veneta) Flavio Tosi se le stanno suonando in pubblica piazza.
Flavio Tosi – che all’epoca della breve segreteria dell’amico Roberto Maroni aveva assaporato l’idea di tentare una scalata al centrodestra -, sta soffrendo non poco l’ombra del segretario milanese tutto tweet e felpe colorate. Ma non sembra essere nella posizione migliore per andare allo scontro con Salvini. Se già non bastassero i guai giudiziari che hanno sfoltito la giunta di Tosi a Verona e la ventilata vicinanza dello stesso sindaco a personaggi in odore di ‘ndrangheta, resta da sottolineare che il segretario leghista da mesi occupa ogni spazio radio televisivo, è stato sdoganato nei rotocalchi e galoppa nei sondaggi. In ballo ci sono le elezioni regionali in Veneto (17 maggio), appuntamento a cui la Lega Nord sostiene il governatore uscente Luca Zaia, considerato l’unico in grado di avere la meglio contro la sfidante democratica Alessandra Moretti. Ed è proprio questo il terreno scelto da Tosi per lo scontro con Salvini, annunciando di volersi candidare a sua volta, con la propria lista, condannando così il Carroccio e Zaia a perdere in una regione chiave del risicato scacchiere leghista.
Il motivo di una posizione così smaccatamente autolesionista? Ufficialmente si tratta di una divergenza di vedute in tema di alleanze e di scelte politiche. Molto più probabilmente si tratta di un braccio di ferro motivato dalla necessità di mantenere un peso politico, da alimentare a suon di poltrone da destinare ai fedelissimi, magari da conquistare sul campo presentando la Lista Tosi, che a Verona ha già dimostrato di essere più forte della stessa Lega (modello poi testato anche in Lombardia da Roberto Maroni), accreditandosi nel contempo come alleato alle corti di Forza Italia e Ncd.
Tosi, oltre ad essersi visto scavalcare da Salvini nella sua corsa alla conquista del centrodestra, non ha gradito infatti i veti salviniani sulle alleanze con il Nuovo Centro Destra e ha dichiarato di non apprezzare la svolta lepenista di Salvini, come non è un mistero che il sindaco scaligero abbia posizioni differenti dalla linea ufficiale del partito anche sulla moneta unica. “Se si fa un ragionamento circoscritto al Veneto e alla Lega – ha dichiarato Tosi – è meglio presentare solo la lista della Lega senza quelle di Forza Italia e Ncd. Se invece si fa un ragionamento nazionale, non capisco perché escludere Ncd producendo una rottura anche con Berlusconi. Dire sì a Forza Italia e no al Ncd, non è comprensibile agli elettori che non percepiscono quale differenza ci sia tra Berlusconi e Alfano”. E poi continua: “Per vincere è necessario raccogliere consensi al centro e a destra – continua Tosi – se a Renzi contrapponiamo solo un programma di destra e si pensa di andare avanti in splendida solitudine, vincerà Renzi per i prossimi 20 anni”.
Tosi, oltre ad agitare le acque in vista delle regionali, ha riservato un altro smacco al segretario federale, ventilando la propria assenza alla manifestazione di sabato a Roma. Un momento importante della politica salviniana, che tenta di mostrare i muscoli anche nella Capitale dopo essere riuscito nel tentativo a Milano. “Non mi paga la Lega – dice Tosi – prima devo verificare di non avere altri impegni come sindaco”. La risposta arriva dai Giovani Padani, che rintuzzano il segretario regionale con una battuta: “Chi non viene a Roma è un Renzi-boy”. Insomma, la mancata partecipazione di Tosi all’adunata romana sarà letta come una dichiarazione di guerra.
Il gioco del sindaco di Verona, al momento, non sembra pagare, ha raccolto solo i favori di qualche consigliere comunale, incrementando invece la frattura con la Lega dei piani alti. Il primo ad uscire pubblicamente contro l’idea di una candidatura di Tosi è stato Massimo Bitonci, sindaco di Padova (già sfidante di Tosi per la corsa alla segreteria regionale) che ha dichiarato perentorio: “Sulla candidatura di Zaia non si discute”. Poi è stata la volta di Roberto Maroni che ha tentato di fare da paciere, sconsigliando amichevolmente a Tosi di mettersi contro Zaia: “Non può mettersi contro Zaia perché sarebbe un errore gravissimo per lui e per la Lega”. Il governatore lombardo poi ha continuato: “Faccio appello all’amico Tosi, che stimo, affinché trovi una soluzione. Se facesse il candidato contro Zaia, sarebbe una jattura, ci farebbe perdere la Regione”.
Elezioni 2015
Elezioni regionali, Maroni contro Tosi: “In Veneto unico candidato leghista è Zaia”
Nuova faida nella Lega: al sindaco di Verona, che aveva sfidato il segretario Salvini annunciando la propria candidatura, risponde anche il presidente della Lombardia: "Se corresse contro Luca, ci farebbe perdere". Intanto il leader della Liga Veneta ha annunciato che il 28 non sarà a Roma alla manifestazione del Carroccio
Non si sono ancora rimarginate del tutto le ferite dell’ultima faida leghista che già ne inizia una nuova. Da qualche giorno il segretario Matteo Salvini e il sindaco di Verona (e segretario della Liga Veneta) Flavio Tosi se le stanno suonando in pubblica piazza.
Flavio Tosi – che all’epoca della breve segreteria dell’amico Roberto Maroni aveva assaporato l’idea di tentare una scalata al centrodestra -, sta soffrendo non poco l’ombra del segretario milanese tutto tweet e felpe colorate. Ma non sembra essere nella posizione migliore per andare allo scontro con Salvini. Se già non bastassero i guai giudiziari che hanno sfoltito la giunta di Tosi a Verona e la ventilata vicinanza dello stesso sindaco a personaggi in odore di ‘ndrangheta, resta da sottolineare che il segretario leghista da mesi occupa ogni spazio radio televisivo, è stato sdoganato nei rotocalchi e galoppa nei sondaggi. In ballo ci sono le elezioni regionali in Veneto (17 maggio), appuntamento a cui la Lega Nord sostiene il governatore uscente Luca Zaia, considerato l’unico in grado di avere la meglio contro la sfidante democratica Alessandra Moretti. Ed è proprio questo il terreno scelto da Tosi per lo scontro con Salvini, annunciando di volersi candidare a sua volta, con la propria lista, condannando così il Carroccio e Zaia a perdere in una regione chiave del risicato scacchiere leghista.
Il motivo di una posizione così smaccatamente autolesionista? Ufficialmente si tratta di una divergenza di vedute in tema di alleanze e di scelte politiche. Molto più probabilmente si tratta di un braccio di ferro motivato dalla necessità di mantenere un peso politico, da alimentare a suon di poltrone da destinare ai fedelissimi, magari da conquistare sul campo presentando la Lista Tosi, che a Verona ha già dimostrato di essere più forte della stessa Lega (modello poi testato anche in Lombardia da Roberto Maroni), accreditandosi nel contempo come alleato alle corti di Forza Italia e Ncd.
Tosi, oltre ad essersi visto scavalcare da Salvini nella sua corsa alla conquista del centrodestra, non ha gradito infatti i veti salviniani sulle alleanze con il Nuovo Centro Destra e ha dichiarato di non apprezzare la svolta lepenista di Salvini, come non è un mistero che il sindaco scaligero abbia posizioni differenti dalla linea ufficiale del partito anche sulla moneta unica. “Se si fa un ragionamento circoscritto al Veneto e alla Lega – ha dichiarato Tosi – è meglio presentare solo la lista della Lega senza quelle di Forza Italia e Ncd. Se invece si fa un ragionamento nazionale, non capisco perché escludere Ncd producendo una rottura anche con Berlusconi. Dire sì a Forza Italia e no al Ncd, non è comprensibile agli elettori che non percepiscono quale differenza ci sia tra Berlusconi e Alfano”. E poi continua: “Per vincere è necessario raccogliere consensi al centro e a destra – continua Tosi – se a Renzi contrapponiamo solo un programma di destra e si pensa di andare avanti in splendida solitudine, vincerà Renzi per i prossimi 20 anni”.
Tosi, oltre ad agitare le acque in vista delle regionali, ha riservato un altro smacco al segretario federale, ventilando la propria assenza alla manifestazione di sabato a Roma. Un momento importante della politica salviniana, che tenta di mostrare i muscoli anche nella Capitale dopo essere riuscito nel tentativo a Milano. “Non mi paga la Lega – dice Tosi – prima devo verificare di non avere altri impegni come sindaco”. La risposta arriva dai Giovani Padani, che rintuzzano il segretario regionale con una battuta: “Chi non viene a Roma è un Renzi-boy”. Insomma, la mancata partecipazione di Tosi all’adunata romana sarà letta come una dichiarazione di guerra.
Il gioco del sindaco di Verona, al momento, non sembra pagare, ha raccolto solo i favori di qualche consigliere comunale, incrementando invece la frattura con la Lega dei piani alti. Il primo ad uscire pubblicamente contro l’idea di una candidatura di Tosi è stato Massimo Bitonci, sindaco di Padova (già sfidante di Tosi per la corsa alla segreteria regionale) che ha dichiarato perentorio: “Sulla candidatura di Zaia non si discute”. Poi è stata la volta di Roberto Maroni che ha tentato di fare da paciere, sconsigliando amichevolmente a Tosi di mettersi contro Zaia: “Non può mettersi contro Zaia perché sarebbe un errore gravissimo per lui e per la Lega”. Il governatore lombardo poi ha continuato: “Faccio appello all’amico Tosi, che stimo, affinché trovi una soluzione. Se facesse il candidato contro Zaia, sarebbe una jattura, ci farebbe perdere la Regione”.
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Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "I continui rinvii del governo Meloni sembravano indirizzati a portare a compimento qualcosa di più della semplice propaganda, ma invece si va verso il nulla. Tre miliardi rispetto alla marea di aumenti sulle bollette sono davvero poca cosa, quasi una presa in giro. Milioni di cittadini stanno subendo rincari di quasi il 40%, migliaia di aziende rischiano la chiusura e altrettanti lavoratori il proprio posto. Ma d'altronde sbagliamo noi a stupirci. Per il governo Meloni il modello d'imprenditoria è quello della ministra Santanchè. Sbaglia chi si spacca la schiena come i cittadini che cercano di far quadrare i conti a fine mese o le imprese che fanno di tutto per stare sul mercato. Per Giorgia Meloni la cosa migliore è cercare qualche santo in paradiso o, meglio ancora, qualche amicizia che conti". Così in una nota Riccardo Ricciardi, capogruppo M5S alla Camera.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "Ci sono modalità diverse con le quali ci si rapporta a Trump. Credo che la presidente Meloni senta la responsabilità di essere un ponte fra l'Europa e l'America dati i suoi buoni rapporti con Trump". Lo ha detto l'eurodeputata di Fi, Letizia Moratti, a Otto e mezzo su La7.
"Sul tema dei dazi, credo che Trump sia uno shock per l'Europa, uno stimolo positivo perché l'Ue può mettere in atto le riforme richieste nel rapporto Draghi e Letta che chiedono un'Europa più competitiva, più favorevole agli investimenti, con una transizione energetica sostenibile e quindi in grado di sostenere il welfare."
"Siamo alleati storici degli Usa - continua Moratti - e in questo momento dobbiamo avere la consapevolezza di dover comunque avere a che fare con un presidente eletto ed anche amato dai cittadini americani. L'Europa non può permettersi di non avere un dialogo con Trump. Sono moderata e liberale e il suo stile non mi appartiene ma nell'ambito del mio ruolo di parlamentare europea credo sia dovere rispondergli con fermezza e immediatezza ma cercando sempre il dialogo che porta vantaggi reciproci, come ha detto oggi la presidente Metsola."
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Nel momento in cui Donald Trump "fa saltare l'ordine internazionale basato sul multilateralismo" e "mette a rischio l'unità europea", è importante non far mancare "il nostro sostegno all'Ucraina" parallelamente ai negoziati che "non potranno coinvolgere Europa e Ucraina". Così Alessandro Alfieri, coordinatore di Energia Popolare, alla Direzione del Pd.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Il giorno in cui Eni annuncia un utile di 14,3 miliardi di euro, la maggioranza presenta un decreto truffa che non affronta la vera questione di come ridurre il peso delle bollette. Il Governo Meloni per aiutare veramente le famiglie italiane avrebbe dovuto tassare gli extraprofitti, rivedere la decisione di trasferire 4,5 milioni di famiglie dal mercato tutelato a quello libero, e puntare sulle rinnovabili invece che sul gas". Così Angelo Bonelli, Co-Portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra.
"La realtà dei fatti resta una sola: il governo di Giorgia Meloni ha favorito i grandi colossi energetici, che hanno accumulato extraprofitti per oltre 60 miliardi di euro, mentre le famiglie italiane hanno visto raddoppiare le bollette e molte sono costrette a non riscaldarsi per paura di non poterle pagare".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Benissimo il governo sulle bollette: previsti tre miliardi che andranno a sostegno di imprese e almeno 8 milioni di famiglie. Dalle parole ai fatti”. Così Armando Siri, Consigliere per le politiche economiche del Vicepremier Matteo Salvini e coordinatore dipartimenti Lega.
Roma, 27 feb (Adnkronos) - "Alcune veloci considerazioni a partire dalle cose che credo vadano meglio precisate. La prima: non siamo stati e non siamo di fronte a postura bellicista dell’Europa. Non è mai stata l’Ue a voler fare o a voler continuare la guerra e non è nemmeno vero che la mancanza di iniziative di pace siano dipese da una mancanza di volontà politica della ue. È stato Putin a rifiutare sempre ogni dialogo, quel dialogo che oggi riconosce a Trump perché lo legittima come suo alleato", Lo ha detto la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, alla Direzione del Pd.
"Occorre spingere con forza per un’autonomia strategica e politica dell’Europa, iniziando subito il percorso di cooperazione sulla difesa perché non saranno le buone intenzioni a rendere forte l’Unione Europea ma la capacità di imporsi e esercitare deterrenza, non escludendo nessuna opzione che sarà necessario adottare e che sarà stabilita in quadro di solidarietà europea".
"Per noi, democratici e europei, è il tempo di decidere - aggiunge Picierno- se essere solo un pezzetto di un Risiko in cui altri tirano i dadi o se essere un continente libero e forte. E va chiarito tanto ai nemici della democrazia quanto ai nostri alleati, senza perdere altro tempo e senza cincischiare noi: l’unica lotta che definisce il nostro tempo e il campo della politica, oggi, è quella dell’europeismo e in difesa delle democrazie liberali e delle libertà dei popoli".
"Siamo noi tutti in questo campo? Pensiamo ad un'alternativa alla destra che parta da questo campo? A me onestamente non è ancora chiaro. Sarei felice di essere smentita, ovviamente. Ma servono parole chiare che vanno pronunciate senza più giocare a nascondino. Crediamo tutti in un’Europa competitiva, con attori strategici del mercato più grandi e forti, un’Europa pronta ad affrontare le crisi internazionali sul piano politico e militare? Perchè questa è l’Europa che serve al mondo e agli europei. Non domani, oggi".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Giorgia Meloni, "nell’incontro di Parigi c’era in ritardo e di malavoglia. Intanto partecipa con trasporto e passione agli incontri della destra mondiale che considera l’Europa un incidente della storia. A Kyiv alle celebrazioni per il terzo anno della resistenza, non c’era proprio. A dir il vero ero sola proprio come italiana, ma con tanti colleghi progressisti e socialisti, c’era il mondo libero, i leader e parlamentari progressisti consapevoli della sfida che abbiamo di fronte e che il tempo di agire è ora". Lo ha detto la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, alla Direzione del Pd.